lunedì 24 novembre 2014

UNA GRADITA E INATTESA RECENSIONE




RADAR


 Libros. Esos temas que muchos no entendemos. Hace unos años leí un autor interesantísimo, se trata de Agostino Spataro, siciliano, ex diputado y periodista estudioso del fenómeno del extremismo islámico. El Sostiene que los integristas hacen un uso político del Islam y de esa forma lo degradan. Contesta en su obra “Fundamentalismo Islámico” muchísimas interrogantes que nos hacemos hoy cuando se radicaliza la situación en Irak, Siria donde las minorías religiosas son asediadas.


domenica 23 novembre 2014

DESDE MEXICO, CON AMOR, CON DOLOR Y CON ESPERANZA

Alcune (mie) foto dal viaggio in Messico: non sono granchè, ma spero rendano un'idea.

Manifestazione popolare contro la "privatizzazione" di alcuni comparti petroliferi


                                         Piramidi


                                                       Zocalo, cattedrale Città del Messico


                               Pancho Villa e Emiliano Zapata, eroi della Rivoluzione messicana 


                                              Il generale Emiliano Zapata



                                         Si presenta il mio libro presso la Benemerita Università di Puebla


                                                        Falce e pannocchia

                                              Fiorai

                                             Hotel Isabella, il mio lindo albergo coloniale

                                         Esposizione

                                              Accampamento manifestanti in Plaza de la Revolucion

                                          Per le vie di Città del Messico


                                         Fraternizzazione fra dimostranti e poliziotti


                                             Alvaro Siquerios, murales

                               Veduta (parziale) di Città del Messico dalla Torre latinoamericana


                                          Un lusinghevole "reconocimento"

                                            Il riposo di San Judas

                                          Festa dei morti

                                          Al Cafè Tacuba

                               Zocalo, corteo delle forze di sinistra. "Morena" si propone come alternativa al potere dominante

giovedì 20 novembre 2014

ORIENTE E OCCIDENTE: LA FRATTURA

                                                    Moschea di Mokka. A  metà del XVIII° secolo, dal porto di Mokka partirono per le più rinomate città d'Europa (Parigi, Vienna, Venezia, ecc) i primi carichi di caffè prodotto sugli altipiani dello Yemen.

C’era una volta il viaggio in Oriente

C’era una volta il viaggio nell’ Oriente islamico che faceva sognare, e partire, schiere d’artisti vagabondi, scrittori, eremiti, esteti, avventurieri e dame stravaganti.
Si andava per deserti sconfinati, sotto cieli di vivide stelle, alla scoperta di luoghi e di città favolose per abbeverarsi alle fonti della sapienza antica, alla ricerca di emozioni forti e nuovi stili di vita o di “qualcosa” d’indefinito, di magico, ch’ era vano cercare in Occidente.
Bagdad, Damasco, Beirut, Gerusalemme, il Cairo, Tripoli, Alessandria, Istanbul, Aden, Algeri, Sana’a, Fez erano le gemme più preziose di questo mirabolante Oriente.
Oggi, queste favolose metropoli ci vengono propinate come “nemiche”, ricetto di terrorismi e truci dittature e d’intrighi menzogneri, evocatrici di odio e di vendette e stragi sanguinose, di miserie e lussi scandalosi; immagini ripugnanti che si vorrebbero cancellare con una lunga serie di guerre “preventive” e/o “umanitarie”.
Le guerre e i fondamentalismi di tutte le risme stanno deteriorando i rapporti fra Occidente e mondo arabo e deformando l’idea che nell’immaginario collettivo si aveva degli arabi e dei loro paesi.
E viceversa. Se in Occidente cresce una forma ottusa di arabofobia che mira a rimuovere l’Arabia dai nostri orizzonti, fra gli arabi si sta diffondendo un antioccidentalismo cieco, astioso, ideologico.
Tutto ciò, mentre sullo sfondo si sente aleggiare la minaccia più grave: la cosiddetta “guerra fra civiltà”, propugnata (e forse anche programmata) dagli sciovinisti d’entrambi le parti. (a.s.)



