domenica 5 gennaio 2014

AGRIGENTO, LA FRANA E IL PCI

Se può interessare,segnalo questa mia nota in risposta ad alcune considerazioni critiche sull’iniziativa del PCI in rapporto con la politica urbanistica di Agrigento espresse su FB da Gaetano Siracusa e da Giovanni Taglialavoro e da me non condivise. “Caro Tano e caro Giovanni, scusatemi, ma non sono d’accordo con le vostre considerazioni. Cercherò di motivare il mio disaccordo. Non so su quali basi,documenti o altro si fondino i vostri ricordi e/o impressioni. Per quanto mi riguarda preciso che nella mia nota con l’avverbio “allora” intendevo indicare un periodo specifico e delimitato (dal1966, anno della frana, alla prima metà degli anni ’70 che è quello richiamato nel post di Taglialavoro) del quale posso parlare per esperienza diretta di giovane militante e (dal 1972) di segretario prov/le del Pci. Per quel periodo, mi sento di ribadire che il PCI, ai diversi livelli (cittadino, provinciale, regionale e nazionale), condusse una dura campagna di denuncia sulla stampa (vedi collezioni de l’Unità e de L’Ora,ecc), una difficile (e spesso solitaria) lotta politica e sindacale e un'iniziativa parlamentare davvero copiosa e ben mirata, di cui il citato discorso di Mario Alicata fu il punto più alto per tensione politica e morale e per sensibilità culturale e civile. Una coraggiosa, appassionata lezione morale e intellettuale! Alicata era di origini calabresi, ma era, prima di tutto, il responsabile culturale nazionale del Pci e un membro influente della sua Direzione centrale. Egli, prima del discorso in Aula, venne ad Agrigento (tenne un memorabile comizio a Porta di Ponte) per concordare con i dirigenti localile linee dell’iniziativa parlamentare del Pci. Alicata non era agrigentino e poteva capire e capì quello che c’era da capire. In quel momento cruciale fu per noi il “più grande agrigentino”. A proposito, perché non gli si dedica una piazza o una via centrale della città? Egli ci aiutò nella nostra difficile battaglia locale contro le connivenze politiche e d’altra natura, contro uno schieramento, prepotente e minaccioso, che non tollerava alcuna opposizione al suo modo di vedere le cose. Uno sforzo ammirevole il nostro, purtroppo sproporzionato sul terreno del rapporto di forza locale. Infatti, la consistenza politica ed elettorale del Pci nella città di Agrigento era minima rispetto allo schieramento avversario. In particolare, alla DC che era il partito di maggioranza assoluta nel consiglio comunale. Per lungo tempo, la Democrazia Cristiana,per altro benedetta da molti preti ed etero diretta da vescovi e prelati, mantenne la maggioranza assoluta che, nel 1960, rafforzò alleandosi con il Psi per dare vita al primo centro-sinistra in Italia. Il Pci era il terzo (talvolta anche il quarto) partito in Consiglio comunale con una percentuale che oscillava intorno al 10%. Con una forza così esigua non si poteva, certo, determinare il corso delle cose, specie in un settore come l’urbanistica dove si concentravano gli interessi, (leciti eilleciti) di una moltitudine di costruttori e di speculatori, medi e grandi, espressione delle varie consorterie politiche dominanti. Tano ha richiamato una sorta di “autocritica” che avrebbe fatto il nostro stimato compagno, sen. Renda. Francamente, non ricordo questa occasione e tantomeno questa “autocritica”. Purtroppo Renda non più fra noi e non può confermare né smentire. Per quanto mi riguarda, io (come tanti altri giovani dirigenti della FGCI e del PCI) nel 1966 avevo 18 anni e non avendo vissuto,politicamente, il periodo precedente “all’assalto alla collina di Agrigento”non sono in grado di esprimere una valutazione personale appropriata,documentata. Tuttavia, mi risulta che, in quegli anni bui, i dirigenti locali del Pci, politici e sindacali, (per tutti ricordo Lillo Fera della Fillea-Cgil)fecero quel che si poteva fare con le poche forze a disposizione. Sovente, nel Consiglio comunale, i quattro consiglieri del Pci dovevano contrastare una maggioranza di oltre 30 (su 40) consiglieri, talvolta rafforzata dai voti sottobanco dei consiglieri missini e/o di altre formazioni. Aggiungo che- sempre per il periodo considerato- il Pci non si limitò alla doverosa, forte denuncia (che altri non fecero), ma produsse (ai diversi livelli) un’analisi articolata della realtà e una elaborazione propositiva mirate a dare ad Agrigento un nuovo e sostenibile sviluppo urbanistico,centrato sulla salvaguardia e sulla valorizzazione (a fini culturali e turistici)della Valle dei Templi, del Centro storico e delle costa. Dalla esperienza agrigentina prese le mosse la riflessione e l’elaborazione del Pci per una nuova politica del territorio sul piano nazionale. Ricordo che ad Agrigento svolgemmo diversi convegni altamente qualificati e partecipati e avanzammo proposte innovative in sede diconsiglio comunale e alla Regione. Così come, continuammo a denunciare nel Parlamento nazionale, sulla stampa le responsabilità politiche e amministrative, le lentezze delle inchieste e dei processi, i nuovi pericoli che minacciavano i templi e il centro storico e a impegnarci per fare avere (in proprietà) una casa ai sinistrati della frana (verrà approvato un mio disegno di legge), ecc, Basterebbe fare una ricerca mirata per recuperare il materiale relativo a quegli anni. Tale ricerca ci aiuterebbe a non parlare per supposizioni o per frettolose deduzioni. E qui mi fermo, poiché ritengo che una discussione così impegnativa non possa essere affrontata su FB, ma in una sede idonea. Per quanto mi riguarda, con la presente nota, considero chiusa la discussione, sperando di avere fornito utili e sufficienti elementi a motivazione della mia posizione che non ho assunto per “orgoglio di partito”, ma solo per far notare, specie a chi non ha vissuto questa esperienza, la “solitudine” del Pci in quel drammatico frangente. L’ho fatto solo per dare un modesto contributo di conoscenza alle iniziative che si stanno svolgendo ad Agrigento, a quasi mezzo secolo dai fatti, ad opera di gruppi di giovani e meno giovani. Forse, con un po’ diritardo rispetto al danno. Vi mando un caro saluto e tanti auguri di nuove, belle foto per il 2014.” Agostino Spataro 4 gennaio 2014.

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