L’UOVO DEL SERPENTE
di Agostino Spataro
Sommario:
L’Europa in pieno
subbuglio. Il liberismo è incapace di governare le economie e gli Stati. La
destra estrema, xenofoba: il nuovo pericolo per l’Europa. In Italia, Berlusconi
ha attutito le spinte più gravi? L’uovo di Bergman e il male del secolo.
Sottrarre i giovani alle manovre della destra. Se la sinistra non vuole
morire d’inedia. L’Italia si salva tutta intera.
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L’Europa in pieno subbuglio
A poco più di vent’anni dal crollo del muro di Berlino,
l’Europa sta vivendo la sua crisi più grave. Molteplici sono i fattori, interni
ed esterni, che, nel tempo, l’hanno determinata.
Dopo il default greco
e le avvisaglie che minacciano altri Paesi del sud, fra i quali l’Italia, l’Europa
è in pieno subbuglio.
Inquietudini e paure si stanno impadronendo dello spirito
pubblico; si temono fallimenti a catena, disordini sociali e instabilità dei
governi dall’Atlantico agli Urali, dalla Finlandia alla Grecia.
Sul versante politico il dopo- Berlino ha provocato un forte
ridimensionamento del ruolo e della forza della sinistra (comunista, socialista
e socialdemocratica), mentre si stanno affermando movimenti e partiti nazionalisti e neo
fascisti anche come risposta alle “insicurezze”, vere e/o presunte, dei ceti
più colpiti dalla crisi.
Sul terreno morale la
crisi scuote le basi della cultura, dell’informazione e persino della religione, soprattutto quelle della
chiesa cattolica al centro di un ciclone che non accenna a placarsi.
Il neocapitalismo
finanziario globalizzato, uscito vincitore unico dal lungo confronto, alla
prova dei fatti, sta dimostrando di non essere all’altezza della situazione,
anche se ha preteso e ottenuto l’asservimento ai suoi disegni della gran parte
della classe politica e della stessa rappresentanza sociale.
Dal dopoguerra, mai
si era verificata una condizione di predominio così incontrastato. Eppure, il
risultato è lo sconquasso generale: dal disordine monetario e fiscale al
mancato controllo della spesa pubblica, dalla corruzione dilagante alla
crescita esponenziale della disoccupazione, alle nuove povertà.
E’ stata pianificata e attuata una destrutturazione degli
assetti dei poteri, un’iniqua redistribuzione delle ricchezze nazionali (PIL) a
tutto danno dei ceti produttivi medio - bassi; un colossale ri-equilibrio, in
senso classista, a vantaggio dei ceti più ricchi.
Il liberismo è incapace di governare le economie e gli
Stati
Insomma, alla sua
prima uscita in pubblico, questo neo capitalismo, liberista solo a parole
giacché i conti dei suoi disastri li continuano a pagare gli Stati e i
cittadini (vedi crisi delle borse in Usa e, oggi, la crisi dell’euro in Europa),
si sta dimostrando incapace di governare
gli Stati e i processi da esso stesso generati.
Nel campo della politica è stato un disastro, così nei campi
di sua pertinenza: della finanza e dell’economia.
Le banche, le borse valori, le società di rating, manager e
consulenti prezzolati, le teste d’uovo avevano promesso il paradiso in terra,
un “nuovo ordine internazionale” più giusto e più equo. Invece, ci ritroviamo
con un mondo in disordine e segnato da nuove ingiustizie, da mortali pericoli
per l’ambiente, per il pianeta.
Tutto ciò, mentre si riducono gli spazi di democrazia e dei diritti
dei singoli e delle nazioni.
Incapaci di governare
il caos e decisi a fuorviare lo spirito pubblico, i “liberisti” cercano a
destra gruppi e partiti disponibili ad accendere la miscela esplosiva che minaccia l’Europa.
Nulla di nuovo sotto il solo: è solo un gioco vecchio, ai
più noto.
Si riaccendono, così,
nazionalismi, anacronistici rivendicazionismi territoriali, intrighi secessionisti,
frustrazioni razziste, xenofobe, integralismi religiosi, intolleranze politiche,
ecc.
Come dire: non
potendo addomesticare per bene i popoli e gli Stati si tenta di frantumarli, schierarli l’uno contro l’altro. Chissà se,
alla fine, non ci esca una bella guerra patriottica e/o di religione?
La destra estrema, xenofoba: il nuovo pericolo per
l’Europa
Si delinea, dunque, una
prospettiva davvero inquietante per un continente che ha conosciuto la tragedia
del fascismo e del nazismo e, per altri versi, quella delle dittature
stataliste filosovietiche. Sta emergendo,
infatti, una nuova destra nazional-popolare, xenofoba, antisemita (ossia antiaraba
e antiebraica) con punte dichiaratamente razziste e neo-naziste.
