giovedì 30 giugno 2016

DELL'INTOLLERANZA EBRAICA















 di Agostino Spataro

1…Recentemente, si é verificato un caso d’intolleranza, provocato da certi ambienti del radicalismo ebraico, ai danni di Moni Ovadia ossiadi un grande artista ebreo, reo di pensare laicamente, diversamente da certi canoni dell’ortodossia e per questo fatto segno di attacchi davvero ignominiosi, minacciosi.
Offese gratuite, in puro stile integralista che, al pari di quello islamico e cristiano, non ammette una visione laica del progresso, una società regolata da uno Stato aconfessionale, con pari diritti e doveri.
Un attacco inammissibile specie se portato da persone che per la nostra Costituzione prima di essere ebrei sono cittadini italiani e in quanto tali dovrebbero, come altri, rispettare la libera espressione del pensiero altrui.
Stigmatizzando l'episodio ho inviato all’artista (che oggi opera egregiamente in Sicilia) un breve messaggio di solidarietà, di amicizia, di pace, per dire che intellettuali coraggiosi come lui sono i migliori difensori della  identità e dignità del popolo ebraico, nel passato vittima di tante ingiuste persecuzioni.

2…Questo anche per far notare agli scettici come all’interno dell’ebraismo esistono diversità di opinioni, di comportamenti e di prospettive politiche che, per quanto minoritarie, mirano a creare  una condizione di pacifica convivenza fra tutti gli esseri umani i quali- lo ricordiamo- sono uguali e non possono essere suddivisi in popoli “eletti” e “primi dei non eletti”.    
Tutti uguali, tutti uniti. Come teorizzò Karl Marx., a mio parere uno dei più grandi ebrei della storia, il quale   indicò ai lavoratori più umili la via per costruire un mondo migliore e più giusto. Su questa terra. 

Anche oggi, in Israele e fuori, operano tanti ebrei in controtendenza. Per tutti, ricordo Noam Chomsky, politilogo e saggista di fama mondiale, "profeta" dell'antiglobalizzazione neo-liberista, dei diritti umani, con il quale mi onoro di essere co-autore del libro "Il Pianeta unico". (Edizioni Eleuthera, Milano, 1999)

Quindi, nessuna generalizzazione, nessun pregiudizio. Da marxisti aborriamo ogni razzismo, ogni discriminazione. Sappiamo distinguere il grano dal loglio, anche all'interno del mondo ebraico, come di altri mondi più complessi. 
Siamo consapevoli che oggi il terrorismo e l’integralismo islamisti sono i fenomeni più allarmanti. Tuttavia, riteniamo che non si debbano sottovalutare certe manifestazioni d’intolleranza, di fanatismo di taluni settori dell’ebraismo. Lo sforzo che a tutti si richiede è quello di abbandonare gli odi, i propositi di conquista e di contribuire alla soluzione pacifica, negoziata dei conflitti aperti (a iniziare da quello israelo- palestinese), secondo lo spirito e la lettera delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Oltre il caso specifico, si pone un problema più generale di convivenza civile e culturale e di formazione della futura società italiana ed europea.
Parliamoci chiaro, queste società devono essere aperte all’accoglienza di chi desidera trasferirvisi legalmente. Tuttavia, nessuno può pensare a società concepite come mosaico di comunità fra loro incomunicabili. In Italia abbiamo diversi esempi di comunità etniche che vivono ed operano appartate, sostanzialmente, separate dalla società: cinesi, ebrei, cingalesi, filippini, islamici, ecc. 
E' necessario immaginare forme nuove e condivise d'integrazione nella società d’accoglienza la quale s’impegna a garantire ai nuovi arrivati le libertà di culto, di associazionismo culturale e altre, purché non in contrasto con la Costituzione repubblicana.

3… L’attacco a Moni Ovadia era nell’aria e non trova giustificazione alcuna nel contesto giuridico e costituzionale dell’Italia.
D'altra parte, non è questo il primo caso d’intolleranza ebraica e si teme non sarà l’ultimo.
C’è un precedente più illustre e più grave che illumina una realtà seminascosta all’opinione pubblica e che la dice lunga su certe aporie ideologiche e confessionali, come quello di cui fu vittima il grande filosofo Baruch de Spinoza.
Ecco una sintesi tratta dal mio: (http://www.amazon.com/dp/B00JLD0AAW )
" Il 27 luglio 1656, il Concilio ecclesiastico ebraico olandese condannò per eresia Baruch de Spinoza, uno dei più noti filosofi ebrei, che di conseguenza fu scomunicato, maledetto ed espulso dalla comunità giu­dea.
La sua eresia consisteva in alcune domande imbarazzanti che egli si pose (e pose) su taluni precetti della fede ossia perché pensava con la propria testa e non con quella, tenebrosa e intollerante, dei rabbini.
Il giovane filosofo rifiutò tutte le profferte in denaro e prestigiosi inca­richi accademici prospettatigli per ritrattare le sue teorie e perplessità. Preferì ritirarsi in campagna a coltivare… i suoi pensieri, fiori e tanti buoni ortaggi.
Onore, dunque, a Baruch Spinoza eroe di tutti i tempi, anche dei nostri tristi, per avere egli difeso il suo, e il nostro, diritto umanissimo alla libertà di pensiero e per ciò subito la seguente ignominiosa, tremenda sentenza pronunciata dai “giudici” del Concilio.

