lunedì 24 giugno 2019

IL RE DEL SALE

L'avvocato Francesco Morgante (foto da Google)















di Agostino Spataro

Ormai non c’è scampo: anche per redigere un modesto “coccodrillo” si applica il “pensiero unico”. Se vi aggrada, potrete riscontrarlo scorrendo, su Google, le pagine del 24/6 dei quotidiani siciliani (stampati o online), dove si ripete lo stesso testo, breve e incompleto, a 
proposito della morte dell’avvocato Francesco Morgante, di 93 anni, detto il “re del sale”.
Eppure, si potrebbero dire tante cose sul suo conto. Nel bene e nel male. 
Invece, il piccolo "coccodrillo" lo ricorda soltanto per le sue alte cariche raggiunte all’Italkali e per qualche donazione elargita a questo o a quello.
Senza volerlo, diventa una sorta di detrazione a danno della memoria di un protagonista di varie vicende economiche, compenetrate con il potere politico dominante in Sicilia negli anni '60, '70, '80 del secolo scorso, il quale per arrivare al "trono" mise in atto metodi e i comportamenti assai  discutibili e discussi. .
Personalmente, non l’ho conosciuto, né mai incontrato. Come tanti ho combattuto- lealmente- certe sue "strategie" industriali che- a nostro parere- arrecavano danno alle prospettive di sviluppo della nostra provincia, Agrigento, una fra le più povere d'Italia. Nulla di personale, dunque!
Tuttavia, le circostanze vollero che in un paio di occasioni entrassi in relazione conflittuale con l'avvocato e i suoi sostenitori politici, in particolare per gli accordi di fusione fra l’Ente minerario siciliano, a totale partecipazione della Regione siciliana e la privata Sams del Morgante e soci.

UN PROCESSO PER DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA
Su questi due episodi, generati dal chiacchierato accordo, desidero dire quanto segue. Non per polemica, né per rancore (sentimento a noi sconosciuto), ma solo per contribuire a fare chiarezza sulla figura e la storia del personaggio. .
Il primo episodio é relativo a un processo a mio carico (co-imputato il direttore de l’Unità) sulla base di una denunzia presentata al tribunale di Roma dall'onorevole Giuseppe La Loggia (potente ex presidente della Regione) e amico (e forse socio) dell'avvocato Morgante, per presunta diffamazione causata da un mio articolo (del settembre 1971) pubblicato sull’organo del Pci e relativo al sopracitato accordo.
La fusione, che già nel titolo si definiva “accordo truffa”, oltre a provocare un grave dispendio di denaro pubblico (valutazione degli apporti), avrebbe seppellito, nello poche miniere di salgemma rimaste in attività, in particolare in quella nuovissima dell’Ems a Realmonte, gli impegni governativi per la verticalizzazione industriale del minerale (i cui nuovi giacimenti si estendono per circa 40 km da Porto Empedocle a Ribera) e quindi le speranze di rinascita economica e occupazionale delle popolazioni della fascia costiera agrigentina.
A sostegno di tali programmi si sviluppò una grande e combattiva mobilitazione popolare, sindacale e politica. Emblematica fu “la marcia della miseria e della disperazione” su Palermo che, sotto la guida dei tre sindacati unitari, e con il concorso attivo degli enti locali e della stessa Chiesa cattolica, consentì di strappare ai governi impegni precisi per la realizzazione dei progetti di sviluppo, validi e lungimiranti, dell’Ems, allora presieduto dall’ex sen. dc Graziano Verzotto.
Ricordo che una società svizzera elaborò, addirittura, un piano per il recupero ecologico della “salamoie” e la loro lavorazione mirata alla produzione di componenti per l’industria aerospaziale.
L’accordo Ems e Sams annullò tutto e lasciò mano libera ai partner privati che, pur essendo minoranza, la facevano da padroni, favoriti in ciò da diversi esponenti politici di maggioranza e- come appurammo- anche da taluni dell'opposizione del Pci, il mio partito.
(Su tale, delicato aspetto c'é un imbarazzante retroscena... )
Insomma, dalle componenti per l'industria aerospaziale alla mera vendita del sale! 
Questa fu la penosa conclusione della vicenda.
Dopo un certo tempo, Verzotto sarà arrestato e condannato, per una manciata d’interessi neri sui conti dell’Ente, e, così, il cerchio si chiuse tutto a favore della componente privata.
Parentesi: alla luce di tale vicenda e di altre ancora più importanti, come la realizzazione del metanodotto Algeria, Sicilia, Italia (di cui mi occupai intensamente quale parlamentare del Pci), bisognerebbe riscrivere, almeno in parte, la storia di Verzotto.
Tornando al nostro processo, desidero precisare che fummo denunciati dal solo on. Giuseppe La Loggia. (vedi fotp). Alla fine fummo assolti dall’accusa di diffamazione. Ergo: se non commisi il reato di diffamazione vorrà dire che scrissi… la verità.
La domanda l'avrei voluta porre allo stesso La Loggia, nel 1978 mio presidente della commissione bilancio alla Camera dei Deputati, ma me ne astenni. Acqua passata. Per altro con il presidente ebbi un rapporto di cordialità e di collaborazione, specie sulle cose riguardanti gli interessi della Sicilia (legge su ex articolo 38, Egam, ecc.).



