martedì 31 marzo 2015

SAN LEO, LA TOMBA "SANTA" DI CAGLIOSTRO






In questa orrida "Rocca" fu rinchiuso Giuseppe Balsamo alias conte Alessando Cagliostro, palermitano, uno dei più geniali e famosi avventurieri europei del XVIII° secolo. 
Mago, fantasista, massone, taumaturgo riuscì a farsi assolvere da vari tribunali, ad evadere da diverse prigioni europee, ma non a sottrarsi dalle grinfie della "Santa Inquisizione" che lo condannò a morte per un reato che potrebbe definirsi di "concorrenza sleale". La condanna fu tramutata dal Papa in carcere a vita. Ristretto nella cupa torre di San Leo, la sua detenzione fu breve e terribile: presto impazzi e infine morì all'età di 48 anni...colpevole soltanto di avere espresso, a suo modo, il diritto alla  libera opinione.   (a.s.) 




Enciclopedia TRECCANI
Cagliòstro, Alessandro, conte. –

Nome sotto il quale è generalmente noto l'avventuriero Giuseppe Balsamo (Palermo 1743 - San Leo 1795). Fondò una setta massonica di rito egiziano di cui si proclamò capo e che diffuse in Europa, conquistando fama di taumaturgo e chiaroveggente. Arrestato da parte del S. Uffizio, fu condannato a morte (1791), pena poi commutata in carcere perpetuo.
Vita e attività- Novizio presso il convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone (1756), ne fuggì ben presto; dopo un periodo per il quale mancano notizie certe, sposò, a Roma (1768), Lorenza Feliciani, con la quale cominciò a girare l'Europa sotto vari nomi (dal 1776 con quello definitivo di A. C.).
Entrato, a Londra (1776), in contatto con alcuni ambienti massonici dediti a pratiche occultistiche, ne concepì l'idea di fondare una nuova setta massonica di "rito egiziano", della quale si proclamò capo (Gran Cofto).
Come tale si mise con la moglie di nuovo in giro per l'Europa (1777-1780), ovunque fondando logge della sua setta e creandosi, in virtù del non comune fascino personale e di una notevole forza di suggestione, una vasta fama di taumaturgo e chiaroveggente. Non gli mancarono la stima e l'amicizia di ambienti colti e altolocati, quale, ad esempio, quello che gravitava attorno al cardinale di Rohan, a Parigi.
Coinvolto qui, ingiustamente, nell'affare della collana della regina, fu arrestato e rinchiuso nella Bastiglia, ma ben presto assolto e liberato tra il plauso della folla. Dovette però abbandonare la Francia, rifugiandosi dapprima a Londra e infine, dopo altre peregrinazioni, a Roma (1789), dove fondò una loggia della sua setta.
Arrestato da parte del S. Uffizio, fu sottoposto a processo, conclusosi (17 apr. 1791) con la condanna a morte, commutata poi dal papa in carcere perpetuo. Rinchiuso nel forte di San Leo, vi trascorse alcuni anni di durissima prigionia che lo condussero dapprima alla follia e poi alla morte.

mercoledì 25 marzo 2015

EUROPA: PREDA O TERZO POLO DELLO SVILUPPO MONDIALE?



Propongo di seguito alcuni pensieri “corti” tratti dal mio “I Giardini della nobile brigata”che ho dedicato “ai grandi visionari del passato e del presente, perché da loro verrà il futuro del mondo”. 
Un piccolo contributo non per fare allarmismo, ma solo per offrire uno spunto di riflessione sul futuro dell’Europa che appare incerto e comunque molto problematico. Ho inserito un pensiero di Maimonide e uno di Naom Chomsky che mi sembrano pertinenti e aiutano ad ampliare l’orizzonte. (a.s.)













