A ben pensarci, lo stile messicano è più naturale, è più a
misura d’uomo. Fra un sano lentore e una stressante frenesia, una mente sana
sceglierebbe il primo. Del resto, i messicani provengono da grandi e sontuose
civiltà.(Agostino Spataro in "I giardini della nobile brigata")
Dal 1° al 30 novembre 2016, Agostino Spataro,
direttore di “Informazioni dal Mediterraneo” (www.infomedi.it),
già membro delle commissioni Affari Esteri e Difesa della Camera dei Deputati,
ha compiuto un viaggio in Messico dove ha preso parte a diverse iniziative di
dibattito politico e culturale.
COLLOQUIO INTERNAZIONALE
Su invito dell’Instituto de Ciencias Sociales
y Humanidades “Alfonso Vélez Pliego”, della Benemerita universidad autonoma de
Puebla (Buap), ha partecipato, come relatore, al Colloquio
internazionale, svoltosi a Puebla il 7-8 novembre, sul tema:
“Scenari attuali dei governi progressisti in
America Latina: fine del ciclo?”
Nella
relazione presentata (“Problemi della sinistra in Europa e in America Latina”) si rileva,
fra l’altro, "il grande valore
dell’esperienza di alcuni Paesi latino-americani che ha saputo:
- contrastare il neoliberismo dilagante con
azioni di lotta e progetti mirati a recuperare, a fissare un’identità politica,
etnica e culturale, a dimensione continentale;
- offrire risposte sociali forti, inclusive
alla massa dei lavoratori, a centinaia di milioni di poveri;
- indicare una prospettiva economica
auto-centrata alle forze sane della cooperazione e dell’imprenditoria;
- assicurare dignità e sovranità agli Stati
nel quadro delle nuove istituzioni regionali, sovranazionali.
In poche parole: ci è parso che lo sforzo
intrapreso in diversi Paesi latinoamericani guidati, con alterne fortune, da
schieramenti progressisti e di sinistra (dal Brasile all’Argentina,
dall’Uruguay al Cile, dall’Ecuador al Venezuela, dalla Bolivia al Nicaragua,
ecc), sia riuscito a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, delle
masse povere e delle popolazioni indigene.
La novità sta anche nel fatto che tale
trasformazione è avvenuta con il consenso elettorale, nel vivo di una rinascita
democratica.
Una grande lezione, politica e morale, che le
forze di progresso hanno dato alla destra, alle oligarchie internazionali che
in America latina hanno spesso favorito, imposto regimi illiberali e
antisociali e sanguinose dittature militari.
Insomma, una nuova Liberazione, dopo quella
dal colonialismo e dalle dittature militari oppressive.
Così a noi è apparsa la vostra realtà durante
le ultime due decadi: un moto di popoli e di culture, felicemente in
controtendenza…”
Fine del ciclo? Non sarebbe un dramma
poiché chiuso un ciclo se ne apre un altro! Speriamo migliore del precedente.
A mio avviso, la questione che si pone alla
sinistra, ai movimenti progressisti latino- americani non è quella di piangere
sul ciclo concluso, ma di pensare a prepararne, organizzarne uno nuovo,
coinvolgendo tutte le forze disponibili.
Consapevoli che per spezzare il fronte
avversario si devono cercare nuovi alleati con i quali condividere lotte e
sacrifici, ma anche i programmi e le responsabilità di governo.
Aprirsi agli altri e non barricarsi dietro
parole d’ordine non sempre comprensibili e mobilitanti come mi sembra quella
del “socialismo del XXI° secolo” lanciata dai dirigenti chavisti del Venezuela.
Affascinante, ma poco mobilitante, quella
parola d’ordine visto che i problemi attuali, più urgenti sono l’attacco
virulento della destra, l'emergenza politica e il rifornimento alimentare della
popolazione.
Veduta parziale dei partecipanti al Colloquio int.le di Puebla |
In Europa la sinistra, storicamente forte
soprattutto in Italia, Francia e Spagna, è crollata insieme al “muro” per
implosione o perché fagocitata dal canto delle sirene del neoliberismo asociale
e corruttore.
La liquidazione dei partiti di massa sia
d’ispirazione marxista ma anche (demo)cristiana, il ridimensionamento del
ruolo, della forza dei sindacati erano il presupposto necessario per consentire
al neoliberismo di avere le mani libere nella destrutturazione, a suo favore,
delle economie e delle stesse società.
Anche la sinistra “riformista”,
socialdemocratica, quella – per intenderci- che si riconosce nella
“internazionale socialista”, è stata ridimensionata, addomesticata e posta al
servizio della finanza e del grande capitale speculativo.
A questa
specie di sinistra, cui sono stati cambiati i connotati politici tradizionali,
sono state affidate importanti funzioni di
governo per fare il “lavoro sporco” che alla destra risulterebbe difficile
fare.
