di Agostino Spataro
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(Agrigento,1974. A. Spataro introduce la grande manifestazione popolare del Pci per il divorzio conclusa da Enrico Berlinguer
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Francamente non immaginavo
che un mio post su FB, relativo allo scioglimento del PCI, potesse
provocare una vivace discussione che -
nonostante qualche asprezza polemica- considero un buon segno di vitalità, di
desiderio di conoscenza. Per ripartire..
Ma ecco il post sul quale
si è aperto il dibattito, seguito da un secondo che vuole essere soltanto un
chiarimento del primo. Ovviamente, se si vuole, la discussione può proseguire
in altre sedi, possibilmente di presenza. Chiarisco che- a mio avviso- il primo
atto (per altro inatteso e assai frettoloso. Perché così affrettato?) della
volontà di sciogliere il PCI fu l’annuncio di Occhetto alla Bolognina, pochi
giorni dopo il crollo del muro di Berlino (decretato da Gorbaciov) e pochi giorni
prima di un incontro con gli esponenti più in vista dell’Internazionale
socialista europea.
Il fatale annuncio
sconcertò non solo i militanti, i dirigenti intermedi del partito, ma
anche alcuni autorevoli membri della direzione nazionale, in primis Pietro
Ingrao che l’apprese dai giornali. In sostanza, alla Bolognina si annunciò una decisione già maturata in taluni settori del vertice del partito ossia la
fine del Pci, nei congressi successivi si discusse su talune conseguenze provocate e, soprattutto, come e dove seppellire il cadavere del caro
Estinto. Perciò ho scritto: “C'é da prendere atto che
il PCI, il grande Partito dei lavoratori, degli intellettuali,
dell'antifascismo, ecc, non morì di morte naturale, ma fu soppresso, in modo
inatteso, senza alcuna seria discussione preventiva negli organismi preposti,
nelle sezioni, con i militanti di base. Ovviamente, dopo Berlino, era necessaria
una riflessione, ampia e collegiale, sul futuro del partito, sui cambiamenti,
adeguamenti da adottare. In ogni caso, la decisione non poteva essere assunta
in modo sostanzialmente antidemocratico, poiché il Pci non era proprietà
privata di questo o di quello o di una ristretta elite, ma una grande forza
popolare, un grande patrimonio collettivo accumulato, nel tempo, con il
contributo, il sacrificio di milioni d'iscritti e di elettori. L'annuncio della "Bolognina"?
Una cazzatella per gli allocchi! In realtà, ancora non si sa perché e con chi
fu concordata la grave decisione.” A ulteriore chiarimento ho postato il seguente pezzo che un
po’ amplia lo scenario.
“ANCORA SULLA
"BOLOGNINA" E SULLO SCIOGLIMENTO DEL PCI
Seguo con grande interesse
il dibattito suscitato intorno alla mia sintetica e modesta esternazione
relativa al processo che portò allo scioglimento del Pci. Questa nota non vuole
essere una risposta ai tanti quesiti, appunti, alle critiche manifestate, ma
solo un tentativo di chiarimento del mio pensiero. L'esperienza mi dice che in
politica, come in altri campi, ci sono un suolo e un sottosuolo. Solitamente,
sopra il suolo si mostrano, si agitano i propositi propagandistici, nel
sottosuolo si agisce, si bega per realizzare accordi, per tracciare programmi e
prospettive al momento improponibili, ma ritenuti necessari, ecc. ecc. A mio
umilissimo parere (può darsi pure sbagliato), fra questi due livelli nacque e
si sviluppò l'idea non solo del cambio del nome del Pci, ma di una sua
trasformazione genetica che nell'immediato puntò all'ingresso nell'Internazionale
socialista e nel lungo periodo (continuando a cambiare nome), nelle mutate
condizioni politiche nazionali e internazionali, approdò sulle rive del mare
magnum del neoliberismo vincitore.
In quanto al famoso
annuncio della Bolognina si son fatte diverse ipotesi (molte da verificare) fra
cui quella (più ricorrente) di usare l'annuncio per far superare il veto di
Craxi che impediva l'ammissione del partito diretto da Occhetto
nell'Internazionale socialista. Di ciò si è parlato tanto, anche di certi
colloqui "propiziatori". Aldo Garzia, storica firma
de "Il Manifesto", ne ha scritto su Ytali del 21/5/2020 “… Il veto di Craxi a un’adesione dell’ex Pci
all’Internazionale socialista cadde su forte pressione dei partiti socialisti
europei e si trasformò in assenso solo dopo che Achille Occhetto decretò
l’agonia del Pci con un discorso alla Bolognina (12 novembre 1989)…”
Ora ognuno può pensarla
come meglio crede, tuttavia taluni passaggi, anche congressuali, relativi al trapasso
del Pci non furono del tutto chiari. Nonostante ciò, molti che, come me, in
quel frangente, erano vicini alle posizioni assai critiche del compagno Pietro
Ingrao, cercammo una soluzione capace di evitare la scissione. Ma il tentativo
si arenò. (L’idea fu quella di una mozione degli “ingraiani” per un partito di
tipo federativo. ndr)
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Pietro Ingrao ad Agrigento
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Visto che siamo in
argomento, aggiungo che, forse, bisognerebbe meglio valutare la
"svolta" di Gorbaciov la quale, oltre alla caduta del muro di Berlino
(che taluno ritiene fosse stata concordata con R. Reagan)- vedi qui: https://www.agoravox.it/Crollo-del-muro-di-Berlino-C-e-un...,
provocò un ridicolo colpo di Stato in Urss e poi la pubblica umiliazione dello
stesso Gorbaciov per mano di Eltsin e, come conseguenza ulteriore, la fine e/o
la trasformazione dei Partiti comunisti, fra cui il Pci. Mi fermo, auspicando
che questo dibattito possa diventare un'occasione per ricercare la via di una
vera prospettiva di sinistra in Italia e nel mondo. Fraterni saluti. (a.s.)*
* https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Spataro
PS. Certo, tutti abbiamo potuto commettere errori, ricordato male taluni passaggi, nulla di grave se in buona
fede. Pertanto, desidero assicurare qualche super critico che io sono un
"vecchio" compagno che si sente "ancora iscritto al PCI" e che vuole soltanto
offrire un modesto contributo alla Causa comune, ancora viva.