Il fenomeno è preoccupante poiché non si tratta dei soliti
gruppi minoritari, ma di movimenti e di partiti che nelle più recenti
consultazioni elettorali hanno fatto registrare risultati davvero rilevanti e
inattesi, oscillanti fra il 10 e il 16%.
Tutta l’Europa è
attraversata da tali tendenze. Si va, infatti, dal 15,6% del partito FPOE
austriaco al 16,38% di quello della “Nuova era” in Lettonia, dal 9% del FN di
Le Pen in Francia al 14,4% del Partito del popolo danese, dal 10% dei “Veri
finlandesi” al recentissimo 16% del
Jobbik ungherese, dal 13% di “Ordine e giustizia” lituano al 16% del “partito
della libertà” olandese, ecc.
Questa- ci sembra- la
vera novità politica che sta emergendo dalla crisi europea. La destra estrema oggi
spinge quella moderata ad indossare la divisa dell’intolleranza per domani
soppiantarla in tutto e per tutto.
E, con i tempi che corrono, questo domani potrebbe
verificarsi anche a breve.
In Italia, Berlusconi ha attutito le spinte più gravi
?
L’Italia non è esente
da tale travaglio. Tuttavia, bisogna constatare che sul terreno non operano
importanti formazioni neo-fasciste. Forse, perché gran parte di tale disagio
è stato intercettato dalla Lega nord la quale mantiene al suo interno forti
ambiguità secessioniste e evidenti connotati xenofobi, ma non può essere
tacciata di simpatie fasciste.
Perché tutto questo?
Le cause sono diverse, ma c’è né una che, forse, prevale
sopra le altre. Anche a rischio d’incappare
nell’accusa d’eresia, penso che parte del merito sia riconducibile a Silvio
Berlusconi il quale, coinvolgendo, per sua convenienza, la Lega e An nei suoi governi e
nelle sue alchimie politiche, ha contribuito, oggettivamente, a contenere le
mire elettorali e secessioniste di Bossi e alla frantumazione del blocco
residuo della destra neofascista proveniente dal vecchio MSI di Almirante.
Una volta al governo, si sono affievoliti i propositi più
bellicosi e i vizi hanno prevalso sulle virtù catartiche dei sacri carri.
Il sottile, irresistibile fascino del potere, le comode
poltrone ministeriali, gli agi per amici e parenti più intimi, sono riusciti a
fiaccare anche gli spiriti più rudi e indomiti.
Quest’opera di
contaminazione probabilmente avrà influito di più degli anatemi, delle risse dei
centri sociali e di certe altalenanti incoerenze (specie verso la Lega) della sinistra tradizionale.
Tuttavia, prima o poi, il problema si aggraverà anche in
Italia e non si potrà continuare a “confidare” nelle piroette di Berlusconi.
Anche perché il suo tempo va a scadere.
C’è bisogno di ben altro.
L’uovo di Bergman e il male del secolo
Ma torniamo al contesto europeo sempre più segnato da foschi
fermenti che deprimono e, al contempo, esasperano lo spirito pubblico. Anche
nelle società più progredite del centro-nord dove-secondo la metafora
cinematografica di Ingmar Bergman- fu depositato
“l’uovo del serpente”.
In questo film,
terribile e un po’ presago, il regista svedese ricorse, infatti, alla metafora
dell’uovo del rettile più inviso per
denunciare il male incubatosi, nei primi anni ’20 del secolo trascorso, nelle
pieghe della società tedesca in preda ad una gravissima crisi economica, morale
e politica.
Da quell’uovo nacque
il nazismo ossia il potere più perfido e micidiale che l’umanità abbia
conosciuto.
Confesso che ho usato la metafora di Bergman un po’
controvoglia giacché, personalmente, non
ho nulla contro i serpenti. Anzi, quando mi capita di vederli, liberi in
natura, resto ammirato della loro misteriosa bellezza e abilità di
mimetizzarsi, di cibarsi e di cambiare pelle.
Soprattutto,
m’incanta il loro accoppiamento in verticale, esercizio complicatissimo per
creature viscide e sprovviste di arti, dal quale verrà l’uovo che, secondo una
certa mitologia, riprodurrà il male tentatore. Così è nell’immaginario
collettivo. Anche se l’immagine evocata non ha alcun riscontro scientifico
razionale.
Tuttavia, andiamo avanti, sperando che la metafora almeno ci
aiuti a rendere meglio l’idea del pericolo che si sta incubando nel corpo della
società europea.
Sottrarre i giovani alle manovre della destra
Purtroppo, allora, il mondo sottovalutò, ignorò quelle
tendenze che si affermarono, sulla spinta di grandi movimenti di massa, al
governo dell’Italia e della Germania.
Nel cuore dell’Europa
si crearono il clima e l’habitat adatti per far schiudere l’uovo malefico
ch’era stato depositato.