Da “Il giardino d’Occidente”

Torniamo in una notte oscura…
“A volte ci balena la verità, sicché pensiamo che sia giorno, e poi le cose materiali e abituali la nascondono, sicché noi torniamo in una notte oscura…Siamo dunque come chi viene illuminato a sprazzi dal lampo, mentre si trova in una notte tenebrosissima ….”
(Maimonide in “La guida dei perplessi”)

Dove va l’Occidente?
Per gli Antichi, l’Occidente era l’occaso, il luogo dove il sole tra­monta. Oggi non si sa cosa sia. A pensarci bene, l’Occidente po­trebbe essere la metafora della morte di una civiltà dorata.
La “civiltà” sembra ruotare in senso est-ovest: nasce a oriente e muore a occidente. Segue il corso, immaginifico, del sole.
Finché il sole vivrà. Oggi, sono gli Usa l’Occidente per antonomasia. Dopo la seconda guerra mondiale, la fiaccola della civiltà è passata dall’Europa agli Stati Uniti d’America.
Quale sarà il prossimo Occidente? La Cina, l’India? L’estremo Oriente diventerà Occidente?
Sulla Terra avremo un nuovo caos? Fra non molto, lo sapremo. Il tempo che la “civiltà” attraversi l’oceano Pacifico.

Europa plutocratica
"Le democrazie europee sono al collasso totale indipendentemente dal colore politico dei governi che si succedono al potere perché sono de­cise sottolinea Chomsky da banchieri e dirigenti non eletti che stanno seduti a Bruxelles.
Questa rotta porta alla distruzione delle democrazie e le conseguenze sono le dittature…Mario Draghi ha detto che il contratto sociale è morto. Ciò che conta oggi è la quantità di ricchezza riversata nelle ta­sche dei banchieri per arricchirli. Quello che capita alla gente nor­male ha valore zero. Questo è accaduto anche negli Stati Uniti ma non in modo così spettacolare come in Europa. Il 70% della popolazione non ha nessun modo di incidere sulle politiche adottate dalle ammini­strazioni". E da chi è composto questo 70% ? Da quelli che occupano posizioni inferiori sulla scala del reddito. Quell'1% che sta nella parte superiore ottiene a livello politico ciò che desidera. Questa è la pluto­crazia".  
(Naom Chomsky in “Cado in piedi”, 2014)

Cultura euro-centrica
Siamo troppo imbevuti, ebbri della nostra cultura euro-centrica che ignoriamo quelle degli altri che ci stanno invadendo.

Vecchia Europa un corno!
È vero. Da un certo tempo, l’Europa appare fiacca, stanca, incerta, spaventata. Mostra, evidenti, i segni del declino economico, morale e soprattutto demografico. Rischia di perdere il suo ruolo primario (non sempre positivo) nel mondo.
Ironia della storia, l’Europa, fautrice del colonialismo “civilizzatore”, potrebbe divenire preda dell’espan-sionismo strisciante di varia prove­nienza.
Qualche avvisaglia si ebbe in passato quando i grandi imperi del Sud (specie islamici) si espansero verso il cuore dell’Europa e per poco non la conquistarono.
Oggi, tale pericolo non è all’ordine del giorno. Tuttavia, diversi indi­catori segnalano una preoccupante, progressiva decadenza, accompagnata da una campagna mirata a indebolire l’immagine dell’Europa anche sul piano psicologico.
Mi riferisco all’uso eccessivo della vulgata del “vecchio Continente”, della “vecchia Europa” che deprime lo spirito pubblico europeo.
A forza di sentire ripetere questo “aggettivo” qualcuno si sarà convinto che vecchia lo è davvero e, siccome dopo la vecchiaia viene la morte, l’Europa è una regione morente.
Una vulgata da sfatare, dunque, in quanto l’Europa non è un vero continente ma una sorta di appendice dell’Asia e, in ogni caso, non è più vecchio di altri. Da quel che è dato sapere, la formazione geologica dei “continenti” è, pressappoco, coeva.
Se, poi, si vuol fare derivare la “vecchiezza” dalla durata della sua civiltà, c’è da osservare che quella asiatica (dal medio all’estremo Oriente) è molto più vetusta di quella europea e sta perfino risorgendo.
Quindi, vecchia Europa un corno!

