LA PROPOSTA DI LEGGE DEL PCI DI ENRICO BERLINGUER
PARI DIGNITA' FRA LAVORATORI ITALIANI E IMMIGRATI
SANZIONI SEVERE PER CHI FAVORISCE GLI INGRESSI ILLEGALI IN ITALIA...
Immigrazione: gli
opposti estremismi
Nel 1981, quando l'ex compagno Matteo Salvini
aveva 8 anni, presentammo la proposta di legge n. 2990* mirata a
riconoscere agli immigrati regolari tutti diritti e i doveri attribuiti agli
emigranti italiani soprattutto in Europa.
di Agostino Spataro *
Certo, oggi, il contesto politico nazionale e
internazionale è mutato, tuttavia i valori restano. L’immigrazione è
necessaria, ma va regolata, accolta nella legalità e nella solidarietà.
In Italia siamo di fronte a un grave dilemma
politico. Da un lato, l’ex compagno Salvini avrà tenuto a mente la citata
proposta di legge e oggi, nella veste di leader della Lega nord (non più
secessionista?), la usa a suo vantaggio elettorale, dopo averla depurata del
suo carattere umanitario e solidaristico.
Dall’altro lato, gli “eredi” del Pci l’avranno
dimenticata lasciandosi fagocitare da una lettura equivoca, distorta della
crisi del mondo, da una visione destabilizzante del dramma delle migrazioni che
non può essere affrontato nella logica degli interessi delle oligarchie
finanziarie. I sedicenti “eredi” del Pci ragionano sulla complessa materia
(anche da posizioni di governo) come se l’Italia e l’Europa si trovassero nel
migliore dei mondi possibili quando, invece, sono vittime di scandalose
disuguaglianze e delle pretese oligarchiche del neoliberismo dominante.
Insomma, due “opposti estremismi” (razzismo e
buonismo) cui contrapporre una terza via possibile, da costruire nell’ambito di
una vera politica di cooperazione Nord-Sud, nella legalità e nella solidarietà.
Oggi, i “nuovi schiavi” non vengono cacciati e
incatenati come i loro antenati, ma sospinti, incoraggiati, talvolta anche
finanziati, a emigrare clandestinamente verso questa vecchia Europa, opulenta
e morente, dove saranno usati come manodopera irregolare in taluni settori
dell’economia locale.
Partono, all’avventura. Soprattutto quelli che
sono in grado di pagare l’esoso passaggio ai trafficanti della “prima catena”
(che si snoda dal luogo di residenza alle coste europee), di sobbarcarsi migliaia
di km per deserti inospitali, mesi e mesi di permanenza in terribili campi di
concentramento, traversate a bordo di natanti precari e rischiosi, ecc. E,
finalmente, quando i più fortunati riescono ad approdare in Europa li attende
una seconda, variegata catena di profittatori.
Importare il terzo mondo nel primo
In realtà, questi flussi sono anche incoraggiati
dalle grandi oligarchie globalizzate che perseguono un obiettivo chiaro
“importare il terzo mondo nel primo” per produrre a costi da terzo mondo e
vendere a prezzi da primo mondo.
Tutto ciò è umano? Chi è il vero razzista: il lavoratore preoccupato di
perdere il posto di lavoro, la vecchia signora che si lamenta per certi disagi
che riscontra nel suo quartiere o chi organizza e/o sponsorizza tali traffici
per trarne vantaggi e profitti scandalosi?
La questione non è nominalistica ma di sostanza
ed ha un risvolto specificamente italiano. C’è, infatti, un dato drammatico,
largamente sottovalutato, ignorato, che segnala una fragorosa ripresa
dell’emigrazione italiana. I numeri sono davvero allarmanti. Dai media si
apprende che, negli ultimi anni, sono emigrati all’estero 265.000 cittadini
italiani.
I “corridoi umanitari” invocati possono lenire
parte delle sofferenze ma non estinguerle.
Ci vogliono accordi di cooperazione con i Paesi
d’origine, per legalizzare i flussi e sottrarli alle catene di profittatori.
Pertanto, é inaccettabile questa conflittualità
da “opposti estremismi” che impedisce una discussione libera e
proficua…Della serie: chi più blatera ha più ha ragione.
In realtà, siamo in presenza di una colossale
mistificazione che vorrebbe dividere gli italiani in razzisti e buonisti!
Si tratta di due rumorose minoranze, due opposti
che alla fine convergono: da un lato una subcultura di tipo razzistico,
xenofobo che rifiuta l’immigrato per principio, cui si contrappone una
subcultura di stile “buonista”, per usare una fraseologia impropria, che non si
fa carico di tutti i problemi (e dei diritti) delle comunità d’origine e di
accoglienza.
In questo crogiuolo di posizioni convivono
posizioni “in buona fede” e mire inconfessabili di carattere elettorale e
venale.
Il problema è uscire da questa logica
paralizzante e ragionare, lottare per una giusta accoglienza nella legalità. A certa “sinistra”
impellicciata si deve ricordare che - così agendo - si finisce per favorire
l’affermazione elettorale (e culturale) delle destre in Europa e non solo.
Un’Europa dominata dalle destre non sarebbe un
buon viatico, prima di tutto per gli emigrati.
L’attuale flusso migratorio non è un’emergenza,
ma un dato costante e destabilizzante
Un’emergenza si apre e si chiude entro breve
tempo. Quando supera l’arco dei decenni diventa qualcos’altro che abbiamo il
diritto di capire e, se del caso, regolamentare per correggerne le storture.
I governi devono governare i fenomeni non
assecondarli
Compito dei governi è, per l’appunto, governare
anche i fenomeni così complessi. Su come e con quali proposte si può discutere.
In attesa delle nuove regole, l’Unione Europea, invece di
limitarsi a gestire malamente i flussi, dovrebbe attivarsi per costruire,
insieme ai Paesi d’origine, una soluzione politica duratura e condivisa. Potrebbe promuovere una Conferenza intergovernativa
sulle migrazioni per giungere ad accordi, bilaterali e multilaterali di
regolamen-tazione dei flussi, di cooperazione, di aiuto ai Paesi più poveri,
finanziando programmi per uno sviluppo auto-centrato e diversificato.
A tale fine, appare necessario riformulare gli
strumenti d’intervento della cooperazione internazionale, introdurre nuove
norme per riqualificare la spesa di settore e rimodulare e re-indirizzare il
ruolo delle Ong le quali devono produrre, in loco, istruzione, formazione e,
soprattutto, assistenza allo sviluppo economico, occupazione e cultura
democratica, ecc..
Il dibattito resta aperto, senza dimenticare un
diritto umano fondamentale che ho richiamato nel testo: “Se il mondo fosse più giusto e solidale, dovrebbe
riconoscere, e attuare, come primo diritto umano quello di non- emigrare ossia
non costringere gli uomini e le donne del Pianeta ad abbandonare la propria
casa, la propria terra in cerca di un lavoro, di una vita migliore. Per chi lo
desidera, dovrà sempre esserci un diritto a emigrare, di spostarsi liberamente,
per scelta non per costrizione. Purtroppo così non è.”
* già parlamentare del
Pci, membro commissione Esteri della Camera dei Deputati, autore di
"Immigrazione, la moderna schiavitù" (2018)
https://www.lafeltrinelli.it/libri/...
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