lunedì 28 settembre 2015

CON PIETRO INGRAO, SOTTO GLI SPLENDIDI CIELI SICILIANI


Pietro Ingrao ad Agrigento, sett. 1975

Vi sono uomini cinici e sleali che sono morti prima di morire. Vi sono uomini liberi, inquieti e tuttavia coerenti con le Idee professate che restano vivi anche dopo morti. 
Uno di questi è il compagno Pietro Ingrao.
Fra i numerosi commenti sulla stampa nazionale nessuno ricorda il legame che Ingrao mantenne con la Sicilia, con la provinciadi Agrigento, con Grotte paese d’origine della sua famiglia paterna. Rilevo tale mancanza non per campanilismo, ma perché Ingrao ci teneva a questo legame, come sottolineato nella sottostante intervista che gli feci il 29 settembre 2001. http://ricerca.repubblica.it/repubb...

Pietro Ingrao a Grotte (fota presa da "Malgrado tutto" che ringrazio)
Anche nel suo libro autobiografico "Volevo la luna", Ingrao ricorda la Sicilia, i siciliani, in particolare,  Salvatore Di Benedetto (senatore e a lungo sindaco Pci di Raffadali). Ricordo non casuale poiché Totò fu uno degli organizzatori della Resistenza milanese e, in particolare, della grande manifestazione del 25 luglio 1943 conclusa con un discorso di Ingrao.
http://www.pietroingrao.it/index.php?option=com_content&view=article&id=96

Milano, 25 luglio 1943. Pietro Ingrao parla alla folla degli operai in sciopero
Totò e Ingrao rievocarono questa ed altre vicende in una bella giornata di mare che trascorremmo nell’incantevole baia di Eraclea Minoa. In provincia di Agrigento, almeno fino ai primi anni ’80, il Pci, il suo  gruppo dirigente s’ispirarono alle posizioni ideali e politiche di Pietro Ingrao e di Enrico Berlinguer.

Presidenza del convegno “Un nuovo modo di governare”, Agrigento, sett. 1975, da sin: Santo Tortorici, Antonio Ritacco, Angelo Lauricella, Angelo Capodicasa, Agostino Spataro, Michele Figurelli, Nazareno Vitali, Pietro Ingrao.
                                     
Infine, una riflessione da compagno a compagno, e con tutto il rispetto dovuto alla sua esemplare figura, per dire che, probabilmente, con qualche suo dubbio in meno e qualche scelta decisa in più, si sarebbe potuto evitare al Pci e alla sinistra un epilogo così amaro. Ma non tutto è perduto. La sinistra, quella autentica, risorgerà, anche nel nome del compagno Pietro Ingrao.
(Agostino Spataro)

  • Quasi tutto il gruppo del PCI alla Camera applaude l’elezione di Pietro Ingrao a Presidente della Camera dei Deputati. Roma, luglio 1976. (io sono quello con i baffi a destra di E. Berlinguer/ foto da “L’Unità”)

martedì 22 settembre 2015

RECHERCHE LIVRE AGOSTINO SPATARO (in francese)




RECHERCHE LIVRE AGOSTINO-SPATARO 



vers la recherche extrait courts wikipedia agostino-spataroRéférence Agostino Spataro

L'INFO
  Actualité agostino spataro    agostino spataro  
ticinolive
Rub al Khali 2 Fra le sabbie infuocate del “Rub al khali” (il “Quarto Vuoto”), lo sterminato deserto della penisola arabica, vagano alcune centinaia d'individui biondi, uomini e femmine, figli di una santa missione che, all'incirca due secoli fa, partì ...
ticinolive
Riceviamo e pubblichiamo questo contributo di notevole interesse, per il quale ringraziamo l'autore Agostino Spataro, che già molte volte è apparso su Ticinolive. I suoi commenti, tuttavia, NON impegnano la Redazione. Le fotografie sono state scattate ...
ticinolive
mercato-ortofrutticolo Questa intervista, rilasciata da Agostino Spataro a un quotidiano di Rosario (Argentina), ci è stata inviata e la pubblichiamo, per il notevole interesse che essa riveste. Ovviamente i concetti espressi dal dott. Spataro non ...
ticinolive
Spataro-4 “Negli ultimi tempi, è invalsa la tendenza di celebrare in chiesa i funerali di compagni anche “qualificati” ossia dirigenti comunisti che nella vita hanno praticato e predicato la teoria dell'ateismo marxista. Quanti compagni al Tempio, si ...






venerdì 18 settembre 2015

PROFUGHI: C' E' ANCHE UN' UNGHERIA SOLIDALE...