                                         Foto (mie) del viaggio nello Yemen (1988)


                                                                          Sana a, palazzo dell'Imam



                                                        Sana a, bassorilievo in rame

                                                     Sana a, centro storico


                                           Al souk di Sana a


                                        Io, con la jambia

                                                                        Mareb. Colonne del tempio di Bilqis, la regina di Saba


sabato 15 novembre 2014

GERUSALEMME: FRA SANTITA' E CONFLITTO






di Agostino Spataro

Nuovi muri di cemento e di odio
“Non serve altro odio e altro sangue, già ne scorre abbastanza in Israele, in Palestina, sopra i colli della vecchia e della nuova Gerusalemme.
Città tre volte “santa” per le principali religioni monoteiste che le diedero il nome, bene augurante, di "Città della pace", da cin­quemila anni causa e sede di conflitti infiniti, di eccidi compiuti, sotto differenti stendardi, in nome e per conto dello stesso Dio che, forse, l’avrà “promessa” a più di uno.
A ben pensarci, non si capisce in che cosa consista la “santità” di que­sta città. Per Gustave Flaubert, che nel 1848 vi si recò da pellegrino, “Gerusalemme è un carnaio circondato di mura. Tutto v’imputridisce...” (in “Viaggio in Oriente” Ed. Mancoso, Roma, 1993)
Ancora oggi, il grande problema è quello della pacifica e paritaria con­vivenza tra le diverse comunità residenti.
Nel 1947, le Nazioni Unite decisero di dare alla città uno status speciale, di “corpus separatum” amministrato da un consiglio di tutela dell’Onu”. Purtroppo, così non è stato, non è.
Continuano le separazioni, le discriminazioni, i conflitti.
Si alzano nuovi muri di cemento e di odio; nascono nuovi quartieri ebrei nella zona attribuita agli arabi. Si allontana la soluzione politica.
Eppure, sulla questione di Gerusalemme e su quella israelo/palestinese la diplomazia internazionale ha profuso, inutilmente, il più lungo, defatigante sforzo negoziale della storia contem-poranea.
Viene da chiedersi: come mai i “gentili” riuscivano a far convivere de­cine di Dei, mentre a Gerusalemme non si riesce a far coesistere tre confessioni religiose ispirate dallo stesso Dio?

Quella volta Federico a Gerusalemme
Correva l’anno 1228, quando Federico II, re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero, giunse, a capo della VI Crociata, in Terra Santa e senza colpo ferire “conquistò” Gerusalemme e se ne proclamò re.
Non era successo prima, non succederà dopo. Fu questa l’unica Cro­ciata risoltasi, in modo incruento e a favore dei cristiani, mediante un accordo di pace raggiunto tra Federico e il sultano Kamil.
Un fatto veramente eccezionale nella storia penta millenaria della Città “tre volte santa”, reso possibile dalla cultura e dalla mentalità “mediterranea” dei due sovrani, che assicurò alla Palestina un lungo periodo di pacifica convivenza.
Dopo quella esperienza, Gerusalemme non ebbe più pace: passò da un’invasione a un’altra, da una guerra all’altra.
L’ultima, quella “dei sei giorni” del 1967, quando fu occupata dalle armate israeliane. Poco tempo dopo, sarà proclamata, unilateralmente, “capitale eterna e indivisibile dello Stato d’Israele” in violazione delle vigenti risoluzioni dell’Onu che assegnano alla Città uno “statuto spe­ciale internazionale”.
La comunità internazionale (in primis il Vaticano) non ha riconosciuto come legittima tale decisione, tanto che nessun governo ha trasferito la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme “capitale”.
Strano, però. Israele è l’unico Stato nato per decisione dell’Onu ed è uno dei primi Stati al mondo che non rispetta le risoluzioni dell’Onu ossia della “madre” che lo ha generato.
Oggi, a Gerusalemme non c’è la guerra, ma neanche la pace. Si stanno accumulando tante, gravi tensioni che alla prima scintilla potrebbero esplodere.”