SCIASCIA: DALLA MINIERA DI PETRALIA A PRAGA, ALLE BRIGATE ROSSE

Il secondo episodio mi fu confidato, più volte, da Leonardo Sciascia (vedi articolo di "La Repubblica" collegato) , nei pour-parler che avevamo, da colleghi e paesani, quando veniva  a Montecitorio, e riguarda lo stesso tema: l’accordo Ems- Sams in generale, con particolare riferimento al danno arrecato ad alcuni soci di una miniera di salgemma del palermitano, precisamente di Petralia.
Di là del merito specifico, di cui diremo, il problema provocò, involontariamente, un grosso caso politico collegato al terrorismo e alla tragedia dell’on. Aldo Moro.
Vi domanderete: ma che cosa c’entra la miniera di Petralia con il terrorismo “rosso” nazionale e  internazionale?   
E presto detto. Sciascia, che era assai indignato per questa chiacchierata fusione e per il "voltafaccia" di Guttuso nella polemica con Berlinguer,  mi disse (e lo confermò in diverse interviste qui richiamate) che ai primi di maggio 1977 ebbe un colloquio, per il tramite del suo fraterno amico Renato Guttuso, alle Botteghe Oscure con Enrico Berlinguer al quale consegnò un memoriale, contrario all’accordo Ems-Sams, preparato da un suo amico grottese (mi fece il nome del prof. Antonio Lauricella, democristiano e sindaco di Grotte) che glielo aveva affidato per parlarne con i suoi (di Sciascia) amici comunisti.
Lo scrittore- mi disse- che ne parlò con alcuni dirigenti siciliani del Pci, ma non successe nulla.

Perciò, pensò di rivolgersi direttamente al centro del partito, al suo segretario generale, per il tramite di Renato Guttuso, nel frattempo eletto senatore nel collegio di Sciacca.
Consegnato il memoriale, il discorso si spostò dalla miniera di Petralia alle voci, piuttosto insistenti, circa un coinvolgimento dei servizi cecoslovacchi nelle attività delle Brigate rosse italiane. Il resto é noto.


Copertina del magazine italo-Usa di New York contenente un mio articolo.





















Sciascia era indignato e deluso per gli andamenti e gli esiti della vicenda Ems-Sams, espresse giudizi pesanti che non voglio riferire. Non é corretto far parlare i morti.
Meglio lasciar parlare direttamente il protagonista, Leonardo Sciascia, che in diverse interviste così chiarì il suo pensiero.

1...  L’incontro avvenne in maggio, con tutta probabilità il 6…ci siamo incontrati alle Botteghe Oscure. Il colloquio era stato richiesto da me, tramite Guttuso, per parlare soprattutto di cose che riguardavano l’industria estrattiva siciliana, sulla base di un memoriale scritto un mio amico e che io consegnai a Berlinguer…  (da una intervista all’Espresso)

2... “… Ad un certo punto, poiché la sera un parlamentare comunista, in casa degli amici in cui mi trovavo, aveva detto che il paese straniero di cui si era parlato tra DC e PCI fosse la Cecoslovacchia, non so se io o Guttuso, abbiamo chiesto a Berlinguer. Berlinguer confermò impassibilmente e aggiunse: “Pare che il governo italiano chiederà l’espulsione di due cecoslovacchi.” (da un articolo di Dagospia)

