giovedì 30 marzo 2017

MESSICO

Museo de la Revolution

Albergo stile coloniale

Zocalo

Chitarrista per la calle

Avenida Francisco Madero

Barrio La Reforma

Lavabo

Per la calle

Emiliano Zapata


Negozio alla moda

Negozio

Negozio

Scultura

Nel parco di Coyoacan

Casa a Coyoacan

Ingresso di una casa tipica

Lustrascarpe

Cortile dell'Istituto italiano di cultura

Scoiattolo

Il saggio di Puebla

Puebla, centro storico

Nel parco di Coyoacan

Zocalo, la Morte guerrigliera

Monumento


Veduta (parziale) del centro di CdMex

Per la via

Zocalo, Cattedrale

Io e dr. Luigi Maccotta, ambasciatore d'Italia in Messico

lunedì 27 marzo 2017

MISSILI E MAFIA: UN INCONTRO IN TRATTORIA CON IL GIUDICE FALCONE



A proposito del libro “Missili e Mafia”, desidero ricordare un piccolo episodio, avvenuto credo nel 1986, durante un incontro casuale con il giudice Giovanni Falcone, nella trattoria dell’Hotel Patria di Palermo.
In una saletta vuota, c’eravamo soltanto io e il mio amico arch.Ciccio Fucà, quando sopraggiunse un piccolo nugolo di persone che presero posto in una tavolata di fronte.
Era il giudice Falcone, accompagnato da una signora e da dieci / dodici agenti di scorta, evidentemente un po’ nervosi alla vista della nostra presenza. Alcuni di loro sedettero alla tavolata, altri restarono in piedi a vigilare l’entrata e il nostro tavolo.
Anche il giudice ogni tanto ci dava una sbirciatina, en passant. La scena durava da un po’ di tempo e francamente mi procurava qualche imbarazzo.
Sentirsi osservati, sospettati da parte di una scorta dello Stato, non era, certo, un grande conforto per un deputato nazionale del Pci che aveva collaborato con Pio La Torre, aveva sottoscritto e seguito la famosa legge e che- di recente- aveva scritto, con due compagni giornalisti, e con la prefazione di Achille Occhetto, un libro politicamente assai impegnativo: “Missili e Mafia” dedicato al sacrificio di Pio.
Evidentemente, non ci conoscevano e giustamente vigilavano. In qualche occasione ufficiale, avevo incontrato il giudice, ma- pur sapendo che stava seguendo l’inchiesta sull’omicidio La Torre- Di Salvo- mi ero limitato a un saluto, poiché ero (sono) per una separazione netta tra attività politica e giudiziaria, per evitare ogni commistione.
Ora eccolo qui, a pranzo, nella piccola sala di un ottimo ristorante di cucina siciliana. Quel clima inquieto non ci faceva… assaporare le gustose pietanze.
Mi alzai, con un largo sorriso rassicurante, e mi presentai al dottor Falcone. Scambiammo poche frasi di circostanza. Poi gli chiesi se avesse visto il nostro libro.
Lui mi rispose: “Visto! L’abbiamo letto con molta attenzione” (intendeva nel pool). “Però - caro onorevole- voi siete politici, giornalisti e potete esprimere, scrivere quel che pensate. Ma noi siamo magistrati e abbiamo l’onere della prova…Il libro è interessante, ma l’inchiesta è un’altra cosa.”
Effettivamente, così era. Ci lasciammo con una cordiale stretta di mano e tornammo- più distesi- ai nostri squisiti contorni di melanzane.
Non me lo disse (e nemmeno io glielo chiesi), ma sapevamo che per gli inquirenti il “punto critico” del nostro libro era la parte relativa alle connessioni internazionali dell’omicidio (missili di Comiso e altro). Materia complessa, delicatissima, fatti e ipotesi difficili da riscontrare che, se mal trattate,  potevano portare il processo nelle sabbie mobili.
Infatti, tali aspetti non furono presenti nelle carte della procura, ma solo accennati nel dibattimento soprattutto dai legali delle parti civili. Per la verità? Dovremo aspettare “altre carte”!
                                                   (Agostino Spataro)

27 marzo 2017