 Una regione a statuto speciale a… Gerusalemme. Una soluzione o una minaccia?
Mentre fra i dignitari delle tre religioni del Libro continua l’eterna contesa sulla Città santa, in alcuni ambienti della “scienza” araldica è in corso una controversia, sotterranea e surreale, al limite ridicola, sulla legittima attribuzione del titolo di re di Gerusalemme, derivato dalla auto-proclamazione di Federico II di Svevia del 1228. In sintesi, la contesa si svolge fra chi sostiene il diritto dei discendenti degli Hohenstaufen (Svevi) e chi quello degli eredi di Casa Savoia.
La più parte propende per i Savoia i quali, oltre al regno d’Italia, avrebbero, così, il diritto di rivendicare quello di Gerusalemme che era associato al primo.
Se, per assurdo, dovesse prevalere l’altra corrente, l’ambito  titolo spetterebbe agli eredi di casa Sveva, in quanto as­sociato a quello di re di Sicilia. Senza fare confusione con il successivo regno “delle due Sicilie”, denominazione coniata dai Borboni per gabbare i baroni siciliani e mantenere la reggia a Napoli.
Se il titolo di re di Gerusalemme fosse attribuito agli svevi, noi siciliani, come popolo costituente del regno e dell’impero, potremmo sentirci autorizzati a esportare le nostre competenze in fatto di governo di territori contesi. Legittimamente, direi!
Muovendo dalla decisione dell’Onu (che impone uno Status speciale per la Città santa), potremmo andare a impiantare in quel territorio conteso una bella “regione a statuto speciale gerosolimitana” e così porre fine alla diatriba. Stiamo scherzando, ovviamente!
Tuttavia, l’idea potrebbe essere brandita come deterrente, come minaccia per indurre ebrei, mussulmani e cristiani ad accordarsi e a convivere in pace a Gerusalemme.

(Questi tre "pensieri" sono inseriti nel mio libro:  http://www.amazon.com/GIARDINI-NOBILE-BRIGATA-Italian-Edition-ebook/dp/B00JLD0AAW#reader_B00JLD0AAW)




domenica 9 novembre 2014

Anche in Sicilia si può... MONTEDORO, UNA PREZIOSA RARITA' AMMINISTRATIVA



di Agostino Spataro

 1… In questa fase altamente critica per la vita degli enti locali e della stessa regione, c’è in Sicilia un piccolo borgo dove una luce di speranza illumina una realtà in controtendenza, un esempio di dinamismo virtuoso in contrasto con la crisi paralizzante delle autonomie isolane molte delle quali, fra tagli, evasioni tributarie e malgoverno, rischiano la deriva, la bancarotta. Stiamo parlando di Montedoro, 1.700 abitanti nel nisseno, appollaiato fra le antiche solfatare del Vallone e le verdi vigne di Canicattì, ossia di una preziosa rarità amministrativa che può vantare, e fruire, una rete di servizi e opere sociali che rendono vivibile una condizione umana altrimenti triste e decadente. Con ciò non si vuol dire che Montedoro sia il migliore dei mondi possibili poiché anche qui sono presenti acuti problemi sociali: emigrazione, disoccupazione, precarietà, ecc. Solo segnalare che si sta lavorando per costruire un futuro che scongiuri quella sorta di “morte civile” che incombe su tanti piccoli comuni dell’interno dove, per tre quarti dell’anno, s’odono soltanto rintocchi di campane a morto e latrati di cani.  

