CRISI DELLA POLITICA O POLITICA DELLA CRISI?
di
Agostino Spataro
Che
fare? Esattamente non lo so. Bisognerebbe discuterne insieme e in tanti.
So
solo che non basta recriminare. E' da oltre venti anni che recriminiamo,
inutilmente.
Provo a dire la mia.
Credo
che il "male" che oggi domina l'Occidente ossia il sistema del "neoliberismo"
finanziario, capitalista e senza regole, oltre a provocare la più grande crisi
sociale e recessiva del dopoguerra, sia riuscito a inaridire le nostre
coscienze e sapienze, ad inoculare dentro di noi i semi, spietati,
dell'individualismo, del rampantismo, del razzismo, del pensiero unico.
Mediante
il potere dei suoi mezzi di persuasione occulta o palese (compreso questo che
stiamo utilizzando) è riuscito a fiaccare, parcellizzare le società, le
comunità e a ridurre gli uomini e le donne da persone a individui solitari,
praticamente asociali.
E’
relativamente facile per tale sistema controllare, dominare miliardi di
individui isolati, mentre questi ultimi, rimanendo isolati, difficilmente riusciranno a liberarsi
del loro oppressore.
Uscito
vittorioso dal confronto est-ovest, tale sistema sempre più ricorre alla guerra,
alle de-localizzazioni, all’uso dei “terrorismi” per imporre il suo disegno di
"nuova economia del terrore" che dilanierà i popoli in questo nuovo
secolo.
L'egemonia del "mercato" su ogni aspetto della vita delle società ha dimostrato tutta la sua nefasta incapacità a governare i popoli e gli Stati.
Se si vuole, davvero, bloccare questa pericolosa deriva e rimettere nelle nostre mani il futuro dell'umanità dobbiamo riprendere, su basi completamente nuove, il discorso del socialismo, della cooperazione diffusa, dei diritti e dei servizi fondamentali di cittadinanza, ecc.
Se si vuole, davvero, bloccare questa pericolosa deriva e rimettere nelle nostre mani il futuro dell'umanità dobbiamo riprendere, su basi completamente nuove, il discorso del socialismo, della cooperazione diffusa, dei diritti e dei servizi fondamentali di cittadinanza, ecc.
In
primo luogo, bisogna riformare o abrogare gli attuali accordi sul commercio
internazionale di merci e capitali che provocano disoccupazione e ristretti
arricchimenti, promuovere una lotta decisa per il disarmo e contro le spese
militari, ricostituire la primazia dello Stato democratico e regolatore, laico
e di diritto, per salvare l'uomo e il Pianeta dall' autodistruzione.
L'altro grande tema da porre, finalmente, sul tappeto è quello dell'uso sociale delle scoperte scientifiche e tecnologiche. La conoscenza è patrimonio comune dell'umanità. I suoi benefici non possono andare a vantaggio di gruppi ristretti di speculatori e di evasori fiscali e degli obblighi sociali! Devono andare a vantaggio di tutti, per la riduzione dei tempi di lavoro e, quindi, per l’incremento dei posti di lavoro.
L'altro grande tema da porre, finalmente, sul tappeto è quello dell'uso sociale delle scoperte scientifiche e tecnologiche. La conoscenza è patrimonio comune dell'umanità. I suoi benefici non possono andare a vantaggio di gruppi ristretti di speculatori e di evasori fiscali e degli obblighi sociali! Devono andare a vantaggio di tutti, per la riduzione dei tempi di lavoro e, quindi, per l’incremento dei posti di lavoro.
Per
fare tutto ciò (ed altro) è indispensabile svegliarci dal torpore asintomatico
in cui siamo caduti, creare nuovi sindacati e partiti (con idee chiare,
alternative ispirate alla giustizia sociale) da mettere al servizio del
buongoverno e della giusta lotta dei lavoratori, dei giovani, di tutti gli
oppressi ossia della stragrande maggioranza della popolazione mondiale, oggi,
ridotta al silenzio, all'impotenza da un gruppo di potere tutto sommato
fortemente minoritario. Non vedo altra via. Pensateci!
23 aprile 2013
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