Come sia andata a finire è a tutti noto. Anche se qualcuno
vorrebbe negarla, la tragedia del nazismo e del fascismo è rimasta scolpita nei
libri di storia e nelle menti atterrite di chi l’ha vissuta e di quanti hanno
ereditato, e conservato, la memoria.
Oggi, la domanda che
più inquieta è la seguente: quella terribile realtà può ritornare?
La risposta non è
facile. Forse, è presto per dirlo. Eppure qualcosa di simile s’intravvede
all’orizzonte.
Al momento, fra quel passato e il presente non vi sono
analogie così pregnanti (è il caso di dire).
Tuttavia, dovrebbero preoccupare, più delle stesse
esibizioni di forza, le tendenze elettorali evidenziate che denotano un certo
grado di consenso popolare, più o meno esasperato, a sostegno di tali disegni.
L’obiettivo è chiaro: introdurre nuovi elementi di divisione
e di scontro all’interno dei settori popolari e, quindi, rompere una certa
coesione politica (democratica e di sinistra) che li ha connotati.
Perciò, il fenomeno
va affrontato lucidamente, senza allarmismi e senza sottovalutazioni; con spirito dialogante,
aperto cioè al recupero di settori sociali, specie giovanili, che stanno per essere
trasformati in massa di manovra.
Non servono anatemi e
violenze gratuite. Anzi, è questo il terreno più propizio per il
dispiegamento della strategia della destra radicale. Servono idee, proposte
innovative per superare la crisi senza condannare alla disperazione e alla
disoccupazione i giovani, i lavoratori e i ceti meno abbienti, gli immigrati.
Se la sinistra non vuole morire d’inedia
E’ inutile girarci intorno: così com' è stata costruita,
specie negli ultimi vent’anni, l’Europa
va bene solo per pochi, non per tutti.
La gestione della
crisi può essere decisiva per il suo futuro, anche istituzionale. Il
progetto europeo o si realizza come Unione dei popoli nella democrazia o non
avrà vita facile.
In questa nostra civilissima Europa tira una brutta aria.
Riappaiono i fantasmi di un passato che si pensava fosse stato sepolto sotto le
rovine della seconda guerra mondiale.
Occorre uno sforzo più coerente e generoso per costruire una
vera Unione, politica e sociale, dei popoli europei.
Se non vuole morire
d’inedia, la “sinistra”, comunque connotata, deve rigenerarsi e impegnarsi a giocare
un ruolo trainante in questa svolta, abbandonando sterili condotte minoritarie
e posizioni di governo che, talvolta, non le competono.
Oggi, il problema prioritario è quello di difendere il
potere d’acquisto, i diritti al lavoro e ai servizi fondamentali delle masse emarginate
o in via di esclusione.
Diritti non adeguatamente difesi da una sinistra sempre
incerta e penitente, oltre che divisa.
Da qui, anche, la disillusione, la sfiducia di taluni
settori sociali sempre più attirati dai richiami razzisti e fascisti.
Come se quel seme malefico stia cominciando a ingravidare anche
le parti più sane della società.
L’Italia si salva tutta intera
Concludo, restando dentro la metafora, con una domanda: il (la) serpente potrebbe depositare il suo
“uovo” anche in Italia?
Nel 1919 è accaduto, partendo da Milano e dalle lande più
ricche e attive del nord italiano.
Il Sud, pur
essendo prevalentemente conservatore, sfilò sotto le romaniche insegne ma non
credo abbia aderito al fascismo con convinzione: glielo impedirono la sua ironia e la sua repulsione verso un ordine
cialtrone e militaresco.
Oggi, che dire? Speriamo che non avvenga mai. Tuttavia, non si possono chiudere gli occhi di fronte
alle crescenti pulsioni xenofobe, alle squadre e ai gagliardetti, alle minacce di
rottura dell’unità nazionale. Bene ha fatto il presidente Napolitano, l’altro
giorno a Marsala, a denunciare con forza questi pericoli.
Spiace rilevare queste cose che, in fondo, sono imputabili a
una minoranza egoista e rumorosa.
Noi preferiamo
restare legati alla visione di un nord dinamico, solidale e aperto al mondo che
ha visto nascere il più grande evento della nostra storia nazionale: la gloriosa
Resistenza al nazi-fascismo per la liberazione e l’unità dell’Italia.
Certo, sappiamo dei
disagi sociali, sovente reali e motivati, di difficili problemi di vivibilità che travagliano alcune grandi città del nord,
principalmente a causa delle contraddizioni create da quel modello di sviluppo,
oggi, in affanno.
Problemi da considerare che, come quelli del Sud, vanno risolti nel quadro di uno rinnovato
sforzo unitario e solidale.
Certo, la convivenza è difficile anche in famiglia,
figurarsi fra popolazioni così distanti e diverse per cultura, reddito e
condizioni di vita civile. Credo che si
possa convivere, nella legalità e nella libertà. Checché ne pensino i sacerdoti del fiume più
inquinato: l’Italia si salva tutta intera o non si salva.
Agostino Spataro
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