2… Visitando Montedoro si coglie un senso di sano fervore, quasi interamente declinato sul versante della socialità. Par di vivere il sogno, in scala ridotta, del “socialismo pragmatico” emiliano. Ma non siamo in Emilia e nemmeno a Marinaleda, la cittadina dell’Andalusia, diretta dal 1979 da un “alcalde” comunista, Manuel Sanchez Gordillo, dove “i servizi alla cittadinanza hanno un costo simbolico… E la cura degli spazi comuni compete a tutti i cittadini…La Polizia Locale non esiste e, manco a dirlo, non esiste la criminalità. Come la disoccupazione.” (“La Repubblica”, 27/12/2013) Siamo in un borgo dell’aspro entroterra siciliano senza grandi pretese ma con tanti risultati all’attivo che, per certi versi, costituisce un esempio perfino imbarazzante poiché pone un interrogativo ineludibile: perché qui si sono potuti realizzare tanti servizi e opere sociali e altrove no? Miracolo? No, solo programmazione, buongoverno! Opera certosina e di lunga lena di diverse compagini di sinistra guidate, per un trentennio, da Federico Messana (Pd) uomo di solida cultura e di esemplare efficienza amministrativa. E d’inattaccabile onestà. Virtù rare, anzi rarissime, di questi tempi, specie se riunite nella stessa persona. Quest’uomo, minuto e schivo, dal piglio vagamente volterriano, è il protagonista della “favola” che andiamo a raccontare; favola di un potere forte, perché democratico e trasparente, che ha prodotto risultati davvero brillanti, apprezzati dai suoi concittadini che l’hanno confermato sindaco per la settima volta. Altro che rottamazione!  

3… La prima tappa è al museo della Zolfara, insediato dentro e intorno alla vecchia miniera sociale “Nadurello” (una storia di sofferenze e di lotte che portarono all’autogestione operaia), dove si possono vedere immagini e ricostruzioni della drammatica condizione operaia, specie dei “carusi” (bambini annichiliti dal sopruso e deformati dalla fatica), cogliere l’importanza strategica dello zolfo che rendeva una fortuna ai padroni, ai gabellieri, sovente mafiosi, e miserie e malattie ai minatori. Sul piazzale, come a guardia del museo, un corteo pietrificato di eroi della miniera. Lo apre Leonardo Sciascia e lo chiude Luigi Pirandello, gli autori siciliani più legati alla realtà della zolfara. In tutto l’ordito dell’organizzazione museale si coglie, talvolta in filigrana, l’intreccio fra zolfara e letteratura abilmente volto anche all’attrazione turistica. Ispirato da una novella del Nobel agrigentino, è nato “l’itinerario di Ciaula”, il carusu uscito dalla bocca dell’inferno che, finalmente, “scopre la luna”, il mondo circostante, la speranza di una vita nuova. Al moderno Ciaula, che non guarda più il cielo perché accecato dai bagliori del delirio urbano, la Stargeo (associazione locale di gestione dei servizi) offre la possibilità di salire sulla sommità del monte Ottavio (30 ettari di pineta, trasformata in parco urbano attrezzato), a visitare l’Osservatorio astronomico, per scoprire la luna e indagare i misteri delle connessioni astrali, per “viaggiare” nello spazio infinito… con Leopardi cui è dedicata la struttura. Accanto c’è il Planetario, una formidabile opera scientifico-divulgativa, con una cupola dal diametro di 7 metri e di 50 posti a sedere per l’osservazione guidata, molto apprezzata dalle scolaresche.  