Budapest (30/8), profughi accampati nel sottopassaggio della stazione Keleti

Bud. (3/9)/Lezione di disegno: volontari unghresi intrattengono i bambini siriani

(3/9) Scene di vita da profughi

(3/9) Lezione di disegno

(3/9) "Questo l'ho fatto io"

(3/9) Migration Aid: rifornimento di acqua minerale

(3/9) "Concerto" di musica popolare ungherese

(3/9) Abdullah è contento: ha ricevuto un pacco di cetrioli e un orsetto di peluche

(30/8) Nel sottopassaggio

(3/9) Prima curiosità. Quest'uomo è un barbone magiaro (se ne vedono tanti a Budapest) che ha chiesto un rotolo di carta igienica al banco dell'associazione islamica di solidarietà. Gli è stato rifiutato perchè non era profugo. Evidentemente, la signorina non ha riconosciuto al barbone il diritto di essere "profugo in patria".

(3/9) Donne velate nel sottopassaggio

(3/9) Si ricaricano i telefonini

Bud. (1/9) Seconda curiosità. Ho notato questa donna orientale, elegantemente vestita, aggirarsi ai bordi della massa di profughi  all'interno della stazione dove eravamo bloccati dalla polizia che aveva chiuso tutte le entrate. Le ho chiesto se fosse profuga. Mi ha risposto con questo sorriso enigmatico...

Terza curiosità. Questa lapide, contenente una  "sura" del Corano, è attaccata alla parete centrale interna della chiesa di San Bertalan a Pecs (Ungheria). La chiesa ha conservato la forma della moschea "Pashà Ghazi Kassim" che fu edificata dai turchi occupanti sopra una chiesa medievale cristiana dedicata, appunto, a San Bertalan. Un esempio eclatante di rispetto per l'altro, anche se ocupante, che non trova eguali in altra chiesa cristiana, tantomeno in una moschea islamica.
(1/9) Profughi che pressano per entrare in stazione.

(1/9) La polizia contiene il flusso dei profughi verso i binari.

(30/8) Famiglia di siriani prende un gelato in una via adiacente alla stazione Keleti.

(1/9) Assalto al treno per Vienna
(1/9) I profughi costretti a scendere dal treno per Vienna

(1/9) Keleti (interno), donna siriana che cambia il pannolino al figlio

(1/9) ore 9,00. Chiusura della stazione Keleti. Iinsieme alla massa dei profughi restiamo intrappolati (c'era anche Elena) per due ore dentro la stazione. Finalmente, (dopo 35 anni di fedele iscrizione) mi è servito il tesserino di giornalista che mi ha consentito di girare fra i profughi, di parlare con loro e prendere qualche foto. La stazione era controllata da vari reparti di polizia in assetto antisommossa che hanno agito responsabilmente, con spirito di comprensione. Infatti, in quel gran trambusto non c'è stato nemmeno un ferito.

(1/9) Famiglia siriana

(1/9) Piazzale Keleti: migliai di profughi chiedono di partire

(1/9) Altra veduta dell'assembramento davanti la stazione

(1/9) Keleti svuotata. Nessun treno partirà per l'Europa occidentale.

lunedì 14 settembre 2015

"LA CAPITAL" ENTREVISTA SPATARO: LLEGAR DE MIGRANTES O CON TRAFICANTES ESCLAVISTAS O EN LEGALIDAD

Entrevista a Agostino Spataro
El Mundo LA CAPITAL | Lunes 14 de septiembre de 2015 | 26 

por Pablo Diaz de Brito 
http://www.lacapital.com.ar/el-mundo/El-drama-migratorio-se-debe-resolver-urgente-si-no-ganaran-los-racistas-20150914-0006.html