3... Tema: querela Sciascia a carico di Enrico Berlinguer.
Risposta di Sciascia in intervista di Lino Jannuzzi per Radio radicale:
“… Posso dire quindi che all’on. Andreotti, avendo sostenuto nella sua relazione introduttiva di non sapere nulla di ingerenze straniere con il terrorismo italiano, ho detto che questo mi sorprendeva molto… Allora ho chiesto all’on. Andreotti com’è poteva ignorare una cosa (il presunto coinvolgimento cecoslovacco n.d.r.) che all’onorevole Berlinguer era stata comunicata, immagino, da fonte democristiana. Tutto qui.” (da “Radio Radicale”, sito.)

L’affermazione (per altro non malevola) dello scrittore fu smentita da Berlinguer che querelò Sciascia il quale, a sua volta, presentò una controquerela. L’esito della clamorosa controversia è noto (archiviazione) perciò non è il caso di dilungarci. A noi interessava, soltanto, rilevare come l’accordo fra Ems e Sams non piacque neanche a Leonardo Sciascia (lo ricordo agli amici sciasciani) il quale  lo osteggiò nei modi possibili. Oltre ai danni economici e ad alcuni processi, quella fusione provocò, involontariamente, un caso politico davvero clamoroso, lacerante e  doloroso, soprattutto nei rapporti personali fra Sciascia e Guttuso, i cui effetti si avvertono ancora in taluni settori della sinistra italiana.
Detto ciò, sincere condoglianze alla famiglia Morgante.

Agostino Spataro /24 giugno 2019.

domenica 9 giugno 2019


PER VINCERE, LA SINISTRA NON HA BISOGNO DI UN SALVINI IN GONNELLA
In Danimarca trionfano (con il 25% !) i socialdemocratici con la linea dura sull’immigrazione.

di Agostino Spataro
 
(Mette Friederiksen, foto da Google)


















1… Fa (farà) discutere la vittoria della socialdemocratica danese Mette Frederiksen che con il 25% dei voti si assicura la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. E la chiamano democrazia!
Infatti, questo voto se da un lato conferma l’esistenza, piuttosto diffusa anche nei civilissimi Paesi scandinavi, di  preoccupazioni, paure derivate dai flussi d’immigrazione irregolare, dall’altro lato evidenzia una tentazione demagogica che potrebbe essere cavalcata da certa “sinistra” convinta che per vincere bisogna emulare l’operato delle forze conservatrici di destra e perfino xenofobe.  
Il voto danese ingloba una contraddizione evidente che oscura la vittoria della Mette che per compensare la cavalcata sull'immigrazione ha infarcito il suo programma con giuste proposte a tutela dei diritti sociali dei cittadini, specie delle fasce medio/basse.
Storicamente, sul tema delle migrazioni la sinistra europea (in senso ampio: dai comunisti ai socialdemocratiche, a talune forze progressiste cattoliche), ha avuto posizioni di apertura nel rispetto dei principi, morali e costituzionali, della solidarietà e della legalità.  
Due concetti che vanno di pari passo, abbinati a ogni politica seria sull’immigrazione.
Il nostro problema era quello di riuscire a far convivere legalità con solidarietà. In genere, ci siamo riusciti, in Italia e altrove.
Ovviamente, nessuno si é scandalizzato, in situazioni di effettiva emergenza, per qualche caso d’immissione clandestina o irregolare. Purché la clandestinità non diventi la regola e l’ingresso legale un’eccezione. Come è accaduto in questi ultimi anni nei quali si sono riversati in Europa flussi consistenti d’immigrati irregolari, per il tramite di un sistema ben rodato e gestito, prevalentemente, da schiavisti africani e da speculatori nostrani.
Questo è il nodo politico principale da sciogliere, anche mediante trattati, bilaterali e multilaterali ( qui il ruolo dell’Unione Europea é essenziale) di emigrazione, basati su programmi compatibili con le risorse e con le esigenze di ambo le parti e su politiche di vera accoglienza dei lavoratori stranieri ai quali vanno garantiti diritti e spettanze uguali a quelli dei lavoratori italiani/europei.
Se tali garanzie non si potranno offrire è preferibile contenere le spinte migratorie poiché invece di lavoratori avremo schiavi, persone disperate che andranno a finire dritti nelle mani del malaffare.    