4… Scendendo verso l’abitato s’incontrano alcuni capannoni dai quali salgano cori di pecore belanti appena rientrate dal pascolo negli ovili sociali realizzati dal Comune e assegnati ai pastori. Un’iniziativa lodevole che ha salvaguardato una piccola economia e una tradizione, la civiltà pastorale, che da millenni fornisce all’uomo alimenti insostituibili. Seguendo la “mappa dei tesori”, distribuiti per l’intero l’abitato, s’incontrano diversi servizi e strutture per il tempo libero e per la crescita culturale. A Montedoro operano ben quattro centri d’incontro differenziati secondo l’età (dai bambini ai giovani, agli anziani, ecc), un palazzetto che ospita una ricca biblioteca (25mila volumi) con annessi spazi ricreativi e didattici, perché l’obiettivo- mi dice Federico - è quello di coniugare studio, svago e creatività. Il minuscolo borgo si è permesso il “lusso” di dotarsi di un moderno Teatro comunale, una smagliante architettura in vetro blu di 250 posti che, in certi periodi, diventa cinema. Non è il solito monumento alla vanagloria del sindaco o del suo protettore politico, ma una struttura viva, operativa con una programmazione stagionale che può contare su 180 abbonamenti e su un certo numero di spettatori provenienti anche dai comuni vicini. Durante l’estate il teatro si sposta all’Arena, nel cuore della grande villa comunale, dove i posti diventano 1.000.  

5… Forse, un giorno, a Montedoro arriverà anche il… mare. Nell’attesa, vi sono due piscine comunali: una semiolimpionica che funge da vero e proprio lido e un’altra, più piccola, all’interno del complesso culturale - ricreativo “Le cupolette rosse”, dove si trovano un ristorante-pizzeria, sale per convegni, per feste, abbellite da murales e sculture di nobilissima fattura. Com’è noto, il grande problema (in genere irrisolto) delle opere sociali pubbliche non è solo quello di realizzarle, ma di farle funzionare. In Sicilia, la domenica, non aprono nemmeno i musei più rinomati! A Montedoro la gestione è stata affidata a società private del luogo che pagano un canone al Comune e si accollano le spese di manutenzione degli impianti. Un ottimo risultato per un piccolo ente locale che, senza spesa, riesce a offrire una serie di servizi alla popolazione, ai turisti e ci guadagna pure. Camminando fra case di gesso e cortili fioriti, andiamo a visitare le cinque “case-museo”, architetture semplici, tipiche della “civiltà contadina”, adattate secondo un’originale concezione etnografica: abitazioni antiche che diventano museo di quel che sono state. C’è la casa del bracciante senza terra che mostra la povertà delle sue attrezzature e i segni di una triste condizione umana. Al contrario, quella del “burgisi”, (proprietario agiato, spesso “gabelloto” del feudatario) dove, più che arnesi da lavoro, sono esposte le “comodità” sue e della famiglia. A complemento, ecco la “casa- museo” degli antichi mestieri - quasi tutti spariti - dove il visitatore può “vedere” la bottega di un fabbro, di un barbiere, di un sarto, ecc; el e novene del “Natale”, con i presepi e gli altarini votivi, illustrate dalla penna di una raffinata scrittrice anglo-francese, Luise Hamilton, che visse a lungo a Montedoro.

6… Un patrimonio ricco, variegato che richiama una quantità crescente di visitatori, anche scolaresche che qui giungono per una gita istruttiva e ricreante. Flussi interessanti che hanno indotto il Comune a creare “l’albergo diffuso” ossia una rete di residenze, di mini appartamenti distribuiti nel centro storico, per un totale di 160 posti-letto, dotati di tutti i comfort (bagno, tv, aria condizionata, ecc) offerti, a prezzi accessibili, dalla società privata “Il borgo” che ne ha la gestione. Infine, due parole per segnalare un’altra “meraviglia”: il parco delle sculture a cielo aperto, disseminate nelle ville e negli angoli più suggestivi del paese. Si tratta di decine di opere di scultura, realizzate in pietra di Sabucina, donate al Comune dagli artisti, provenienti da ogni angolo del Pianeta, partecipanti alle diverse edizioni di “Montedoro Arte”. Vi sarebbero altre cose meritevoli di una menzione (le case comunali assegnate alle famiglie meno abbienti, le case popolari realizzate con una procedura “personalizzata”, la “Casa dell’acqua” l’impianto pubblico di acqua depurata, ecc.), ma spero di aver reso un’idea di questo grazioso paesino dove si può trascorrere un week-end sereno, alternativo. Agli scettici, anche fra gli amministratori, non resta che andare a Montedoro a verificare e, perché no, anche a imparare.
(Agostino Spataro, 9 novembre 2014)  