I norvegesi nella UE
Mi domando: quale convenienza hanno i norvegesi a stare nell’Unione europea?
Solitamente ci si associa per trarne una qualche utilità. Nel caso dei norvegesi non ne vedo molta.
Allora perché ci stanno? Forse, per non sentirsi soli in questa Europa ricca ma insocievole. (Oslo, 2009)

Eurorussia: unire Europa e Russia
Per alcuni l’Europa non è un continente, ma solo una propaggine dell’Asia verso l’Atlantico e il Mediterraneo. Fisicamente, così è. Tut­tavia, da tremila anni, l’Europa è fonte e sede di una delle più grandi civiltà umane. Purtroppo, oggi, è in declino e molti, amici e concor­renti, cercano d’invaderla silenziosamente, di anticiparne la caduta, per spolparsi le sue enormi ricchezze materiali e immateriali.
Più che una speranza ben riposta, il futuro dell’Europa è un problema mal posto, poiché resta incerto e succube di forze e interessi ostili e contrapposti. L’Europa ha smarrito il senso della sua dignità storica, della sua autonomia culturale e politica.
La soluzione? La risposta non è facile. Abbozzò un’ipotesi, così di getto, che forse un po’ risente della contingenza.
La crisi è tale che l’U.E. potrebbe, perfino, disgregarsi. Per evitare tale pericolo, bisogna cambiare registro politico e strategico e puntare a una Europa dei popoli e non più delle consorterie multinazionali.

Sulla base di tale correzione, dovrà proseguire l’allargamento fin dove è possibile nell’ambito dei popoli di cultura europea, abbandonando la politica di provocazione e delle tensioni svolta per conto terzi in ambito Nato.
In tale prospettiva, diventa auspicabile, possibile il progetto di unire l’Europa con la Russia o, se preferite, di associare la Russia all’Unione europea. Sì, avete letto bene, la sterminata Russia che ci viene presentata come l’eterno nemico. Mi rendo conto che, oggi, un’idea simile potrà apparire paradossale, fuori da ogni ragionevole previsione, tuttavia un senso lo ha, una logica pure, specie se immaginata nel medio/ lungo termine e alla luce delle nuove ri-aggregazioni (spartizioni?) mondiali che stanno avvenendo su basi conti-nentali e non più ideologi­che o di reddito: Nord- Sud, Est- Ovest, ecc.
Nel nuovo scenario (in formazione) l’U.E., barcollante e squilibrata al suo interno, rischia di apparire un “continente” in bilico, alla deriva.

L’Europa, da sola, difficilmente potrà uscire da tale precaria condizione; dovrà aggregarsi per creare un nuovo polo dello sviluppo mondiale.
Con chi? Gli Usa sono lontani e i loro interessi non sempre comba­ciano con quelli europei; l’ipotesi euro-mediterranea è stata fatta fallire per volere degli Usa e per subalternità francese.
Non resta che la Russia ossia un Paese - continente, di prevalente cultura europea, che dispone di territori sterminati e di enormi riserve energetiche e metallifere, di boschi, di acque, di terre vergini, di mari pescosi, ecc.
Evito ogni riferimento agli apparati e potenziali militari e nucleari che spero possano essere liquidati in tutto il mondo. Ma che ci sono!
Risorse importanti, strategiche che, unite al grande patrimonio europeo (tecnologie, saperi, scienze, professioni, tradizioni democratiche, ecc), potrebbero costituire il punto di partenza per dare vita a “EuroRussia”, a una nuova “regione” geo-economica mondiale, dall’Atlantico al Pacifico, al Mediterraneo.

Ovviamente, questo è solo uno spunto, una “bella utopia”. I giochi di guerra, gli intrighi per il nuovo ordine mondiale sono in corso da tempo. E sono ancora aperti. 
Il problema è come vi si partecipa, se da protagonisti o da comprimari.
All’orizzonte si profila una nuova bipartizione del mondo, con Cina e Usa come capifila. Taluno prevede un’improbabile tripartizione, inserendo la Russia nel terzetto. Nessuno pronostica un ruolo primario dell’U.E., condannata a restare sottoposta agli Usa.
Non sappiamo quali saranno la collocazione, il ruolo della Russia e dell’Europa fra 30/50 anni. Una cosa sembra sicura: divise, potranno solo sperare che uno dei due capifila le inviti ad accodarsi. (marzo 2014)