2… Non voglio farla lunga. Su tale complessa materia ho scritto diversi articoli e un libro “Immigrazione, la moderna schiavitù”(del 2018), nel quale ho cercato d’illustrare, di recuperare per tempo, adeguandolo alla drammatica attualità, un patrimonio di posizioni politiche, di proposte di legge (soprattutto del Pci) che va ovviamente aggiornato.
Un punto di vista di sinistra sull’immigrazione che capi e capetti dei partiti delle formazioni attuali, specie del PD, sembrano aver dimenticato per accodarsi a politiche, a disegni globalisti poco chiari, che hanno portato la sinistra alla sconfitta e Salvini al trionfo.
Un bel risultato, davvero, che, oltre a indebolire la sinistra, non aiuta gli immigrati e quelle organizzazioni sinceramente umanitarie che si prodigano per la loro salvezza ed accoglienza.
Tuttavia, la vittoria della Frederiksen non deve essere dileggiata, come taluni stanno facendo, ma valutata, soppesata con senso di responsabilità e di equilibrio e con la volontà di cambiare quel che c’è di errato nei comportamenti della sinistra italiana.
Come si evince anche dai risultati (incoraggianti) della recente tornata elettorale amministrativa di ieri, la sinistra, intesa come raggruppamento alternativo al centro destra, può tornare a vincere in Italia e in Europa.  E per farlo non c’è bisogno di un Salvini in gonnella.
Semmai, la vittoria della socialdemocrazia danese suggerisce di effettuare le necessarie correzioni di linea e rilanciare una vera politica umanitaria a favore degli immigrati regolari, senza trascurare le realtà difficili dei lavoratori e dei disoccupati, dei “disperati” italiani.
In un contesto di legalità e di solidarietà non c’è contrasto d’interessi fra lavoratori italiani e lavoratori immigrati che, anzi, possono, debbono lottare insieme per la difesa dei loro diritti.

3… D’altra parte, non siamo nati ieri (come certi avventurieri della politica), ma abbiamo una storia antica e degna. Non abbiamo mai improvvisato, ma analizzato la realtà, dibattuto democraticamente e lottato per migliorare le condizioni del mondo del lavoro, elaborato e proposto idee e programmi mirati a tutelare, sempre, la dignità dei lavoratori.
Anche nel campo specifico delle politiche migratorie abbiamo coniugato la tutela degli emigrati italiani nel mondo (che sono tantissimi e che continuano a lasciare l’Italia) con quella  degli immigrati in Italia.
Un patrimonio politico e culturale ancora valido da cui trarre ispirazione e forza per aggiornare e adeguare le nostre politiche in tali campi.
A quel tempo, parlo dei primi anno ’80, le nostre proposte di legge non passarono per l’opposizione dei governi e dei ceti imprenditoriali che non volevano immigrati regolari, ma braccia da sfruttare a basso costo, a nero. Esattamente quello che è avvenuto dagli inizi del nuovo secolo ad oggi. Anche grazie alla responsabilità del principale partito di “sinistra” (al governo) che, di fatto, ha avallato,  tali, ingiuste pretese.   
Su tale drammatico aspetto della nostra vita nazionale è auspicabile che i cambiamenti avvenuti ai vertici della CGIL e del PD possano favorire una seria riflessione nell’ambito dello schieramento della sinistra, mirata a correggere gli errori e a proporre una linea nuova, fondata sui principi dell’accoglienza nella solidarietà e nella legalità.
Tutto ciò è possibile. Basta volerlo. Il nostro obiettivo è la solidarietà nel rispetto della legalità. Restando umani. Senza attendere che un’altra/o Frederiksen possa portare alla vittoria la sinistra mediante politiche di destra.




