“PORCELLUM”, IL MALE MAGGIORE
di Agostino Spataro
L’oracolo ha parlato senza dire nulla
Si farà la riforma elettorale? Come, quando, con quali
forze? Credo che queste e altre domande consimili frullino nella testa della
gran parte degli italiani, forse più di quelle che nascono dalla crisi
economica, poiché il “porcellum” è, oggi, il male maggiore.
Ieri, l’oracolo del governo Letta ossia il ministro per le
Riforme, Gaetano Quagliarello, ha chiarito- secondo Adn-Kronos, “che in questa prima fase sia necessario un intervento di “salvaguardia”
che renda certamente costituzionale il sistema vigente e, 'sterilizzando' il
problema immediato della legge elettorale, agevoli il percorso complessivo di
riforma istituzionale, all'interno del quale anche il tema della legge
elettorale troverà una compiuta definizione".
Alla faccia del caciocavallo! Direbbero a Napoli. Un’oscura
allusione, la sua. Poiché il signor
ministro, con questa contorta girandola di parole, non ha chiarito un bel nulla. Ha solo lasciato
intravedere una soluzione minimalista, rassicurando l’anomala maggioranza che
non si farà una seria riforma di quella legge ignobile chiamata “porcellum” che
sta, pericolosamente, infiacchendo il sistema democratico italiano.
Una legge disastrosa e anticostituzionale, come, ora, si
accorgono anche le alte Corti che dovrebbero (di più) vigilare su tale
delicatissima materia.
Con questa legge, infatti, è stato espropriato il
cittadino-elettore del diritto (costituzionale) di potere scegliere, col voto,
il suo candidato al Parlamento.
E’ stato compiuto un grave misfatto politico ai danni della
democrazia e della sovranità popolare, trasferendo il potere elettivo dal
popolo a un gruppo ristretto di capipartito (una diecina in tutto) i quali, di
fatto, nominano i membri di Camera e Senato.
E così, nelle liste bloccate, e quindi in Parlamento, si
trova di tutto: mogli, figli, amanti, portaborse, avvocati e fiscalisti di
fiducia e via via degradando…e anche qualche brava persona.
La “legge porcata” che a tutti piace
Al “porcellum”, imposto a colpi di maglio dal centro destra,
si sono assuefatti anche i capi del centro-sinistra, lo stesso Grillo, che
hanno profittato delle sue malefiche virtù.
Insomma, inutile
girarci intorno: la mancanza del voto di preferenza fa comodo a Berlusconi e
ai leghisti, ma anche ai loro (ex) avversari
i quali, per altro, durante l’ultimo governo Prodi potevano modificare la
legge-porcata, ma non l’hanno fatto.
E anche oggi, di fronte a tanto disastro, gli esponenti del
centro-sinistra si guardano bene dal chiedere la re-introduzione di almeno una
preferenza.
Soltanto l’Udc- bisogna dargliene atto- si è battuta per le
preferenze, anche se, alla fine, ha votato la legge – vergogna.
Sappiamo che la preferenza comporta qualche problema,
soprattutto quello della compravendita dei voti, superabile con una sola
preferenza numerica (non nominativa) e, ancor di più, con l’introduzione del
voto elettronico, come si fa in Usa, in Brasile e in tanti Paesi anche in via
di sviluppo.
Ridateci il voto di preferenza, per favore!
Che Berlusconi non voglia le preferenze si può capire poiché
senza il potere di nomina (dei parlamentari) il suo trono vacillerebbe. Invece,
nessuno capisce la ritrosia del Partito Democratico che sembra condividere con il
Pdl l’avversione per il voto di preferenza.
E non convincono “le fughe” di taluni esponenti del PD i
quali, pur di non re-introdurre il voto di preferenza, vorrebbero importare
modelli elettorale da altri paesi (da Francia, Germania, Spagna, ecc).
Ovviamente, sulla questione del voto di preferenza l’opinione
pubblica desidera conoscere la posizione, pubblica e chiaramente motivata, anche
di SEL, della Lega Nord e del Movimento di Grillo.
In assenza di una
motivazione convincente, si accrediterebbe l’idea, già abbastanza diffusa, che
non si voglia dare agli elettori il diritto di scegliere il parlamentare perché
- si teme- provocherebbe una “rivoluzione copernicana” nel sistema politico
italiano: il sole non sarebbe più il capo-partito che nomina, ma l’elettore che
sceglie, col voto, anche il capo partito.
Infine, notiamo che la nomina, oltre a delegittimare i
deputati e il ruolo del Parlamento, provoca un’incomprensibile disparità fra i
diversi livelli della rappresentanza democratica: i deputati europei, i
consiglieri regionali, provinciali e
comunali sono eletti col voto di preferenza, solo quelli di Camera e Senato
sono nominati dall’alto.
Una condizione anomala che non sta né in cielo né in terra,
ma solo nelle teste dei capi partito ossia di privati cittadini (perché tali
sono secondo la
Costituzione) i quali esercitano un diritto espropriato agli
elettori. E così non si continuare!
Agostino Spataro
25 maggio 2013
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