giovedì 19 marzo 2015

OIL, the real reasons for the "endless war" in the Middle East











What I propose is not a wise man, not even an article, but a "table" containing information relating to production and oil reserves of the main countries that, in the last twenty years, have been involved as victims or promoters, in this sort of "endless war" that is
destroying the Middle East and causing dangerous tensions in Europe and the Mediterranean.
A single, simple but eloquent table I explain well the connection between oil and war and, in other ways, including oil and dictatorship.
In my opinion, the table says that most of the heads of state and Western media does not want to admit when you compile and disseminate the infamous "black lists" in which, not coincidentally, were included countries (not approved for corporate interests) holders of the largest oil reserves (including Libya, Iran, Iraq, Syria, Russia, etc.) to bend them and subject them to attacks of all kinds, including military, as happened in this turbulent beginning of the century.
Note that to attack were not all member states of NATO but only some, especially those which belong to the major multinational oil companies such as: USA, France, Britain, Spain and, unfortunately, also Italy.
Last but not least, the "list" was added to Venezuela (the first of our Table for oil reserves), which President Obama has branded, by decree, as a threat to US national security.
Obviously, no one believes this joke. If anything, we would have to see who threatens those who, in the specific case.
In fact, the bubble strengthens the suspicion of a new, dangerous interference aimed to take control of the largest oil reserves in the world that- as highlighted in the table- corresponds to a projected 300 years of production at current levels.
Followed by Libya with 139 years, 135 years with Iran, etc. etc.

Do you realize? The small and mistreated Venezuelan people of the "revolution" Bolivarian has before him another three centuries of production against the 10 years of the US!
In times of exhaustion of own, Venezuela, as well as other countries in the "list" black, perhaps because of the color of the oil that is abundant, it is a mouthful too greedy to let his only legal owner and that is to the Venezuelan people, for its economic and social development.
The initiative of President Obama is clearly unfounded and therefore even more worrying.
You want to open a front of destabilization, war in Latin America that until now has been preserved military adventurism?

Hopefully the reaction, strong and unified, Unasur countries dissuade , face sobered Use the rulers, as it seems they are doing compared to the disastrous war provoked against Syria with whose president (Assad Bashara) -a called Kerry- you want to negotiate. If the negotiations they had undertaken in due course would have been avoided terrible four years of war and destruction that have caused some 200,000 deaths and several (ten?) Million refugees. Anyway, better late than never!
And here I stop leaving the table for any deduction or rebuttal. 

Augustine Spataro, director: www.infomedi.it
March 2015. (Translation: Google)

   OIL-2013: MAIN COUNTRIES FOR RESERVES AND YEARS OF PRODUCTION

  Country
Production ( x1000 b/d)
Reserves (millions of barrels)
    Reserves (yaers) 
WORLD
         87.342
   1.658.106
         52
Venezuela
           2.722
       297.740
       300
Lybia
              953
        48.470
       139
Iran
          3.194
      157.300
       135
Iraq
          3.031
      140.300
       122
Syria
               56
        n.d.
       122
Canada
          3.962
      173.200
       120
Kuwait
          3.109
      104.000
         92
E.A.U.
          3.570
        97.800
         75
Mexico
          2.920
        10.264
         10
Saudi Arabia
         11.570
      268.350
         64
Nigeria
           2.459
        37.140
         41
Russia
         10.877
        80.000
         20
China
           4.177
        24.376
         16
Usa
         10.297
        36.665
         10
Area MENA
         31.477
      869.623
         76
                    (Source: our processing of dates “ World Oil and Gas Rewiew- ENI- 2014”)

   Note: the "production" is shown in thousands of barrels / day; the "reserves" in millions of barrels.                    
   Book: Amazon Kindle edition

