venerdì 22 marzo 2013

UN PAPA ARGENTINO PER “NORMALIZZARE” L’AMERICA LATINA?



di Agostino Spataro

 L’elogio delle banalità per non parlare degli intrighi vaticani
Sui media italiani (molto meno in quelli stranieri) continua a impazzare il tifo per il nuovo Papa, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, solo perché si è presentato a Roma con le scarpe un po’ consunte, ha pagato il conto in albergo, ha salutato la folla in piazza S. Pietro con “ un buonasera”, con “un buongiorno e un buon appetito”, e via di questo passo.
Ora, non s’intende mettere in dubbio la sincerità del Papa quando si rivolge alla gente, ai fedeli, tuttavia quello imbastito da giornali e tv appare una sorta di “elogio delle banalità”, di gesti normali che qualsiasi persona di buon senso fa, e farebbe, in circostanze simili.
Quello che nessuno capisce sono le ragioni per le quali si esaltano i “buongiorno” e i “buonasera” e non si parla adeguatamente dei gravissimi problemi, morali e materiali, della chiesa cattolica e quindi dei compiti difficili che attendono il Papa nelle prossime settimane e mesi, soprattutto sul versante delle verifiche dell’intricato potere interno al Vaticano.
Tutto ciò è strano, anche perché siamo di fronte a un coro mediatico, monotono e ripetitivo,  che parrebbe diretto dal medesimo direttore d’orchestra.

Recuperare l’anomalia sud americana?
Perciò, pur sapendo di andare controcorrente, mi permetto d’insistere su questo tasto e in particolare su una certa inquietudine che si sta diffondendo in America Latina, non solo e non tanto, per i trascorsi del Papa argentino quanto per il timore che la sua elezione al soglio di Pietro potrebbe essere stata concepita, anche di là della sua volontà, come nuovo fattore della strategia dei poteri forti internazionali per "normalizzare”, “recuperare” l'America del Sud.
Ossia per il superamento della clamorosa, positiva anomalia sud-americana che, mentre il mondo è in preda alla recessione, vede quasi tutti questi Paesi impegnati a realizzare una seria mutazione politica accompagnata dalla crescita economica in favore dei lavoratori, dei ceti meno abbienti, delle stesse economie nazionali con risultati buoni, talvolta eccellenti.
Sappiamo che nelle politiche di questi governi vi sono errori, limiti, eccessi, riprovevoli tendenze familistiche. Tuttavia, essi hanno dimostrato di avere le idee chiare e, con il consenso democratico della gente, hanno varato politiche d'inclusione sociale e non di esclusione come accade in Italia, in Europa, negli Usa.
Insomma, in questa fase oscura dell’umanità, soltanto dall'America del Sud giungono buone notizie, una nuova speranza per i popoli del mondo.  

Democrazia e boom economico grazie ai governi progressisti e di sinistra
Dopo il crollo delle dittature militari, imposte col "piano Condor" degli Usa, dopo i fallimentari governi del FMI di Menem e soci, in America meridionale è in atto un grande fervore democratico, culturale, civile: crescono i diritti degli uomini e delle donne (perfino degli omosessuali) e degli "eterni esclusi" ossia delle popolazioni indigene prima sterminate e poi trattate da schiavi; crescono il Pil totale e i redditi individuali, si governa il  debito pubblico e si paga quello con FMI e Banca mondiale.
Due organismi internazionali che dovrebbero essere al servizio del progresso dei popoli, ma che, per un lungo periodo, hanno sfruttato, affamato i sudamericani e sostenuto le dittature per mantenere "l'ordine", il loro ordine, quasi sempre benedetto dalle gerarchie cattoliche.
In Argentina, tale connivenza continuò perfino durante gli anni terribili della dittatura di Videla e soci che provocò il sequestro, la sparizione di circa 30.000 giovani dissidenti politici (fra cui anche qualche prete di base), violentati, torturati e gettati (vivi) dagli aerei in volo.
Il cosiddetto "governo profondo" del mondo occidentale, ossia la "cupola" invisibile ( o quasi) dei grandi oligopoli multinazionali e delle grandi banche (in affanno), non può consentire che l'America del Sud, la prima cavia della loro ottusa strategia di  rapina, riesca a liberarsi dall'antico giogo.
Avendo fallito col voto democratico che ha sconfitto i partiti di destra (loro alleati), non potendo ri-proporre la soluzione autoritaria (nuove dittature), temo si saranno orientati a far leva sul diffuso e genuino sentimento religioso cattolico, soprattutto sulla sua gerarchia, per avviare una contrapposizione, anche di tipo ideologico, con i governi democratici e progressisti locali.

Si vuole ripetere l’esperienza del “Papa polacco”?
In primo luogo con quello argentino di Cristina Fernadez de Kirchner, succeduta al marito Nestor "colpevole" di avere salvato l'economia e il popolo argentini dal drammatico fallimento provocato dai governi dei dittatori e di Menem e soci, di avere sottratto lo Stato e l’economia argentini dagli artigli del Fondo monetario internazionale.
Il “governo profondo”, forse, spera in una contrapposizione tra il neo Pontefice e i governi progressisti e di sinistra sud-americani per aprire una breccia nella coscienza popolare attraverso cui far passare il disegno neo-egemonico.
E quale chance migliore di quella dell'elezione di un Papa argentino che- si dice- andasse in autobus a trovare i poveri, ma anche i militari golpisti?
Insomma, quel che, oggi, si teme è la ripetizione di quanto è accaduto in Europa centro-orientale con l’elezione, a sorpresa, del “papa polacco”, agli esordi della strategia neo-liberista.  
Vedremo. Speriamo di no. Per proseguire nella giusta via del progresso nella democrazia, della giustizia sociale l’America latina ha bisogno di libertà, di collaborazione e di pace, anche religiosa. 
Spero, sinceramente, che Papa Francesco vorrà smentire, con i fatti, questi ed altri dubbi e timori. Ovviamente, non solo miei. 
       Agostino Spataro

marzo 2013