Una
funzione innaturale, perversa, tanto da far dire che in Europa c’è una
“sinistra” che governa per conto della destra.
E’ questo il caso dei vari partiti socialisti,
socialdemocratici, laburisti che hanno governato in Spagna, in Gran Bretagna,
in Germania e oggi in Francia e in Italia.
Purtroppo, temiamo che a questa lista si possa
aggiungere, involontariamente, anche Syriza in Grecia…
Le conseguenze di tale stravolgimento sono
sotto gli occhi di tutti e si materializzano sotto forma di una precarietà
diffusa e di un attacco senza precedenti ai diritti sociali e al potere
contrattuale dei lavoratori, alla scuola e alla sanità pubbliche, allo stato
sociale (“welfar”).
La disoccupazione, in particolare giovanile,
ha raggiunto punte davvero inaudite e inaccettabili. Un attacco spietato di
fronte al quale i lavoratori, i giovani sono lasciati, praticamente, soli,
divisi, disorientati, impauriti.
Non ci sono partiti, sindacati, forze
intellettuali disposti a difendere i loro diritti acquisiti negli anni del
dopoguerra e di progettare un futuro diverso, alternativo a quello programmato
dal neoliberismo…
Soprattutto,
nei paesi del sud-Europa crescono disoccupazione e povertà, emigrazione legale
(in uscita) e immigrazione clandestina (in entrata). Con un allarmante saldo
negativo specie per l’Italia dove, nei giorni scorsi, per la prima volta, il
numero dei nuovi emigrati italiani in Europa e nel mondo ha superato il numero
degli immigrati (irregolari) arrivati in Italia.
Tuttavia, non tutto è perduto. Esiste una
sinistra dispersa, piuttosto diffusa, potenziale direi, che cerca nuovi punti
di riferimento per organizzarsi, per proiettarsi nel futuro come forza
alternativa.
La nuova sinistra deve darsi un orizzonte
ampio, realistico, unitario. Da soli nessuno può farcela…
Utopia? No. Solo la speranza di una grande
lotta coordinata a livello mondiale e supportata da un nuovo pensiero...
(Testo
completo in: http://montefamoso.blogspot.it/2016/10/per-ricominciare.html)
(Da sin. Carlos Figueroa Ibarra, Francisco Vélez Pliego,
Agostino Spataro, Giuseppe Lo Brutto, Hugo Moreno)
|
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
Nel corso del “Coloquio”, nel salone de la Aduana Vieja di
Puebla, è stato presentato il libro di Giuseppe Lo Brutto e di Agostino Spataro:
“Siglo XXI- La economia
del terror?- America Latina, Mediterraneo y Oriente Medio en un mundo in
crisi”- Ediciones “E y C”, Città del Messico, giugno 2016.
Ne hanno discusso il dr. Francisco Velez
Pliego, direttore de l’Instituto de Ciences Sociales y Humanidades; il prof.
Carlos Figueroa Ibarra, il dr. Hugo Moreno e i due autori i quali, rispondendo
alle numerose domande del pubblico, hanno svolto alcune considerazioni sulla
realtà delle due importanti regioni del mondo prese in esame e sulle ipotesi proposte
per garantire la pace e il progresso condiviso.
La politica estera è sempre più “militarizzata”. La soluzione
dei conflitti non è più affidata a quel mastodonte semifallito che è l’Onu, ma
a interventi militari, falsamente definiti “umani-tari”, nei quali sono
impiegati nuovi, sofisticati sistemi d’arma,
missili e proiettili di un’efficacia terrificante.
L’ultimo arrivato sulla scena bellica è il “drone”: un vettore
senza pilota destinato a cambiare le dinamiche, i canoni della guerra
tradizionale perfino nei suoi più abietti aspetti umani.
Un’arma ad alto contenuto tecnologico, asettica, immorale e,
anche, imprecisa che vorrebbe essere una risposta alla micidiale (e altrettanto
immorale) arma umana costituita dal terrorista kamikaze che si fa esplodere fra
la gente innocente.
Ai “caschi blu” sono subentrati i moderni eserciti
professionalizzati, le nuove “compagnie di ventura” (contractors”) che hanno
fatto della guerra il loro lucroso mestiere.
I principali obiettivi sono il petrolio e altre materie prime
strategiche. Per rendersene conto basterebbe fare una comparazione fra guerre e
riserve d’idrocarburi, osservare la geopolitica dei conflitti che vede ai
vertici della lista quasi tutti i primi 10 paesi detentori di riserve
petrolifere.
PRESENTAZIONE DEL LIBRO ALLA ESCUELA LIBRE DE DERECHO
Il 10 novembre, il libro è stato presentato nell’Aula Magna della Escuela Libre de Derecho di Puebla, una prestigiosa Università privata a indirizzo giurisprudenziale.
A presentarlo, a un vasto pubblico di docenti
e di studenti, sono stati il giurista dr. Felix Noé Avila e il prof. Roberto
Mendoza Zarate, direttore di Licenziatura.
I due autori hanno illustrato le linee
essenziali del libro e le connessioni esistenti fra la realtà dell’America
Latina e quella del Mediterraneo e del Medio Oriente oggi indicata con la denominazione di “regione Mena”).
Da sin. G. Lo Brutto, A. Spataro, dr. Felix Noé Avila, prof. Roberto Mendoza Zarate |
Da
tempo, le due regioni sono sotto pressione terroristica, militare e golpista
per l’ appropriazione da parte delle multinazionali occidentali (ma anche degli
organismi di cooperazione cinesi) delle loro enormi risorse materiali
(idrocarburi, acqua, terre, minerali, ecc).
L’obiettivo è l’accaparramento delle materie prime tradizionali,
in particolare energetiche. Da qui, le guerre e la corsa oggi estesa alle
“materie prime rare” (quali: rame, uranio, litio, platino, oro, diamanti,
manganese, alluminio, ecc) necessarie per alimentare lo sviluppo dei settori
tecnologici più avanzati (telefonia satellitare, comunicazioni, conduttori,
media, fotografia, computer, ecc).
Per altro, con l’entrata in campo delle nuove potenze
industriali del terzo mondo (i Brics ossia Brasile, Russia, India, Cina e
Sud-Africa) il fabbisogno totale di materie prime è in crescita espo-nenziale,
provocando un’intensificazione della corsa per l’accaparramento.
Le grandi catene multinazionali non vanno tanto per il sottile:
intrigano, corrompono e quando non riescono a spuntarla con tali metodi,
attizzano le guerre civili, tribali, religiose, i terrorismi di ogni colore,
invocano l’intervento degli eserciti della “madrepatria”.
Sono sorti, così, potenti gruppi di pressione, lobby con il
compito d’indurre i governi ad agire, anche mediante l’intervento militare, per
assicurarsi gli stock necessari.
Questa è la natura delle famose “sfide” della competizione
globale per l’accaparramento delle materie prime e dei mercati. Ovviamente,
tra i competitori esistono differenze di metodo e anche di qualità del potere.
Ad esempio, fra il sistema cinese e quello occidentale c’è una
differenza sostanziale di natura politica ossia che al comando della Cina c’è
una “testa politica” che, per quanto autoritaria, ha una visione più ampia,
mentre in Occidente domina “una testa finanziaria” con una visione
particolaristica, privatistica, erroneamente convinta che più alti saranno i
suoi profitti, leciti e illeciti, più diffuso sarà il benessere dei popoli.
La crisi che oggi investe l’Occidente è anche una spia evidente
dell’incapacità della finanza di gestire il potere economico e politico di cui
si è impossessata. Il predominio dei banchieri e dei grandi speculatori si è
dimostrato inadatto al governo degli Stati e delle nazioni e rischia di portare
al disastro l’umanità.
Veduta dell’Aula Magna della Escuela Libre de Derecho, durante la presentazione. |
PRESENTAZIONE DEL LIBRO A CITTA’ DEL MESSICO
Il 16 novembre, nella prestigiosa sede dell’Instituto
mexicano para la Justicia,
il prof. Paolo Pagliai, direttore dell’Alta Escuela para la Justicia, ha presentato
il libro a un pubblico attento e variegato che ha posto diverse domande ai due
autori.
In particolare, sono stati sottolineati i fenomeni
migratori che interessano l’America latina e la regione Mena (Medio oriente e
nord Africa) che vedono il Messico come principale porta di sbocco dei flussi
diretti verso gli Stati Uniti d’America e il Canada e alcuni paesi del
Sud-Europa (Italia, Grecia e Spagna, oltre che Turchia) verso l’Europa
centro-settentrionale.
Movimenti migratori imponenti, epocali che hanno, ampiamente,
superato il limite emergenziale e si configurano come un altro punto cardine
della nuova strategia neo-liberista che,
invece di aiutare il terzo e quarto mondo a svilupparsi nella pace, ha deciso
di “importare” questi due mondi nel primo. Ciclicamente, si sono registrati
migrazioni, anche massicce e segnate da irregolarità.
Nell’ultimo secolo, le migrazioni sono avvenute, in gran parte
regolarmente (addirittura contrattate fra gli Stati e regolate dal famoso “atto
di richiamo”) e orientate verso paesi
caratterizzati da economie in forte sviluppo quali centro-nord europeo e le
Americhe.
Oggi, invece, s’incoraggiano le partenze clandestine (gestite
dalla criminalità e dal malaffare politico) verso realtà in crisi, addirittura
in recessione, come sono diversi paesi dell’Europa del sud e anche del centro.
Gli strateghi occulti stanno facendo un “uso” eccessivo delle migrazioni per
raggiungere almeno due obiettivi:
1°) “svuotare” i paesi d’origine delle forze più giovani
(potenzialmente ribelli) e avere così, con la complicità di governi corrotti e
imbelli, le mani libere di fare e disfare le cose, di condizionare, sfruttare
la loro situazione economica;
2°) stravolgere, deregolamentare, condizionare i “mercati” del lavoro
dei paesi occidentali, creando una formidabile“riserva”di manodopera a basso
costo (spesso a nero) per rimpiazzare e/o condizionare i lavoratori dei paesi
d’accoglienza.
Un gioco ormai chiaro che si vuole occultare diffondendo a piene
mani il pietismo (la pietà che loro non hanno), infondendo nei cittadini molti
sensi di colpa (per colpe che non hanno).
Il fenomeno migratorio ha acquistato dimensioni caotiche,
incontrollate e non risparmia neanche i principali Paesi petroliferi, alcuni
dei quali (Nigeria, Iraq, Algeria, Messico, ecc) figurano ai primi posti della
graduatoria mondiale per riserve e/o produzioni e per emigrazione…
In realtà, il liberismo si sta dimostrando incapace di governare
le economie e gli Stati
Alla sua prima uscita in pubblico, questo neo capitalismo,
liberista solo a parole giacché i conti dei suoi disastri li continua a
scaricare sui bilanci degli Stati e dei cittadini (vedi crisi delle borse in
Usa, crisi finanziaria greca, ecc.), non è stato all’altezza dei compiti derivati
dai processi da esso stesso generati.
Questa è la verità o se si preferisce la sorprendente novità: il
neoliberismo è un disastro in campo politico e anche nei campi di sua
pertinenza della finanza e dell’economia.
Le banche, le borse valori, le società di rating, i manager e i
consulenti prezzolati, le teste d’uovo avevano promesso il paradiso in terra,
un “nuovo ordine internazionale” più giusto e più equo. Invece, ci ritroviamo
con un mondo in disordine e segnato da nuove ingiustizie e disuguaglianze, da
mortali pericoli per l’ambiente, per la vita sul pianeta.
UN
CORDIALE INCONTRO CON L’AMBASCIATORE ITALIANO IN MESSICO
Il 28
novembre, a conclusione del viaggio, Agostino Spataro è stato, cortesemente,
ricevuto dall’ambasciatore Luigi Maccotta presso la Residenza per un saluto
e per uno scambio d’impressioni e di opinioni sulla realtà messicana.
L’ambasciatore,
da poco insediatosi nella importante sede della missione italiana in Messico,
si è mostrato assai disponibile e desideroso di svolgere al meglio il suo delicato ruolo
in questo Paese nel quale l’Italia
realizza un’importante presenza economica e commerciale e buoni rapporti politici e di cooperazione culturale,
professionale.
In Messico è presente una folta comunità italiana, diffusa su tutto il territorio, che opera in vari settori: dalle Università alle professioni, dalle arti all’agricoltura, al turismo, ecc.
Una realtà viva, pienamente inserità nei settori di competenza, come ho potuto costatare parte-cipando (il 29 novembre) al primo convegno dei ricercatori italiani in Messico, promosso dall’Istituto italiano di cultura, per coordinare e supportare tali presenze e progettualità.
In Messico è presente una folta comunità italiana, diffusa su tutto il territorio, che opera in vari settori: dalle Università alle professioni, dalle arti all’agricoltura, al turismo, ecc.
Una realtà viva, pienamente inserità nei settori di competenza, come ho potuto costatare parte-cipando (il 29 novembre) al primo convegno dei ricercatori italiani in Messico, promosso dall’Istituto italiano di cultura, per coordinare e supportare tali presenze e progettualità.
P.S.
Dal 19 al 25 novembre ho visitato alcune comunità indigene, città e monumenti
del periodo maya dello Stato del Chiapas.
Chi cerca il “paradiso” qui lo trova. Una meraviglia di natura incontaminata, di bellezze straor-dinarie e di buone maniere che merita un'apposita nota che spero di scrivere appena possibile.
Intanto accontentativi di alcune mie foto. (a.s.)
Chi cerca il “paradiso” qui lo trova. Una meraviglia di natura incontaminata, di bellezze straor-dinarie e di buone maniere che merita un'apposita nota che spero di scrivere appena possibile.
Intanto accontentativi di alcune mie foto. (a.s.)
Chiapas, Laguna la Ca(g)nada, lago Aqua tinta |
Chiapas, cascata Chiflon |
Villahermosa, pappagalli |
Sulle rive del rio Cedros |
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