4… Le “motivazioni” della sentenza sono un crescendo d’improperi e di maledizioni.
“Non essendo riusciti a ricondurre i suoi pensieri su una via migliore, ed avendo, anzi, ogni giorno acquistata maggiore certezza delle orribili eresie da lui ammesse e confessate, e dell’insolenza con cui queste ere­sie sono da lui proclamate e divulgate…è stato deciso, con l’assenso dei Consiglieri, di pronunciare un anatema contro il suddetto Spinoza e di espellerlo dal popolo ebraico e di scomunicarlo da questo momento, con la seguente maledizione:
Col giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Ba­ruch de Espinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso…
Sia maledetto di giorno e maledetto di notte: sia egli maledetto quando si corica e maledetto quando si alza, maledetto nell’uscire e maledetto nell’entrare.
Possa il Signore mai più perdonarlo, né riconoscerlo; possano l’ira e la collera del Signore ardere, d’ora innanzi, quest’uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribù d’Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge…
Siete tutti ammoniti che d’ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dimorare sotto lo stesso suo tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti, e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno.( Robert Willis - Vita di Spinoza - Londra, 1870)
Quanto livore e quanta crudeltà grondano da questa religiosa sentenza!
Spinoza fu maledetto per l’eternità, senza alcuna possibilità di reden­zione. Maledetto, a dispetto del suo nome Baruch che significa “benedetto”!
Tuttavia, a ben pensarci, a lui andò bene poiché i rabbini affidarono al loro Dio l’opera santa di “arrostimento” dell’eretico.
Se, invece, fosse caduto nelle grinfie della Santa inquisizione (catto­lica) sarebbe stato consegnato al “braccio secolare” e arso vivo come, mezzo secolo prima, era stato Giordano Bruno."

(Agostino Spataro- 30 giugno 2016)

martedì 21 giugno 2016

CHI HA DIFESO I TEMPLI DI AGRIGENTO?

Statua di Igor Mitoraj davanti al Tempio della Corcordia


Oggi, ad Agrigento, molti begano per ottenere nomine e consulenze nei posti di comando o posti di lavoro nel sistema dei beni culturali e della Valle dei Templi. Altri corrono a prenotarsi un posto nella gloria profittando di una nuova, singolare gestione della toponomastica che sembra usata per dare un contentino a questo e a quello. Negli ultimi anni, sono entrati nella lista taluni personaggi che figurano nell'inchiesta Martuscelli e fra il notabilato politico che avallò lo scempio della città di Agrigento. 
La gente non capisce (o forse capisce molto bene!) il senso di tale "continuità", doviziosamente spartita fra correnti e gruppi d'appoggio, che di fatto esalta l'abuso e le complicità che lo hanno favorito.
Ieri, quando questo patrimonio era in serio pericolo, si era in pochi a difenderlo dagli eventi naturali e dagli assalti della speculazione edilizia e delle aree fabbricabili arrivata fin dentro la Valle, con la complicità di generazioni di amministratori e notabili democristiani e loro alleati di turno. 
La frana del 1966 scoperchiò una realtà scovolgente, disastrosa. I principali responsabili del "sacco di Agrigento" (documentato da lucide inchieste ministeriali e regionali e della stampa nazionale e internazionale), invece di andarsi a nascondere, passarono al contrattacco e misero a soqquadro la città, ordinando l'assalto, la devastazione degli uffici del Genio civile.
In quel drammatico frangente, sul piano politico solo il PCI, agrigentino e nazionale, (altre voci non si udirono) si contrappose, coraggiosamente, (poiché oltre alle ragioni, ci voleva anche coraggio politico e personale) alle ruspe degli speculatori e alla demagogia dei suoi capi, anche professionisti di grido, i quali giunsero a minacciare di far saltare i templi con la dinamite. 
Non a caso, unitamente ai dirigenti della Soprintendenza, chiedemmo la vigilanza armata, la"scorta" ai monumenti. Infatti, per un certo periodo, la polizia di Stato vigilò sui Templi dorici di Agrigento. A questo si giunse! 
Poi vennero altre frane e altri pericoli, i processi e le assoluzioni per scadenza dei termini, ecc. 
Un periodo critico, denso di contraddizioni, di omissioni, di becere complicità, sul quale sarebbe interessante raccogliere un pò di carte, di testimonianze, per costruire una memoria da trasmettere alle nuove generazioni e alle commissioni per la toponomastica e che sia di monito a dirigenti e amministratori cui sono affidate le sorti del nostro, inestimabile patrimonio.
Personalmente, farò del mio meglio per documentare l'impegno del PCI ai diversi livelli che- com'è noto- non si fermò alla denuncia, ma fu propositivo e portatore di riforme. 
Fra le quali, ricordo la famosa legge regionale n. 80 del 1977, (istituzione della soprintendenza unica) nata come proposta ad Agrigento a conclusione di un  qualificato convegno nazionale interdisciplinare che qui tenemmo a seguito della frana del 1976 che interessò il costone orientale del tempio di Giunone. 
Per inciso aggiungo che, in breve tempo, riuscimmo a ottenere dal governo nazionale i finanziamenti necessari per intervenire sulla frana e salvare il tempio. 
Oggi, vediamo la Cattedrale ancora pericolosamente in bilico fra le chiacchiere e le malferme balze argillose su cui riposa. 
Concludo dicendo che i Templi bisogna difenderli sempre e da ogni pericolo, da ogni interferenza, anche da quella- a mio avviso- molto discutibile costituita dalla statua di Igor Mitoraj collocata davanti al tempio della Concordia.
Quest'opera avrà i suoi pregi e poteva essere esposta per un certo periodo, ma non può convivere in eterna simbiosi con i Templi perché é un corpo estraneo.  
Se poi qualcuno ci tiene a mantenerla, magari in omaggio alla potenza espressiva o suggestiva dei suoi attributi virili, che almeno la si sposti in un sito appartato affinché non interferisca con l'armonia e con la bellezza dei Monumenti greci. 
Agostino Spataro