martedì 17 marzo 2015

LA TABELLA ossia le vere ragioni della “guerra infinita” in Medio Oriente



di Agostino Spataro *

Quel che propongo non è un saggio, nemmeno un articolo, ma una “tabella” contenente i dati relativi alla produzione e alle riserve petrolifere dei principali Paesi che, nell’ultimo ventennio, sono stati coinvolti, come vittime o promotori, in questa sorta di “guerra infinita” che sta sconquassando il Medio Oriente e provocando pericolose tensioni in Europa e nel Mediterraneo.
Una sola, semplice ma eloquente, tabella che credo spieghi bene la connessione esistente fra petrolio e guerra e, per altri versi, fra petrolio e dittatura.
A mio parere, la tabella dice quello che la gran parte dei capi di Stato e dei mass-media occidentali non vogliono ammettere quando compilano e diffondono le famigerate "liste nere" nelle quali, non casualmente, sono stati inseriti i Paesi (non omologati agli interessi delle multinazionali) detentori delle più grandi riserve petrolifere (fra cui Libia, Iran, Iraq, Siria, Russia, ecc.) per piegarli e sottoporili ad attacchi di ogni tipo, anche militari, come è avvenuto in questo turbolento inizio del secolo.
Da notare che ad attaccare non sono stati tutti gli Stati membri della Nato ma solo alcuni, soprattutto quelli cui appartengono le principali multinazionali del petrolio ovvero: Usa, Francia, Gran Bretagna, Spagna e, purtroppo, anche Italia.
Buon ultimo, nella “lista” è stato inserito il Venezuela (il primo della nostra Tabella per riserve di petrolio), che il presidente Obama ha bollato, con decreto, come una minaccia per la sicurezza nazionale degli Usa.
Ovviamente, nessuno crede a questa boutade. Semmai ci sarebbe da vedere, nel caso specifico chi minaccia chi.
In realtà, la bolla rafforza il sospetto di una nuova, pericolosa ingerenza mirata ad assumere il controllo della più grande riserva petrolifera del mondo che- come si evidenzia nella tabella- corrisponde a una previsione di 300 anni di produzione ai livelli attuali. Seguono la Libia con 139 anni, l'Iran con 135 anni, ecc. ecc.
Vi rendete conto? Il piccolo e maltrattato popolo venezuelano della "rivoluzione" bolivariana ha davanti a se ancora tre secoli di produzione contro i 10 anni degli Usa! 
In tempi di esaurimento delle riserve proprie, il Venezuela, cosi come gli altri paesi della "lista" nera, come il colore del greggio che vi abbonda, è un boccone troppo ghiotto per lasciarlo al suo unico e legittimo proprietario ossia al popolo venezuelano, per il suo sviluppo economico e civile. 
L'iniziativa del presidentte Obama è palesemente infondata e pertanto ancor più preoccupante.
Si vuole aprire un fronte di destabilizzazione, di guerra anche in America latina che fino ad oggi è stata preservata dall'avventurismo militaresco?
C’è da sperare che la reazione, forte e unitaria, dei paesi dell’Unasur dissuada, faccia rinsavire i governanti Usa, come sembra stiano facendo rispetto alla disastrosa guerra provocata contro la Siria con il cui presidente (Bashara Assad) -a detta di Kerry- si vuole negoziare.
Il negoziato potevano avviarlo a tempo debito e si sarebbero evitati quattro anni di morte e di rovina che hanno provocato circa 200.000 vittime e diversi (dieci?) milioni di profughi. Comunque, meglio tardi che mai!
E qui mi fermo lasciandovi alla tabella per ogni eventuale deduzione o controdeduzione. (a.s.)

                PETROLIO- 2013: PRINCIPALI PAESI PER RISERVE E ANNI DI PRODUZIONE

  PAESE
Produzione (x1000 bg)
Riserve (mln barili)
      Riserve (anni) 
MONDO
         87.342
   1.658.106
         52
Venezuela
           2.722
       297.740
       300
Libia
              953
        48.470
       139
Iran
          3.194
      157.300
       135
Iraq
          3.031
      140.300
       122
Siria
               56
        n.d.
       122
Canada
          3.962
      173.200
       120
Kuwait
          3.109
      104.000
         92
E.A.U.
          3.570
        97.800
         75
Messico
          2.920
        10.264
         10
Arabia Saudita
         11.570
      268.350
         64
Nigeria
           2.459
        37.140
         41
Russia
         10.877
        80.000
         20
Cina
           4.177
        24.376
         16
Usa
         10.297
        36.665
         10
Area MENA
         31.477
      869.623
         76
                    Fonte: nostra elaborazione su dati“ World Oil and Gas Rewiew- ENI- 2014”

*Agostino Spataro è direttore di: www.infomedi.it
Nota: la “produzione” è indicata in migliaia di barili/giorno; le “riserve” in milioni di barili.