(10/6/2019)



giovedì 6 giugno 2019

EUROPA, TERZO POLO DELLO SVILUPPO MONDIALE




Dalla crisi non si esce con meno Europa, ma con più Europa. Ossia con l’avanzamento del processo unitario sulla base di un progetto di riforma, politica, sociale e istituzionale, mirato a realizzare il Terzo polo dello sviluppo mondiale, inteso non come una nuova entità egemone, ma come soggetto fautore di una crescita democratica, compatibile e diffusa nel mondo.
Dall’Atlantico agli Urali (e perché no al Pacifico), dal Mediterraneo al Circolo polare artico.
Si, avete letto bene: dall’Atlantico al Pacifico.
Una questione ineludibile. A mio umilissimo parere, un’Europa senza la Russia sarebbe debole e incompleta. Con Putin o senza Putin. Il problema non è personale (gli uomini passano), ma progettuale. 
Anche nel nuovo secolo le superpotenze economiche e militari, i centri di comando del “nuovo ordine internazionale” saranno basati nell’emisfero nord del Pianeta.
A quello del Sud continuerà a essere affidato il compito d’importare e consumare prodotti delle multinazionali e di fornire braccia, a basso costo, per le economie del Nord.
Nonostante le dure polemiche di queste settimane, è prevedibile che Usa e Cina giungano, nel medio termine, a  un accordo di bi-partizione delle aree d’influenza.
L’Europa diventerebbe ( è già) è il terzo incomodo, perciò la vogliono indebolire, frazionare, liquidare come entità politica ed economica.
Qualcuno anche come espressione geografica: da continente a mera appendice dell’Asia.  
Per impedire l’attuazione di tale insano progetto, l’ U.E deve rafforzare ed estendere la sua unione e dotarsi di un progetto per un nuovo futuro di pace e di cooperazione solidale con i Paesi del Sud.
Con questo nuovo orizzonte dovrebbero misurarsi il Parlamento neo eletto e gli  organismi di governo della U.E., purtroppo ancora nominati.
L’alternativa all’allargamento e alla crescita democratica è la deriva nazionalistica.
Se dovessero dilagare le “uscite “ (alla Brexit per intenderci), gli "indipendentismi", dichiarati e/o latenti, il nostro Continente verrebbe frammentato in una miriade di micro stati  che ne scardinerebbero la sua unità fisica, economica e culturale.
In pratica, sarebbe cancellata una civiltà che, più nel bene che nel male, dura da oltre tremila anni. Questo sembra essere l’obiettivo, ormai conclamato, di talune superpotenze (gli Usa di Trump in particolare) e delle forze anti-europeiste, sfasciste e destrorse, italiane ed europee.
Tali fratture provocherebbero gravi conseguenze per la convivenza pacifica e per il futuro dei popoli, dei lavoratori e dei giovani d'Europa, dei livelli di benessere mai raggiunti prima.
In particolare:
1) segnerebbero la fine del progetto di Unione Europea che bisognerebbe accelerare, facendolo  uscire dalle secche di una sudditanza alle politiche neoliberiste e mercantiliste;
2) potrebbero trasformare l'Europa in uno sterminato campo di battaglia; dopo 75 anni di pace tornerebbero l'instabilità permanente, i conflitti locali, perfino la guerra;
3) l'Europa, divisa e indebolita, sarebbe percepita come una “pingue preda” che scatenerebbe i più ingordi appetiti e disegni di conquista;
Certo, nell'UE vi sono tanti problemi irrisolti. Tuttavia, nessuno dei suoi popoli è oppresso: ci sono libertà, democrazia, autonomie, culture.
Pertanto, non abbiamo bisogno di staterelli consegnati nelle mani di piccoli satrapi locali, della criminalità organizzata, di magnati della finanza, ecc.
Per uscire dalla crisi più unita e più forte e socialmente più giusta, l’Unione deve darsi nuove politiche sociali armonizzate con i bisogni e i diritti dei suoi popoli e non gli interessi delle oligarchie finanziarie.
Deve essere superata l’assurdità di un Parlamento europeo eletto dai popoli, ma privo di poteri legislativi e di una Commissione, nominata dai capi di stato, che accentra quasi tutte le competenze di governo e di spesa e i poteri d’indirizzo politico.
Infine, uno sguardo ai territori, specie a quelli più svantaggiati e/o trascurati, nei quali si gioca la credibilità del processo unitario. I vari Sud, le “periferie” d’Europa dovranno essere pienamente integrati sulla base di una seria riforma dei meccanismi di ripartizione dei poteri e delle risorse finanziarie che favorisca un rapporto più diretto fra l'auspicato "governo europeo" e le realtà regionali, anche per assorbire le spinte secessioniste.

(6/6/2019)
Agostino Spataro- biografia: