Indice
Introduzione
L’amore
famigliare pag.
3
Prima parte pag. 7
Da Budapest, sul vecchio
Orient-Express
Fra tanta povertà, l’amore di un
bambino
Una dolorosa
“spartenza”
Galleria di foto
Seconda parte
pag. 31
Quel prete “pazzo” di
Timisoara
Ioppolo - Bucarest: partiamo in due e torniamo in
tre
Fondatore del partito liberale
rumeno
Il reportage di Claudia D’Angelo per
Rai1
Galleria di foto
Terza parte pag 67
Una giornata tipo di
Claudio
Claudio scopre
la…musica
Claudio bacia la
casa
1° Maggio a
Montefamoso
La domanda: “È vero che ci avete adottati?”
Il battesimo di
Claudio
Il primo Natale a
Ioppolo
Galleria di
foto
Quarta parte
pag. 95
Pane duro come il
muro
A Budapest, a spasso con
Claudio
La crisi che ho vissuto
La visita dell’amico pittore. I disegni di
Claudio
L’altra
famiglia
Galleria di
foto
Appendice
pag.129
Nota riservata del 1983 alla segreteria del Pci
sulla drammatica situazione della Romania di Ceausescu.
L’amore famigliare
Fuori da ogni schema ideologico, oggi la famiglia appare come l’ultimo anello della catena della solidarietà umana cui, in quanto tale, si può attribuire una funzione “rivoluzionaria” in assenza di altri soggetti sociali rivoluzionari.
1... È possibile creare una famiglia basata
sulla solidarietà umana e non sui vincoli di sangue?
Una domanda complessa che richiede una o più
risposte non facili a darsi, poiché dipendono da una serie di fattori
personali, ambientali e da implicazioni morali e teoriche.
Probabilmente, la risposta può essere più
agevole se si parte da un caso concreto. Per esempio, da un’adozione. Come le
due che abbiamo fatto noi che ci consentono di rispondere affermativamente alla
domanda, in base alla esperienza vissuta. Ovviamente, siamo consapevoli
dell'esistenza di punti di vista differenti che, a volte, possono suscitare
vivaci polemiche su cui riflettere.
Specie quando si tratta delle opinioni di
certuni che diffidano della famiglia adottiva magari per trattenere negli
istituti i bambini abbandonati.
Tema delicatissimo da affrontare con serietà,
con senso di responsabilità e non - come avvenuto ultimamente in Italia - con
pole-miche strumentali, partitiche e mediatiche, con l’obiettivo di trarne un
utile elettorale e di audience.
Al netto di tali, inconfessabili interessi,
resta la realtà, nuda e cruda, che evidenzia un dato preoccupante, morale e
sociale: in un paese a basso indice di natalità qual è l’Italia c’è una
un’infanzia “sfortunata”, proveniente da famiglie disagiate, che si preferisce
chiudere negli istituti invece di favorirne gli affidamenti, le adozioni, in
aderenza al principio/guida del benessere del minore.
Uscendo dall’istituto il bambino/a entrerà in
una famiglia, dove troverà migliori condizioni di vivibilità, di affettività,
di umanità.
2... Ovviamente, si dovrà procedere con la
necessaria prudenza e nel rispetto della legislazione vigente, verificando,
caso per caso, se il benessere del minore può essere assicurato al meglio
presso un istituto o presso una famiglia. Il confronto fra le due istituzioni
diventa inevitabile.
In ogni caso, una domanda è ineludibile: perché
tante famiglie desiderose di adottare un bambino sono indotte a rivolgersi
all’estero quando negli istituti italiani sono ospitati tantissimi bambini
abbandonati o sottratti (per legge) alle famiglie “inadempienti”, solitamente
le più povere e/o emarginate della società?
A tal proposito, è necessario riflettere anche
su certe tendenze che si fanno strada nella società del “benessere” a proposito
di certe tipologie di adozioni, di uteri in affitto e quant’altro non
contemplato nella legislazione vigente italiana. Sull’intera materia delle
adozioni non c’è un’adeguata informazione e preparazione, mentre si fanno
campagne mediatiche, petizioni, mobilitazioni popolari per dare una “famiglia”
a un cane abbandonato o rinchiuso in un canile.
Magari con il lauto patrocinio di multinazionali
e di distributori di prodotti per i cosiddetti “animali da compagnia”.
Nessuna campagna, invece, viene promossa per
dare una famiglia ai bambini abbandonati e/o chiusi negli istituti.
Strano! In ciò c’è qualcosa che non quadra, che
contrasta con l’autentico spirito umanitario che ispira ed informa la
legislazione.
3... Comunque realizzata, oggi, la famiglia
non è soltanto il luogo privilegiato degli affetti, dell’amore famigliare per
l’appunto, ma è anche un rifugio per tanti figli e nipoti indifesi, inoccupati,
un presidio di resistenza passiva agli attacchi delle politiche delle
oligarchie neoliberiste.
In questa fase drammatica, si è accresciuto il
ruolo sociale della famiglia costretta a sobbarcarsi le conseguenze della
crisi e, in particolare, del progressivo smantellamento dello stato sociale.
Intorno all’uomo si sta facendo un deserto.
Smarrito in un mare di crescenti disuguaglianze, sempre con meno diritti e
senza più un’efficace difesa politica e sindacale, deve affrontare le
difficoltà della vita. Solo, contro la perfida genia che comanda il mondo.
Senza più una forte sinistra di classe, con
governi e parlamenti asserviti agli oligarchi o da essi direttamente gestiti,
la famiglia è divenuta, suo malgrado. il luogo principale di protezione sociale
e morale.
Infatti, sono i genitori, i nonni a far fronte
alle difficoltà, ai drammi di figli e nipoti precari, senza casa e con
pochissimi servizi e, soprattutto, senza un futuro certo, a breve e a medio
termine.
Individui smarriti e disarmati, vittime di una
guerra asimmetrica scatenata da mostruose potenze impazzite che stanno
portando l’umanità verso il baratro.
La liquidazione “scientifica” dei partiti di
massa, delle associazioni democratiche ha portato alla graduale demolizione
del sistema di diritti sociali conquistati e ampliato la platea dei poveri,
degli indigenti provocando una disuguaglianza inaccettabile, per favorire un
club ristretto di supermiliardari.
Da tutto ciò discende la funzione vitale della
famiglia senza la quale molti giovani (ma anche anziani) non saprebbero come
sbarcare il lunario.
Fuori da ogni schema ideologico, la famiglia
appare, oggi, come l’ultimo anello della catena della solidarietà umana cui, in
quanto tale, si può attribuire una funzione “rivoluzionaria” in assenza di
altri soggetti sociali rivoluzionari.
Credo che anche Friedrich Engels comprenderebbe
tale evoluzione del ruolo della famiglia che, in attesa della realizzazione di
una società comunista matura, “va trattata e spiegata in base ai dati
empirici esistenti…”- [1]
Un mutamento fattuale, quasi obbligato, contro
cui, oggi, si accanisce, con tutti i mezzi e i modi possibili, la “perfida
genia”, per fiaccarla, snaturarla, emarginarla, per farla sparire dal panorama
delle relazioni umane.
4... Ma torniamo a Claudio che è il
protagonista di questa nostra bella esperienza famigliare. Con Joliké [2],
come del resto fecero tante altre coppie italiane ed europee, scegliemmo la via
dell’adozione interna-zionale, perché quella nazionale si presentava piuttosto
disagevole, per i motivi di cui sopra.
Chiariamo che il nostro desiderio di adottare un
minore non fu dettato da sentimenti di magnanimità o di possesso, ma agimmo, da
persone comuni, in aderenza ai nostri ideali di umanità e di dignità.
Prima arrivò Monica[3], oggi madre di due
bellissimi bambini, Giuseppe e Lucia Migliara, che ci fanno sentire “nonni”
felicissimi e appagati; a distanza di quasi un lustro, dopo una serie di
sofferenze, sue e nostre, venne ad allietare la nostra casa Claudio che
riuscimmo a tirar fuori dall’inferno di Ceausescu.
Appena in tempo ossia nei giorni, drammatici,
del crollo di quel regime dittatoriale, familistico che nulla aveva a che fare
con le aspirazioni alla libertà, al progresso dei lavoratori rumeni, con i
nostri ideali.
Al nostro Claudio, diletto, dedichiamo questo
ricordo. Sperando che la nostra, bella avventura umana, di unione, di amore
famigliare aiuti a far riflettere chi di dovere, affinché siano “liberati”
tutti i bambini trattenuti negli istituti.
Per dar loro un focolare domestico- come si
diceva una volta- che sarà sempre più accogliente e più umano di qualsiasi
fredda istituzione.
Corri ragazzo, corri… oltre gli orizzonti
conosciuti.
[1] F. Engels,
“L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”- Editori
Riuniti, 1972
[2] Joliké alias Ilona
Laky, co-autrice, di fatto, di questo lavoro e, soprattutto, madre dei due
nostri figli.
[3] vedi:
https://libro.cafe/libro/41713/monica-storia-di-un-infanzia-ritrovata/
Nessun commento:
Posta un commento