venerdì 24 gennaio 2014
IL PARADOSSO DELLO STATO CREDITORE
di Agostino Spataro
In questi giorni, è tutto un gran parlare, taluni perfino fingono diaccapigliarsi, del progetto di riforma elettorale, presentato in Parlamento,dopo l’accordo dei capi del PD e di FI ovvero della nuova (?) premiataditta“R&B”.
La riforma è necessaria, ma la proposta è indecente perché fortementelesiva dei diritti fondamentali della rappresentanza politica e di scelta daparte del cittadino-elettore del suo candidato al Parlamento.
Eppure abbiamo tutti veduto, e sentito, con quanta determinazione, perfino arroganza, l’hanno imposta ai loro parlamentari, compresi a quelli di Ncd di Alfano che parevano pronti al martirio pur di re-introdurre il voto di preferenza.
Imposizione errata, perfino illegittima poiché- non bisogna dimenticarlo- anche se nominato, il parlamentare ”rappresenta la Nazione”, come sta scritto nella vigente Costituzione e non i partiti, ancor meno i capipartito che, sempre per la stessa Carta, sono associazioni e figure private che non possono interferire nella funzione legislativa del parlamentare.
Mentre tutto ciò accadeva, le Fiamme gialle hanno scoperchiato, a Roma, un caso di colossale evasione fiscale in campo immobiliare. Uno dei pochi che,forse, serve a placare gli animi della stragrande maggioranza degli italiani che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo.
Come vedremo, l’evasione fiscale in Italia ha raggiunto limiti insopportabili e determina una condizione di privilegio scandaloso, un’ingiustizia che fa impallidire le stupide devianze di chi compra borse di lusso per signora o caramelle per le segretarie con i soldi dei gruppi consiliari regionali e/o affini.
Eppure, nessuno di quei leader, che vorrebbero in “dieci giorni sconvolgere il mondo” a loro favore, si è accorto di questa inquietante punta di un iceberg che sta logorando, distruggendo l’economia e dissestando gli equilibri sociali del Paese.
Nessuno di questi signori ha proposto (nemmeno accennato) una riforma seria, da approvare con procedura d’urgenza, del sistema fiscale e dei meccanismi di lotta agli evasori, di dare direttive agli uffici di non perdere tempo e risorse preziose nei controlli sui redditi dei lavoratori dipendenti, dei pensionati che pagano il dovuto.
Secondo stime attendibili (Istat, ecc), ogni anno, in Italia l’evasione fiscale si aggira intorno ai 275 miliardi di euro; una cifra enorme equivalente a 1/8 del prodotto interno lordo (Pil), della ricchezza nazionale.
Secondo il "Corriere della Sera" "l'evasione di imposte dirette è 115 miliardidi euro, l'economia sommersa sottrae 105 miliardi, la criminalità organizzata40 miliardi e 25 miliardi chi ha il secondo o terzo lavoro. La stima è statafatta da Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it,Associazione contribuenti italiani, elaborando dati ministeriali e dell’Istat."
In 10 anni si arriverebbe a sfiorare i 3 mila miliardi ossia un importo colossale.
Tutto denaro rubato e, in gran parte, esportato, illegalmente, all’estero.
Per far fronte al volume della spesa pubblica, lo Stato ha dovuto svendere quasi tutte le imprese a partecipazione statale ovvero il patrimonio degli italiani (oggi in vendita ci sono i gioielli di famiglia come le Poste, Enav, Finmeccanica, ecc, ecc), ha tagliato o ridotto servizi essenziali, imposto nuove tasse e balzelli. Nel frattempo, il debito totale è cresciuto, attestandosi intorno al 130% del PIL, per il quale si pagano all’incirca 76 miliardi di euro annui d’interessi. I margini di bilancio non consentono nemmeno di coprire gliinteressi. E quindi debito sopra debito.
Per avere un’idea di quello che accade e di quello che si dovrebbe fareper evitarlo, non è necessario essere grandi economisti, basterebbe farequattro conti per capire che recuperando anche una parte di tasse evase sipotrebbe pagare la rata annuale degli interessi maturati e utilizzare la parte restante per ridurre il cumulo totale e promuovere investimenti in favoredella ricerca, dell’economia, della cultura, per combattere sul serio la disoccupazione.
E’ giustissimo tagliare gli sprechi. Ma prima di tutto bisogna recuperare il maltolto per continuare a difendere, a potenziare lo stato sociale.
La “spesa pubblica” è, soprattutto, volta a finanziare il sistema sanitario nazionale, l’istruzione, i lavori pubblici, i trasporti, la giustizia, la difesa, ecc. Insomma, tutti servizi ai quali ogni cittadino ha diritto di accesso, in molti casi gratuitamente. Fra questi ultimi fruitori, molti sono gli evasori (piccoli e grandi) i quali, evadendo l’obbligo fiscale, risultano titolari di redditi minimi e quindi non pagare i ticket e accaparrarsi per i loro figli i posti letto nelle università, le case popolari e quant’altro. A danno delle famiglie dei lavoratori dipendenti che, talvolta, risultano titolari di un reddito superiore di quello dei loro datori di lavoro.
Il paradosso sta proprio qui: oltre al danno erariale subito, lo Stato continua a indebitarsi, a tagliare servizi, a imporre nuove tasse a carico di coloro che già le pagano per consentire ai (non) cittadini evasori di potere usufruire, anche a danno di chi le tasse le paga, dei servizi e delle agevolazioniche lo Stato eroga.
Insomma, come se un padre di famiglia rinunciasse ad esigere il creditoda dai suoi debitori e per dar da mangiare ai figli deve ricorrere agli strozzini.
Agostino Spataro
25 gennaio 2014
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