lunedì 22 aprile 2013

CRISI DELLA POLITICA O POLITICA DELLA CRISI?




CRISI DELLA POLITICA O POLITICA DELLA CRISI?

di Agostino Spataro

 


Che fare? Esattamente non lo so. Bisognerebbe discuterne insieme e in tanti.
So solo che non basta recriminare. E' da oltre venti anni che recriminiamo, inutilmente. 
Provo a dire la mia.
Credo che il "male" che oggi domina l'Occidente ossia il  sistema del "neoliberismo" finanziario, capitalista e senza regole, oltre a provocare la più grande crisi sociale e recessiva del dopoguerra, sia riuscito a inaridire le nostre coscienze e sapienze, ad inoculare dentro di noi i semi, spietati, dell'individualismo, del rampantismo, del razzismo, del pensiero unico. 
Mediante il potere dei suoi mezzi di persuasione occulta o palese (compreso questo che stiamo utilizzando) è riuscito a fiaccare, parcellizzare le società, le comunità e a ridurre gli uomini e le donne da persone a individui solitari, praticamente asociali. 
E’ relativamente facile per tale sistema controllare, dominare miliardi di individui isolati, mentre questi ultimi, rimanendo isolati, difficilmente riusciranno a liberarsi del loro oppressore.
Uscito vittorioso dal confronto est-ovest, tale sistema sempre più ricorre alla guerra, alle de-localizzazioni, all’uso dei “terrorismi” per imporre il suo disegno di "nuova economia del terrore" che dilanierà i popoli in questo nuovo secolo. 
L'egemonia del "mercato" su ogni aspetto della vita delle società ha dimostrato tutta la sua nefasta incapacità a governare i popoli e gli Stati.
Se si vuole, davvero, bloccare questa pericolosa deriva e rimettere nelle nostre mani il futuro dell'umanità dobbiamo riprendere, su basi completamente nuove, il discorso del socialismo, della cooperazione diffusa, dei diritti e dei servizi fondamentali di cittadinanza, ecc.
In primo luogo, bisogna riformare o abrogare gli attuali accordi sul commercio internazionale di merci e capitali che provocano disoccupazione e ristretti arricchimenti, promuovere una lotta decisa per il disarmo e contro le spese militari, ricostituire la primazia dello Stato democratico e regolatore, laico e di diritto, per salvare l'uomo e il Pianeta dall' autodistruzione.
L'altro grande tema da porre, finalmente, sul tappeto è quello dell'uso sociale delle scoperte scientifiche e tecnologiche. La conoscenza è patrimonio comune dell'umanità. I suoi benefici non possono andare a vantaggio di gruppi ristretti di speculatori e di evasori fiscali e degli obblighi sociali!  Devono andare a vantaggio di tutti, per la riduzione dei tempi di lavoro e, quindi, per l’incremento dei posti di lavoro.
Per fare tutto ciò (ed altro) è indispensabile svegliarci dal torpore asintomatico in cui siamo caduti, creare nuovi sindacati e partiti (con idee chiare, alternative ispirate alla giustizia sociale) da mettere al servizio del buongoverno e della giusta lotta dei lavoratori, dei giovani, di tutti gli oppressi ossia della stragrande maggioranza della popolazione mondiale, oggi, ridotta al silenzio, all'impotenza da un gruppo di potere tutto sommato fortemente minoritario. Non vedo altra via. Pensateci!

23 aprile 2013
 


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