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di Agostino Spataro
La comunità internazionale ha respinto
l’improvvida decisione del presidente Donald Trump di ordinare il
trasferimento dell'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme che, di fatto,
avalla la scelta adottata dai governanti israeliani, unilateralmente e in
difformità delle deliberazioni dell’Onu, di proclamare la "Città
Santa" delle tre religioni capitale dello stato d’Israele.
Tale scelta é giudicata preoccupante, inopportuna sul
terreno politico per le conseguenze gravissime che può determinare (che sta già
determinando) sul piano della convivenza e della sicurezza fra i popoli
palestinese e israeliano e gli altri della regione e, soprattutto,
perché lede lo spirito e la lettera delle diverse risoluzioni dell’ONU a
riguardo. Appare chiarissimo che tale forzatura introduce un ulteriore elemento
di destabilizzazione nella martoriata regione mediorientale e mediterranea.
Bene, dunque, hanno fatto i governi europei e,
fra questi anche il governo italiano e il Vaticano, a manifestare contrarietà
verso tale decisione e a ribadire il rispetto per le risoluzioni dell'Onu e per
i diritti nazionali del popolo palestinese e quelli delle altre due religioni
(cristiana e islamica) che considerano “luogo santo” la città di Gerusalemme.
I sottostanti materiali (estratti da una
pubblicazione ufficiale delle Nazioni Unite) evidenziano, con estrema
chiarezza, lo status di “corpo separato”, sotto regime internazionale speciale,
della città che non può essere alterato da alcuna decisione unilaterale e al di
fuori dell’ambito ONU.
Tale assunto è sempre in vigore, non essendo
stato mai revocato dalle Nazioni Unite.
Purtroppo, non è questa la prima volta che vengono
aggirate, violate le risoluzioni in materia.
In primo luogo da Israele che,
paradossalmente- come si potrà rilevare dalla sottostante lista- può vantare un
doppio primato: quello di essere il primo Stato al mondo creato dalle Nazioni
Unite ed il primo nella graduatoria degli Stati che più disattendono le decisioni
dell’ONU.
Come dire: il figlio che non rispetta le
decisioni della madre (Onu) che lo ha generato!
Non è superfluo ricordare che l’Onu, nonostante
l’indebolimento provocato dall’unilateralismo israeliano e statunitense,
praticato da vari presidenti Usa (da Reagan in poi), resta l’unica fonte,
universalmente riconosciuta, della legalità internazionale.
Qualsiasi governo è tenuto a osservare le sue decisioni e
raccomandazioni.
Chi non le osserva si mette fuori della
legalità internazionale.
A maggior ragione dovrebbe osservarle Israele, uno Stato
che è figlio diretto di una decisione dell’Onu. Ma, così non è stato e non è.
Soprattutto nella gestione dei suoi difficili rapporti con i popoli e gli Stati
vicini (Palestinesi, Siria, Libano, Giordania).
Per chi desidera documentarsi sulle principali violazioni
israeliane a riguardo può consultare la vasta documentazione prodotta dalle
Nazioni Unite e da altri organismi internazionali.
Per agevolarne l’approccio, segnaliamo i passaggi più
significativi di un documento elaborato e diffuso dall’Onu (“Le statut de Jérusalem”, New York, 1997) che ricostruisce (fino all’anno della
pubblicazione) l’exursus storico e politico della questione di
Gerusalemme:
Pag. 1: Un regime internazionale speciale per
Gerusalemme
“L’Onu, che tende a dare una soluzione
permanente al conflitto (arabo-israeliano n.d.r.), adotta nel 1947 un piano di
spartizione della Palestina che prevede la divisione della Palestina in uno
Stato arabo e uno Stato ebraico e la costituzione della città di Gerusalemme
in corpus separatum sotto regime internazionale speciale,
amministrata dal consiglio di tutela dell’Onu.”
Pag. 2: La comunità internazionale considera nulla
l’annessione della “Città santa”
“Dopo la guerra del 1967, Israele
s’impadronisce di Gerusalemme - est (settore arabo n.d.r.) e dei territori palestinesi e fa sparire la
linea di demarcazione fra i settori est e ovest…Israele che ha già annesso
Gerusalemme – est, proclama, nel 1980, “Gerusalemme intera e riunificata la
capitale d’Israele”…
“Tuttavia, la pretesa israeliana su
Gerusalemme non è riconosciuta dalla comunità internazionale che condanna
l’acquisizione dei territori mediante la guerra e considera come nullo e non
avvenuto ogni cambiamento sul terreno”.
