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di Agostino Spataro de Italia
(*)
... Per
identificare Gesù, un predicatore famosissimo che parlava e operava miracoli
davanti a migliaia di persone, non era necessario che Giuda lo indicasse (col
famoso bacio) agli sgherri venuti ad arrestarlo…
1… Nei prossimi giorni, i riti della
"via crucis" rievocheranno il sacrificio del Cristo e il dramma
umano di Giuda, suo apostolo, che secondo i canoni ecclesiastici e la
tradizione popolare fu il traditore di Gesù. Traditore per antonomasia, si
potrebbe dire. Giacché il nome dell'iscariota
è divenuto sinonimo del più vile misfatto.
Nelle culture retrograde e/o infarcite d’illegalità, talvolta viene assunto in maniera estensiva per bollare di "tradimento" perfino un atto di dovere civico e/o di dissociazione dal male.
"Giuda", infatti, può essere anche colui che denuncia un reato, un abuso, un "pentito" di mafia,
un politico che si allontana da un capo corrotto, ecc. In questo caso, attribuendo, indirettamente, un ruolo, addirittura, divino a un malvivente.
Ma Giuda fu veramente un
traditore o lo specchio di Gesù?
Al terribile dilemma cerca di
rispondere il teologo svedese Nils Runeberg
(inventato da Jorge Luis Borges in “Finzioni”, Einaudi,
2004), il quale, nel suo libro “Kristus och Judas”, degli inizi del 1904,
s’incaricò di dare una risposta, coraggiosa quanto scandalosa, propendendo
per il secondo attributo. Una questione complessa che il celebre scrittore
argentino pone al centro del suo saggio, un po' presago, giungendo,
addirittura, ad asserire che "non una sola, ma tutte le cose che la
tradizione attribuisce a Giuda Iscariota sono false".
Com'era prevedibile, Runeberg -
che Borges assicura essere "profondamente religioso " e membro
dell'Unione evangelica nazionale- sarà sconfessato e bollato d'eresia dai
rappresentanti di tutte le confessioni cristiane che consideravano
intollerabili le sue teorie.
Giuda fu condannato alla
dannazione eterna o può essere “recuperato”?
Anche su tale interrogativo il
dibattito è aperto all’interno della Chiesa. Nel dicembre 2016, un altro
eminente argentino, Papa Francesco, parlando di Giuda non lo ha definito
“traditore”, dannato, ma “una pecora smarrita”, una sorta di fratello confuso: “Poveretto!
Poveretto questo fratello Giuda come lo chiamava don Mazzolari, in quel
sermone tanto bello: “Fratello Giuda, cosa succede nel tuo cuore?”
(in: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2016/documents/papa-francesco-cotidie_20161206_giuda-e-pecora-smarrita.html)
2… Probabilmente, Runeberg/Borges giunse sull'orlo della verità e da lì discese- come fanno in pochi- nell'abisso dove vanno a morire le verità più temibili, inconfessabili.
E qui mi fermo, poiché su tali, intricate questioni non intendo addentrarmi per incompetenza, e perché non desidero parteggiare per l'una tesi o per l'altra, entrambe frutto della finzione, della fervida immaginazione di Borges. Da lettore del saggio borgesiano, segnalo soltanto alcuni spunti che, se non altro, hanno il merito di conferire dignità intellettuale a una visione inedita che, andando controcorrente, ha osato sfidare l'anatema. Pur con il rispetto dovuto al genuino sentimento di religiosità popolare, l'argomento, per nulla blasfemo, merita considerazione quantomeno per l'attualità acquisita dopo la pubblicazione, nel 2005, da parte di National Geographic, del cosiddetto "Vangelo di Giuda " ossia la traduzione del papiro, in lingua coopta, ritrovato in Egitto negli anni '70.
Ma cerchiamo di seguire il
ragionamento del (finto) teologo svedese il quale, incalzato da diverse, convergenti condanne d'eresia, fu costretto a riscrivere il libro per ben tre
volte, senza tuttavia abiurare alla sua tesi di fondo.
In primis, egli rileva "la
superfluità" del tradimento di Giuda, poiché per identificare Gesù, un
predicatore famosissimo che parlava e operava miracoli davanti a migliaia di
persone, non era necessario che un apostolo lo indicasse (col famoso bacio)
agli sgherri venuti ad arrestarlo. Osservazione logica che non
fa una grinza. Tuttavia- prosegue Runeberg/Borges - il fatto è accaduto e non
fu dovuto a mera causalità (inammissibile nella Scrittura), ma " fu cosa
prestabilita, e che ebbe il suo luogo misterioso nell'economia della redenzione".
3… La tesi che giustifica l'incomprensibile
accadimento è quella che, il Verbo, incarnandosi, "passò dall'eternità
alla storia, dalla felicità senza limiti alla mutazione e alla morte e che
per rispondere a tanto sacrificio era necessario che un uomo, in
rappresentanza di tutti gli uomini, facesse un sacrificio condegno".
Ecco, dunque, chiarito l'enigma
di Giuda Iscariota che l’autore così spiega: egli fu l'unico, tra gli
apostoli, a intuire la tremenda missione di Gesù e, da buon discepolo, decise
di tradire il suo Maes-tro, abbassandosi alla condizione di delatore e
incassando i trenta denari, il prezzo del tradimento, per annichilirsi a
livello del peggiore malfattore e così meritarsi la più grande
riprovazione.
Giuda "agì con gigantesca umiltà;
si stimò indegno d'esser buono, mortificò il suo spirito. Premeditò con
lucidità terribile le sue colpe e scelse quelle cui non visita alcuna virtù:
l'abuso di fiducia e la delazione. Giuda cercò l'inferno, perché la felicità
del Signore gli bastava. Pensò che la felicità, come il bene, è un attributo
divino, che non debbono usurpare gli uomini ".
Runeberg/Borges
estremizzò la sua visione fino a identificare Giuda come specchio di
Cristo. Per quanto possa apparire assurda, la riportiamo, in estrema sintesi
e sulla base del racconto che ne fa Borges: “Dio, per salvarci, avrebbe
potuto scegliere uno qualunque dei destini che tramano la perplessa rete
della storia; avrebbe potuto essere Alessandro o Pitagora o Rurik o Gesù;
scelse un destino infimo: fu Giuda".
Giuda, dunque, l'incompreso, il
Dio sconosciuto. Non a caso il libro di Runeberg si apre con una epigrafe, da
Borges definita "perfida", che altro non è che un versetto del
Vangelo di Giovanni: "Nel mondo era, e il mondo fu fatto per lui, e il
mondo non lo conobbe".
(Agostino Spataro)
(*)Tratto da un
articolo pubblicato in un periodico argentino: http://palermotour.com.ar/Noticias_2010/noticia_227_judas.htm
PS. Quando non
diversamente indicato, i brani virgolettati sono da attribuire alla citata
opera di J.L. Borges.
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Devo ringraziarla sia per il saggio interessantissimo, sia per aver rivelato che Runeberg é un personaggio immaginario! Avevo già fatto una inutile ricerca fra le librerie antiquarie svedesi!
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