A proposito del libro “Missili e Mafia”, desidero ricordare un piccolo
episodio, avvenuto credo nel 1986, durante un incontro casuale con il giudice
Giovanni Falcone, nella trattoria dell’Hotel Patria di Palermo.
In una saletta vuota, c’eravamo soltanto io e il mio amico arch.Ciccio Fucà,
quando sopraggiunse un piccolo nugolo di persone che presero posto in una
tavolata di fronte.
Era il giudice Falcone, accompagnato da una signora e da
dieci / dodici agenti di scorta, evidentemente un po’ nervosi alla vista della
nostra presenza. Alcuni di loro sedettero alla tavolata, altri restarono in
piedi a vigilare l’entrata e il nostro tavolo.
Anche il giudice ogni tanto ci dava una sbirciatina, en
passant. La scena durava da un po’ di tempo e francamente mi procurava qualche imbarazzo.
Sentirsi osservati, sospettati da parte di una scorta dello
Stato, non era, certo, un grande conforto per un deputato nazionale del Pci che
aveva collaborato con Pio La
Torre, aveva sottoscritto e seguito la famosa legge e che- di
recente- aveva scritto, con due compagni giornalisti, e con la prefazione di
Achille Occhetto, un libro politicamente assai impegnativo: “Missili e Mafia”
dedicato al sacrificio di Pio.
Evidentemente, non ci conoscevano e giustamente vigilavano. In
qualche occasione ufficiale, avevo incontrato il giudice, ma- pur sapendo che
stava seguendo l’inchiesta sull’omicidio La
Torre- Di Salvo- mi ero limitato a un
saluto, poiché ero (sono) per una separazione netta tra attività politica e
giudiziaria, per evitare ogni commistione.
Ora eccolo qui, a pranzo, nella piccola sala di un ottimo
ristorante di cucina siciliana. Quel clima inquieto non ci faceva… assaporare
le gustose pietanze.
Mi alzai, con un largo sorriso rassicurante, e mi presentai al
dottor Falcone. Scambiammo poche frasi di circostanza. Poi gli chiesi se avesse
visto il nostro libro.
Lui mi rispose: “Visto! L’abbiamo letto con molta
attenzione” (intendeva nel pool). “Però - caro onorevole- voi siete politici,
giornalisti e potete esprimere, scrivere quel che pensate. Ma noi siamo
magistrati e abbiamo l’onere della prova…Il libro è interessante, ma
l’inchiesta è un’altra cosa.”
Effettivamente, così era. Ci lasciammo con una cordiale stretta
di mano e tornammo- più distesi- ai nostri squisiti contorni di melanzane.
Non me lo disse (e nemmeno io glielo chiesi), ma sapevamo
che per gli inquirenti il “punto critico” del nostro libro era la parte
relativa alle connessioni internazionali dell’omicidio (missili di Comiso e
altro). Materia complessa, delicatissima, fatti e ipotesi difficili da
riscontrare che, se mal trattate, potevano portare il processo nelle sabbie
mobili.
Infatti, tali aspetti non furono presenti nelle carte della
procura, ma solo accennati nel dibattimento soprattutto dai legali delle parti
civili. Per la verità? Dovremo aspettare “altre carte”!
(Agostino Spataro)
27 marzo 2017