Pag. 9: Gli arabi disposti ad
accettare il regime internazionale su Gerusalemme
“La commissione di conciliazione (di cui alla
risoluzione n. 194 adottata dall’Assemblea generale dell’Onu l’11 dicembre
1948) fa sapere che le delegazioni arabe erano, nell’insieme, pronte a
accettare il principio di un regime internazionale per la regione di
Gerusalemme a condizione che l’Onu ne garantisse la stabilità e la permanenza.
Israele, dal suo lato, riconoscendo che la Commissione è
legata alla risoluzione 914 dell’Assemblea generale, dichiara che non può
accettare senza riserve che i Luoghi santi siano posti sotto un regime
internazionale o sottomessi a un controllo internazionale.”
Pag. 11: Gerusalemme, corpus
separatum
“…l’Assemblea generale (dell’Onu ndr)
riafferma le disposizioni del piano di ripartizione secondo il quale
Gerusalemme sarà un corpus separatum amministrato
dalle Nazioni Unite, l’Assemblea invita il Consiglio di tutela a concludere la
messa a punto dello Statuto di Gerusalemme…e chiede agli Stati interessati
d’impegnarsi formalmente a conformarsi alle disposizioni della risoluzione…(n.
333)”
Pag. 12: Dayan, occupa
Gerusalemme
Il generale Moshe Dayan, vincitore della
guerra lampo detta dei “sei giorni” dichiara il 7 giugno 1967: “le forze armate
israeliane hanno liberato Gerusalemme. Noi abbiamo riunificato questa città
divisa, capitale d’Israele. Siamo rivenuti nella Città santa e non ce ne
andremo più”
Pag. 13: le autorità d’occupazione sciolgono il
consiglio municipale di Gerusalemme est
“Secondo un rapporto
di M. Thalmann, (rappresentante personale del segretario generale
dell’Onu per Gerusalemme) il 29
giugno 1967 un ordine della difesa militare (israeliana ndr) ha sciolto il Consiglio municipale composto di 12
membri che assicura la gestione di Gerusalemme - est sotto l’amministrazione
giordana…Il Consiglio municipale di Gerusalemme - ovest, composto da 21 membri
tutti israeliani, assorbe il vecchio consiglio, il personale tecnico arabo del
municipio di Gerusalemme - est viene incorporato nei servizi corrispondenti della
nuova amministrazione.”
Pag. 15: la Knesset proclama Gerusalemme
riunificata capitale d’Israele
“Il 29 luglio 1980,
malgrado l’opposizione della comunità internazionale, la Knesset (parlamento
israeliano ndr) adotta la “Legge
fondamentale” su Gerusalemme che proclama Gerusalemme, intera e riunificata,
capitale d’Israele, sede della presidenza, della Knesset, del governo e della
Corte suprema.”
Pag. 20: nuove colonie ebraiche nelle terre dei
palestinesi
“Si apprende che la gran parte dei beni
palestinesi di Gerusalemme - est e dei dintorni è stata sottratta dalle
autorità israeliane (mediante espropri e confische) in cinque tappe:
Gennaio 1968, circa 400 ettari nel quartiere
Sheikh Jarrah dove vengono impiantate le prime colonie ebraiche per un totale
di 20.000 persone;
Agosto 1970, circa 1.400 ettari in favore
delle colonie di Ramat, Talpiot-est, Gilo e Neve Ya’acov dove vivono
attualmente circa 101.000 ebrei;
Marzo 1980, circa 440 ettari destinati
all’impianto della colonia di Pisgat Ze’ev destinata ad accogliere 50.000
ebrei;
Aprile 1991, circa 188 ettari per la
realizzazione della colonia di Har Homa per un totale di 9.000 appartamenti;
Aprile 1992, circa 200 ettari sono
destinati alla creazione della nuova colonia di Ramat Shu’fat per un totale di 2.100
nuovi appartamenti.
Pag. 27: il Consiglio di sicurezza dell’Onu esige
il ritiro d’Israele dai territori occupati
“Nella famosa risoluzione n. 242 del 22
novembre 1967, il Consiglio di sicurezza dell’Onu… sottolinea l’inammissibilità
dell’acquisizione di territori mediante la guerra e afferma che il rispetto dei
principi della Carta delle Nazioni Unite esige il ritiro delle forze armate
israeliane dai territori occupati e il rispetto della sovranità, dell’integrità
e dell’indipendenza politica di ogni Stato della regione.”