Agostino Spataro | Bío | Italiano de Sicilia, periodista con décadas de experiencia, ex diputado del desaparecido PCI. Especialista en los vínculos en el Mediterráneo, tema sobre el que ha publicado varios ensayos. Ultimamente se estableció en Budapest para seguir de cerca la ola migratoria que atraviesa Hungría en dirección a Europa Occidental.
(titolo) "El drama migratorio se debe resolver urgente, si no ganarán los racistas”

“La llegada de millones de migrantes a Europa es ineluctable. O se hace con mafias o en base a la legalidad. Es innegable que en las ciudades europeas hay malestar en los barrios populares con los inmigrantes ilegales” 
Agostino Spataro es italiano, siciliano. Antiguo diputado del desaparecido PCI y gran conocedor
de los complejos vínculos de Italia con las naciones mediterráneas, Spataro está desde hace semanas
en Budapest, la capital húngara, para documentar el fenómeno del flujo de inmigrantes que llega desde
Medio Oriente. Autor de numerosos ensayos, es periodista desde hace dédadas y actualmente dirige
el periódico Infomedi y un centro de estudios sobre el Mediterráneo en su ciudad, Agrigento. Desde
Budapest accedió a esta entrevista con La Capital, que se hizo a través de e-mail.

Usted se encuentra en Budapest, capital de uno de los países clave de la crisis. 
¿Cómo están las cosas vistas desde ahí? El premier nacionalista Orbán parece dispuesto a cerrar las fronteras con el ejército.
—Como es sabido, Orbán ha “renunciado” al ministro de Defensa por su incapacidad y enviado algunas
unidades militares a vigilar la forntera con Serbia, visto que el “muro” de alambre de púas de 175
km, no ha servido de mucho. El 15 de septiembre, con la entrada en vigor de la nueva ley inmigratoria,
aprobada a las apuradas por el Parlamento húngaro, será proclamado el “estado de crisis” por
motivos de orden público. Los inmigrantes “económicos” serán rechazados, mientras los refugiados
serán registrados y controlados, y solo si reúnen ciertas exigencias serán admitidos con el tratamiento
previsto por las convenciones internacionales. En resumen, no obstante la válvula de desahogo
de Alemania, en Hungría se va hacia una nueva restricción de las políticas de acogida.


—Usted recueda en un artículo de prensa una antigua propuesta del PCI de los años 80: dar a los
inmigrantes los mismos derechos y deberes que los trabajadores italianos en el exterior. Evoca el
“acta de llamada” de otras épocas (permitía a un residente extranjero pedir el ingreso legal al país de un familiar). ¿Es realista esta propuesta en la Italia de hoy (Liga Norte, Movimiento 5 Estrellas)?

—Recordé aquella propuesta de ley, que se hizo en otro contexto político y socioeconómico,
nacional e internacional, para subrayar cómo el principal partido de la izquierda de entonces fuese
contrario a la inmigración clandestina y al comercio inhumano de hombres y mujeres. Queríamos
una ley orgánica, fundada sobre dos principios irrenunciables: solidaridad y legalidad. Pedimos
que a los inmigrantes les fueses atribuidos todos los derechos (y deberes) conquistados o reconocidos
a los emigrantes italianos en Europa y otros lugares del mundo.
Comprendidos salarios, derechos previsionales, servicios fundametales (casa, escuela, salud, etc). La
propuesta de 1980 no fue aprobada proque se la consideró “demasiado humana”, poco conveniente a los
empresarios italianos que, como sus colegas europeos, prefieren la inmigración clandestina, el trabajo
en negro, el neoesclavismo, para bajar costos de producción y hacer frente a la competencia emergente
(China, India, Sudeste asiático, Brasil, etc). En suma, en lugar de ayudar al “tercer mundo” a salir
de la miseria, la globalización neoliberal favorece la importación del “tercer mundo” al “primer mundo”,
con consecuencias sociales y políticas gravísimas para los dos mundos.

—Italia parece colocarse a mitad de camino: ni Hungría, ni Alemania; también porque el país
sufre una ola de inmigrantes que llega desde Libia. ¿Cuánto peligro hay de una deriva nacionalista o
xenófoba en su país por causa de la ola de refugiados?

—Es innegable que en Italia, en Europa, sobre todo en los barrios populares de las grandes ciudades, existe un serio problema de convivencia con algunos grupos de inmigrantes clandestinos.
Menos con los inmigrantes regulares. Más que tendencias nacionalistas, hay miedos instintivos
inducidos por falsos predicadores, como la Liga Norte y Beppe Grillo (el líder del Movimiento
5 Estrellas) que manipulan el malestar de los ciudadanos con fines electorales. Un problema que hay
que resolver con cierta urgencia, si no queremos que se extiendan la xenofobia y los racistas ganen
las elecciones.

—Se percibe una diferencia en la composición de las corrientes migratorias. Los sirios parecen
tener un nivel de preparación más bien alto: se leen testimonios de universitarios, técnicos, etc. Otra situación presentan los africanos subsaharianos. Pero en los dos casos no hay un interlocutor estatal. Ni en Siria ni en Libia existe un Estado. ¿Qué se hace?

—Los tratados de emigración se podían hacer desde hace mucho tiempo, cuando se inició el
fenómeno. Entonces los Estados existían (y aún gran parte existen). Así como se hacían acuerdos
con éxito para vender armas y productos de lujo a cambio de petróleo y gas (se refiere a Italia y
Libia). Por lo que conozco, Siria es un país autónomo, digno y orgulloso de su historia, de su cultura,
de su estilo de vida. En estos días dramáticos en Budapest he observado a los sirios, he hablado con algunos. Efectivamente, prevalecen los que tienen título secundario o universitario. Agrego que han
dado la impresión de ser grupos bien orientados sobre la meta y bien organizados para buscarla.
Me conmoví al ver a las mujeres luchar contra mil contratiempos para atender a sus hijos, y la dignidad
de la gran masa de jóvenes sobre los 20 años que han aguantado largamente el dramático viaje,
llevando apenas un pequeño bolso. Como si fuese un normal weekend.
Muchos dijeron que escapan de la guerra, de la crueldad del Isis, algunos del régimen dictatorial
de Assad. ¿Qué hacer? Nadie tiene la receta. Sin embargo, si el problema prioritario es el Isis,
podría ser resuelto en un par de semanas, como máximo un mes, por quien lo ha creado, armado y
financiado.

—Por lo pronto, en Europa a causa de los inmigrantes, de los refugiados, se están reforzando
los partidos de ultraderecha y los movimientos xenófobos...

—En cuanto a los refugiados, hay que recordar que en la última década su número en el mundo ha
crecido en forma desmedida. Según el International Institute for Strategic Studies (IISS), en 2014
hubo 42 conflictos que han provocado 180 mil víctimas, en gran parte civiles, y 12.181.000 refugiados.
Casi un tercio de la población argentina. Cifras que tienen un impacto mucho más grave que
en el pasado. El problema no es por lo tanto acoger mil refugiados más o menos, sino prevenir el fenómeno
cerrando los conflictos y no provocar otros nuevos. Las migraciones, en cambio, siempre
han existido y existirán y, aparte algunos odiosos crímenes o genocidios, se han revelado benéficas,
incluso regenerativas. Hoy la rica sociedad europea, que en lugar de hijos se dedica a criar
perros y gatos, tiene necesidad de una saludable (y programada) inyección de fuerzas externas
para compensar la tendencia al envejecimento y dar impulso a su rol económico y político en el
mundo. En los ambientes más reservados se susurra una cifra que haría enloquecer a Matteo Salvini
(líder de la Liga Norte) y a todos los racistas: ¡30 millones! Una cifra enorme, asombrosa, que,
indirectamente, adelantamos en 1993 con Bichara Khader en nuestro libro “El Mediterráneo”.
Una inyección ineluctable, que puede ocurrir o en modo ilegal a través de mafias y traficantes de esclavos,
con desorden social y civil, o bien en la legalidad, en base a acuerdos de emigración, multilaterales
y bilaterales, que la UE y los Estados en forma individual deberían promover.

Avvertenza:
L'intervista è stata pubblicata oggi sul quotidiano "LA CAPITAL" , il più diffuso a Rosario e nella provincia di Santa Fè e uno dei più importanti dell'Argentina. Per esigenze redazionali (di spazio) non sono state pubblicate le domande n.3 e 5 che potete leggere nel seguente testo italiano. (a.s.)



(Testo intervista ad Agostino Spataro, a cura di Pablo Diaz de Brito) *

1. D). Dato che lei si trova nella capitale in uno dei paesi chiave di questa crisi: ¿come stano le cose in Ungheria? Sembra che il governo Orban sia disposto a chiudere sul serio le frontiere, con l'esercito e la nuova legge.

R. Com’è noto, nei giorni scorsi, Orban ha “dimissionato” il ministro della Difesa per incapacità nel fronteggiare l’emergenza e  inviato alcuni reparti dell’esercito a presidiare la frontiera con la Serbia, visto che il “muro” di filo spinato, lungo 175 km , non è servito granché. Il 15 settembre, con l’entrata in vigore della nuova legge sull’immigrazione, approvata in fretta e furia dal parlamento ungherese, sarà proclamato lo “stato di crisi” per motivi di ordine pubblico. Gli immigrati “economici” saranno respinti, mentre i profughi verranno registrati e controllati e solo se in diritto saranno ammessi al trattamento previsto dalle convenzioni internazionali.
Insomma, nonostante la valvola di sfogo della Germania, in Ungheria si va verso una nuova stretta nelle politiche d’accoglienza.


2 D) Lei ricorda in un articolo una vecchia proposta di legge del PCI dei primi anni ’80: dare agli immigrati gli stessi diritti e doveri dei lavoratori italiani all'estero". Poi evoca "l'atto di richiamo" di altri tempi. ¿Quanto di realista c'é in questa proposta nell' Italia di oggi (Lega Nord, 5 Stelle, ecc)?

R. Ho richiamato quella proposta di legge, presentata in ben altro contesto politico e socio economico nazionale e internazionale, anche per sottolineare come il principale partito della sinistra  fosse contrario all’immigrazione clandestina e al commercio disumano di uomini e donne.
Volevamo una legge organica, che sanando situazioni di fatto illegali, si fondasse su due principi per noi irrinunciabili: solidarietà e legalità. Chiedemmo che agli immigrati fossero attribuiti tutti i diritti (e i doveri) conquistati e/o riconosciuti agli emigrati italiani in Europa e in altre parti del mondo. Compresi i diritti salariali, previdenziali e i servizi fondamentali (casa, scuola, sanità, trasporti, ecc).
La proposta non fu approvata perché ritenuta “troppo umana” ossia poco conveniente per gli imprenditori, piccoli e grandi, italiani che, come altri loro colleghi europei e non solo, preferiscono l’immigrazione clandestina, il lavoro nero, il neo-schiavismo per abbassare i costi di produzione e così sperare di far fronte alla concorrenza proveniente dai Paesi emergenti (Cina, India, Sud-est asiatico, Brasile, ecc).
Insomma, invece di aiutare il”terzo mondo” ad uscire dalla miseria, la globalizzazione neo-liberista favorisce l’importazione del “terzo mondo” nel “primo mondo”, con conseguenze sociali e politiche gravissime, per entrambi i mondi.

3. D) E l’atto di richiamo?

R. Nel quadro di una riforma europea delle politiche migratorie, anche “l’atto di richiamo”, configurato e aggiornato alla luce dei nuovi istituti giuridici internazionali, potrebbe costituire, fra gli altri, uno strumento utile per preservare l’ordine pubblico e alleggerire l’onere a carico dei Paesi di accoglienza e per una relativa responsabilizzazione dei migranti regolari residenti.

4 D) L'Italia sembra galleggiare a metá: né Ungheria né Germania, diciamo cosí.
Anche perché ormai molto provata dall'ondata che arriva dalla Libia. Quanto pericolo  c'é di una deriva nazionalistica o xenofobica nel vostro Paese per causa dei rifugiati?

R.  E’innegabile che in Italia, in Europa (soprattutto nei quartieri popolari della grandi città) esista un serio problema di convivenza con taluni gruppi d’immigrati clandestini. Meno con quelli regolari. Più che tendenze nazionalistiche, ci sono paure istintive e/o indotte da falsi predicatori  quali gli esponenti della Lega e lo stesso Grillo che strumentalizzano il disagio dei cittadini a fini elettorali.
Problema da risolvere, con una certa urgenza, se non vogliamo che dilaghi la xenofobia e i razzisti vincano le elezioni.
        

3 D.)  Si percepisce una differenza nella composizione delle correnti migratorie. I siriani sembrano possedere un livello di preparazione piuttosto alto. Si sentono testimonianze di universitari, tecnici, ecc. Altra situazione presentano gli africani sub-sahariani. In entrambi i casi non si vede l'interlocutore statale. Ne in Siria ne in Libia c'è oggi uno Stato vero e proprio. Che si fa ?

R. I trattati di emigrazione si potevano fare da tempo, da quando è iniziato il fenomeno. Allora gli Stati c’erano (la gran parte ci sono ancora) e si poteva trattare e accordarsi. Come ci si accordava, con successo, per vendere armi e prodotti di lusso in cambio di petrolio e di gas.
Per qual che conosco, la Siria è un paese un po’ a se stante, dignitoso e fiero della sua storia, della sua cultura, del suo stile di vita. In questi giorni drammatici a Budapest, ho osservato la massa dei siriani, ho parlato con alcuni di loro. Effettivamente, prevalgono i diplomati, i laureati. Aggiungo che hanno dato l’impressione di gruppi ben orientati sulla meta e ben organizzati nel perseguirla.
Mi sono commosso nel vedere le donne dibattersi fra mille disagi per accudire i loro bambini e la compostezza della gran massa dei giovani sopra i vent’anni che hanno affrontato il drammatico viaggio portando appena una piccola borsa  a tracolla. Come se fosse un normale week-end.
Molti hanno detto di scappare dalla guerra, dalle crudeltà dell’Isis; alcuni dal regime dittatoriale di Assad.
Che fare? Nessuno ha la ricetta pronta. Tuttavia, se il problema prioritario è l’Isis potrebbe essere risolto in un paio di settimane, massimo un mese, da chi lo ha creato, armato e finanziato.

4 D)  Intanto, in Europa a causa degli immigrati, dei rifugiati si stanno rafforzando i partiti dell’ultradestra e i movimenti  xenofobici?

R. Per quanto riguarda i profughi bisogna notare che nell’ultima decade il loro numero nel mondo è cresciuto a dismisura. Secondo The International Institute Strategic Studies - IISS (2), nel 2014 i  quarantadue conflitti in corso hanno provocato 180 mila vittime (in gran parte civili) e 12. 181.000 rifugiati. Quasi un terzo circa della popolazione argentina. 
Grandi cifre che hanno un impatto molto più grave che nel passato. Il problema non è dunque di ospitarne mille di più o di meno, ma di prevenire il fenomeno chiudendo i conflitti e di non provocarne di nuovi.
Le migrazioni, invece, ci sono sempre state e ci saranno e, a parte alcuni odiosi eccidi e/o genocidi, si sono rivelate benefiche, perfino rigenerative.
Oggi, la ricca società europea, che invece di figli si diletta ad allevare cani e gatti, necessità di una salutare (programmata) immissione di forze esterne per compensare la tendenza all’invecchiamento e ridare slancio al suo ruolo economico e politico nel mondo.
Negli ambienti più riservati si sussurra una cifra che farebbe impazzire Salvini e tutti i razzisti nostrani: 30 milioni!
Una cifra enorme, strabiliante che, indirettamente, prefigurammo nel 1993 con Bichara Khader nel nostro libro “Il Mediterraneo”. (1)
Un’ immissione necessaria che può avvenire in due modi: illegalmente per il tramite di  mafie e di trafficanti schiavisti, nel disordine sociale e civile; o nella legalità (come noi preferiamo) in base ad accordi di emigrazione, multilaterali e bilaterali, che l’U.E., i singoli Stati dovrebbero promuovere.

5 D)  La Germania "cattiva" di Angela Merkel si sta comportando esemplarmente, accogliendo un numero di gente molto superiore a quello ammesso dagli altri soci UE.

R. Faccio notare che una cosa è l’emigrazione verso paesi in crescita economica, come continua a essere la Germania, ben altra cosa è quando si orienta verso paesi in crisi o addirittura in recessione (quali Grecia, Spagna, Italia, Portogallo, ecc). 
La Germania non è “cattiva”, ma previgente. La “magnanima” signora Merkel, da buon cancelliere, cerca di risolvere un problema del suo paese che necessita di altra forza lavoro anche qualificata come appunto sono i profughi siriani. D’altra parte, storicamente, fra Germania e Siria c’è stata una sorta di affinità elettiva. I siriano sono anche chiamati “i tedeschi del Medio Oriente”. Non a caso la generosa opzione è rivolta ai siriani, mentre alcun interesse è stato manifestato per i profughi di altra nazionalità. I veri profughi sono uomini e donne disperati e sono tutti uguali. Non si può scegliere fra loro come se si fa con le pesche al mercato dell’ortofrutta.



(2)   IISS- The International Institute for Strategic Studies (2015)
 


giovedì 10 settembre 2015

UNGHERIA: VERSO LO STATO DI CRISI ?


Così appariva (ieri 9/9 alle ore 13, 30) la stazione Keleti di Budapest. Da questa e altre foto sembra che si vada verso la normalizzazione della situazione determinatasi a seguito dell'afflusso di migliaia di profughi (siriani) e di migranti di altre nazionalità. 
Tutto tranquillo? Parrebbe proprio di no. Oggi, il governo magiaro ha disposto l'invio di reparti dell'esercito per il controllo della frontiera con la Serbia, mentre corrono voci che la settimana prossima, con l'entrata in vigore della nuova legge sull'immigrazione, potrebbe proclamare addirittura lo "stato di crisi" per causa d'immigrazione. (a.s.)


Interno stazione, binario n.9: immigrati in attesa del treno per Vienna.
                                        
Fila d'immigrati in attesa del treno per Vienna

Sottopassaggio Keleti: finalmente è arrivata l'Associazione di assistenza islamica. Questo signore è un barbone ungherese (se ne vedono tanti a Budapest) il quale ha chiesto un rotolo di carta igienica. La responsabile del banco ha respinto la richiesta perchè non è profugo.  Evidentemente, la signorina ha ritenuto che un "profugo in patria" non abbia diritto a un rotolo di carta igienica.  Così è se vi pare!


Radi bivacchi nel sottopassaggio. Poche persone e molti cartoni pieni di vestiario abbandonato.

Nel sottopassaggio
                                        
Si ricaricano le batterie dei telefoni cellulari.

giovedì 3 settembre 2015

KELETI: IN ATTESA DEL TRENO PER BERLINO... SPERANDO CHE NON PIOVA




Budapest, vita da profughi...
Budapest, 4 sett. 2015. Non desidero fare nuovi commenti. Vi propongo questa selezione di foto che ho preso ieri sera alla stazione Keleti di Budapest. D'altra parte, non è successo nulla di rilevante. 
Tutti parlono e scrivono di profughi, di Europa, Onu, ma per loro non succede nulla. Tranne il fatto che il treno "della speranza", partito ieri mattina verso il confine austriaco, è stato fermato Bicske a metà del percorso. E' ancora lì. I profughi si sentono ingannati, protestano. In mancanza di mezzi, scrivono con la schiuma da barba i loro cartelli di protesta. Ma si sa: la schiuma è appariscente quanto inconsistente e presto evapora... Per ora, la più grande paura per i profughi è la pioggia, annunciata per domani, sabato 5. Basterebbe, infatti, un forte acquazzone per creare gravissimi disagi alle famiglie, ai tanti bambini che sarebbero costretti ad abbandonare i precari ricoveri. Per andare dove? Questo nessuno lo sa o lo dice.
(Agostino Spataro)



                               Ricovero nel sottopassaggio della stazione Keleti (vista parziale)

                               Arriva l'acqua per la doccia...


                                                Ore 18,00: lezione di disegno


                               "Questo l'ho fatto io"

                               Corridoio centrale del sottopassaggio

                               Tentativo di riposo

                                            I benemeriti volontari di "Migration Aid"

                               Concerto di musica tzigana

                                Madre e figli

        
                               Madre che allatta il bambino

                                Figlio con la vecchia madre



                               Veduta parziale sottopassaggio

    Saleh è contento perchè ha ricevuto un cetriolo e un orsetto di peluche

                                La "Rendorseg" vigila. Interno della stazione

                               Si ricaricano i celulari

                               Vista del lato destro del sottopassaggio

                                Lato destro del sottopassaggio

   Baross ter (piazza della stazione Keleti)

                               Sottopassagio, parte centrale