Serie di (mie) foto:
n.1, Museo della zolfara; n.2, Federico Messana; n.3, Centro sociale e culturale; n.4, Planetario sul monte Ottavio; n.5, Ovili sociali; n.6, Casa dell'acqua; n.7, Le "cupolette rosse"; n.8, Arena alla Villa comunale; n.9, Casa-museo delle lotte contadine; n.10, Teatro comunale; n.11,Osservatorio astronomico; n.12, Arte in piazza.

venerdì 7 novembre 2014

25° del crollo muro di Berlino: MURI PER IMPEDIRE L'ENTRATA O L'USCITA?

Dopodomani, 9 novembre 2014, ricorrerà il 25° anniversario della caduta del muro di Berlino. Sui “muri” avevo inserito il sottostante “pensiero” nel mio libro “I giardini della nobile brigata - Pensieri corti”. Una piccola riflessione contenente un giudizio duro contro la Rdt, anche a dimostrazione del fatto che non ho bisogno della “velina” di qualcuno per scrivere su una pagina così dolorosa e contraddittoria. Ma eccolo. “Giustamente, si continua a inneggiare alla caduta del muro di Berlino, praticamente abbattuto con il beneplacito del capo della potenza (Urss) che l’aveva ordinato, ma non si parla di altri muri (alcuni eretti dopo il 1989) che, in varie parti del mondo, separano Stati, città, popoli, famiglie. Qualche esempio. A Cipro un muro divide in due la capitale Nicosia; a Melilla (enclave spagnola in Marocco) e negli Usa (al confine con il Messico) sono stati alzati muri e reticolati per impedire l’ingresso dei migranti; un lungo bastione di sabbia è stato creato dai marocchini nell’ex Sahara occidentale. Infine, quello più recente ed emblematico, la muraglia costruita dagli israeliani lungo la linea di separazione con i Territori palestinesi. “Abbattere i muri e costruire ponti di pace”, qualcuno aveva raccomandato al…vento. Infatti, Israele continua a costruire muri e campi di filo spinato come se la prospettiva non fosse la pace, ma la guerra infinita. A ragione, i palestinesi rivendicano l’abbattimento dell’odiosa barriera di cemento armato che li separa dal territorio israeliano, talvolta entrando perfino nelle loro case. “I muri sono tutti odiosi. Non si capisce perché il muro di Berlino è caduto mentre quello israeliano è ancora in piedi?” mi chiese, un giorno, un giovane compagno, amico come me del popolo martire di Palestina. Io, che a metà degli anni ' 80 ebbi la triste ventura di vedere il “muro” dal balcone di una casa di Berlino - Est, gli risposi con una battuta leggermente perfida che, però, riflette un’amara verità: “Hai ragione. I muri sono tutti odiosi, ma non hanno la stessa funzione. Ci sono muri costruiti per impedire l’accesso e muri per impedire l’uscita o la fuga… Quello di Berlino era una schifezza più grande perché apparteneva alla seconda categoria.” A parte la battuta, non è con i muri che si persegue la pacifica convivenza. Perciò, vanno abbattuti. Tutti. Senza eccezione alcuna.” (Agostino Spataro in “Pensieri corti”: http://www.lafeltrinelli.it/libri/spataro-agostino/257930)

sabato 1 novembre 2014

"MISSILI E MAFIA"

Il libro, autori Paolo Gentiloni, Alberto Spampinato e Agostino Spataro, si avvale di una prefazione, pregevole e schietta, di Achille Occhetto ed è in vendita in varie librerie fra le quali: http://www.libreriauniversitaria.it/missili-mafia-sicilia-dopo-comiso/libro/9788835928485