Pag. 28: Israele non applica la Convenzione di
Ginevra
“Israele non ha riconosciuto l’applicabilità
della Convenzione di Ginevra ai territori occupati dopo il 1967 col pretesto
che non esiste alcuna sovranità legittima su questi territori dopo la fine del
mandato britannico…”
“Il Consiglio
di sicurezza nel 1979 ribadisce che la quarta Convenzione di Ginevra era
applicabile ai territori arabi occupati da Israele dopo il 1967, compresa
Gerusalemme…La decisione presa da Israele nel 1980 di promulgare una legge per
l’annessione ufficiale di Gerusalemme est e che proclama la città unificata
come capitale d’Israele è stata fermamente respinta non solo dal Consiglio di
sicurezza e dall’Assemblea generale dell’Onu, ma anche da diverse organizzazioni.
Pag. 30: l’Europa riconosce il diritto dei
palestinesi all’autodeterminazione
“I Paesi europei
hanno avanzato proposte che riconoscono il diritto all’autodeterminazione del
popolo palestinese; essi hanno sottolineato che non accettano “alcuna
iniziativa unilaterale che ha lo scopo di mutare lo statuto di Gerusalemme” e
che “ ogni accordo sullo statuto della città dovrà garantire il diritto di
libero accesso per tutti ai Luoghi santi”
(Dichiarazione di Venezia del 13 giugno 1980 dei vertice
dei Capi di stato e di governo della Cee)
Pag. 31: l’OLP, dichiara l’indipendenza della Palestina
e riconosce lo stato d’Israele
Nel 1988, dopo la decisione della Giordania di
rompere i suoi legami giuridici e amministrativi con la Cisgiordania, il
Consiglio nazionale palestinese (Parlamento palestinese in esilio) ha adottato la Dichiarazione d’indipendenza
e pubblicato un comunicato politico dove dichiara di accettare la risoluzione n.181 dell’Assemblea generale
dell’Onu (sulla divisione del territorio ndr) e la risoluzione n. 242 (del 1967) del Consiglio di
sicurezza e proclama “la nascita dello Stato di Palestina sulla terra
palestinese, con capitale Gerusalemme”
Pag. 33: il consiglio di sicurezza chiede a
Israele di smantellare le colonie
“La risoluzione n. 465 del 1 marzo 1980
contiene la dichiarazione più dura che il Consiglio disicurezza ha adottato
sulla questione delle colonie di popolamento. In questa dichiarazione, il
Consiglio deplora vivamente il fatto che Israele ha rigettato le sue
risoluzioni precedenti e rifiutato di cooperare con la Commissione (
Onu)…
Il Consiglio qualifica la politica e le
pratiche volte a impiantare nuove colonie di popolamento una “violazione
flagrante” della quarta Convenzione di Ginevra e dice che sono “un grave ostacolo”
all’instaurazione della pace in Medio Oriente; chiede al governo e al
popolo israeliani di revocare le misure prese, di smantellare le colonie
esistenti e di cessare subito ogni attività di
colonizzazione. Chiede anche a tutti gli Stati di non fornire a Israele
alcuna assistenza che sarà utilizzata specificamente per le colonie di
popolamento dei territori occupati”.
(Se può interessare, segnalo il sottostante articolo dove si parla di un
titolo di “Re di Gerusalemme”, associato a quello di “re di Sicilia”, entrambi, ancora oggi, rivendicati dagli eredi di Federico II di Svevia e di Casa Savoia:
http://www.ticinolive.ch/2014/11/17/gerusalemma-santita-conflitto-agostino-spataro/
http://www.ticinolive.ch/2014/11/17/gerusalemma-santita-conflitto-agostino-spataro/
Verdaderamente insensata la decisión de Trump. Pone en riesgo la frágil estabilidad la zona e incorpora un nuevo tema a las fricciones internacionales existentes entre Este-Oeste y Norte-Sur. ¿Todo por una absurda necesidad de revitalizar su triste imagen al interior de los EEUU y soslayar responsabilidades electorales?
RispondiEliminaCondivido la tua opinione. Con i migliori Auguri per le prossime festività.as
RispondiEliminaRingrazio e condivido appieno. E' tempo di giustizia e libertà in Palestina.
RispondiEliminaAnwar