di Agostino Spataro
1... Tutti sul carro di Renzi
Il carro di Renzi, sempre più affollato e cigolante,
continua ad avanzare, molto lentamente in verità, sulla via accidentata delle
riforme. Ogni tanto, addirittura, si ferma per rabbonire taluni passeggeri
costretti a viaggiare… in piedi o per raccogliere qualche viandante smarrito. Avanti,
anzi in fondo alla lista, c’è posto… L’ultimo a saltarvi sopra è stato l’on.
Currò eletto nelle liste del M5S.
Non serve molto recriminare o indugiare sulle ragioni
addotte per motivare il salto. Uno dei tanti. Probabilmente, altri seguiranno.
Ormai, i casi di cambia casacca sono talmente numerosi da
costituire un fenomeno capace di modificare, di alterare gli esiti delle
consultazioni elettorali, gli stessi accordi per le maggioranze di governo.
Fenomeno pericoloso, destabilizzante dunque, che, certo, non è nato sotto il
governo Renzi (che oggi ne sta fruendo) ma agli inizi del nuovo secolo o, se
preferite, nella seconda decade della c.d.“seconda Repubblica”.
Memorabile è rimasta l’operazione dei sedicenti “responsabili”, realizzata nel dicembre 2010, che salvò il governo Berlusconi dalla sfiducia.
Memorabile è rimasta l’operazione dei sedicenti “responsabili”, realizzata nel dicembre 2010, che salvò il governo Berlusconi dalla sfiducia.
Si salta con disinvoltura sul carro del vincitore
annullando storie personali e tradizioni di lotta, propositi e idealità che
esaltavano fiere diversità.
Audacia e meschinità:
il saltatore, che ben conosce la
distanza talvolta abissale fra lui e il vincitore, sa che dovrà fare il salto
con un solo balzo poiché con due cadrebbe nel vuoto e si sfracellerebbe.
Una tendenza riprovevole, fra le più deteriori nel
panorama del (mal) costume politico che si vorrebbe contrabbandare per libertà
di espressione o d’azione, quando è solo tornaconto personale.
La prova sta nel fatto che quasi tutti optano per un
partito al governo
2…Ultimo avviso ai naviganti?
Non essendo stata sanzionata, semmai incoraggiata, la tendenza è in crescita e fa registrare percentuali preoccupanti (non solo nel Parlamento nazionale), offuscando la moralità delle istituzioni rappresentative e influendo sulle strategie dei partiti, degli stessi governi.
Non essendo stata sanzionata, semmai incoraggiata, la tendenza è in crescita e fa registrare percentuali preoccupanti (non solo nel Parlamento nazionale), offuscando la moralità delle istituzioni rappresentative e influendo sulle strategie dei partiti, degli stessi governi.
Appare evidente che, continuando di questo passo, una
democrazia già svigorita come la nostra non potrà sopportare simili fatti
degenerativi; pena l’ulteriore distacco dei cittadini dalla politica, dalla
partecipazione elettorale. Il rischio è grande. Il crescente astensionismo,
forse, è l’ultimo avviso ai “naviganti”a cambiare decisamente rotta e metodi di
governare.
Va da se che tale tendenza mette in discussione il
principio costituzionale della libertà del mandato elettorale.
Potremo continuare con la lista delle lagnanze. Meglio fermarsi
e cercare di rimediare al danno, provvedere, cambiare quel che c’è di guasto
nel sistema e, soprattutto, individuare una soluzione, anche legislativa, per
prevenire il fenomeno e, se del caso, sanzionarlo severamente.
Mi rendo conto che qui si entra in una materia delicata,
complessa che può attivare anche i più rinomati produttori di “lana caprina”, ma
il pericolo per la democrazia è reale e pertanto va assunto, al più presto, un
qualche provvedimento riparatore.
A chi invoca, in astratto o peggio per fini inconfessabili,
la salvaguardia della libertà di mandato, si può rispondere che, specie in
situazioni eccezionali, questa come le altre libertà possono essere regolate e
responsabilizzate.
3… Violato il "contratto" elettorale
Che fare? La soluzione non è dietro l’angolo. Dico la mia. Si potrebbero- per esempio- introdurre nel progetto di riforma del sistema elettorale, in discussione al Senato, misure limitative, di regolamentazione della libertà di mandato che, essendo fondato sul rapporto di fiducia tra elettori ed eletto, non può essere tradito così impunemente.
La tesi è ardita ma si giustifica con l'impellente gravità
del problema.
D’altra parte, sappiamo che in una democrazia rappresentativa il mandato elettorale è lo strumento principale di espressione della volontà e della sovranità popolare; è la risultante del “contratto”basato sul rapporto fiduciario fra due figure contraenti: il mandante e il mandatario.
D’altra parte, sappiamo che in una democrazia rappresentativa il mandato elettorale è lo strumento principale di espressione della volontà e della sovranità popolare; è la risultante del “contratto”basato sul rapporto fiduciario fra due figure contraenti: il mandante e il mandatario.
Una volta eletto, il mandatario stabilisce con il suo
mandante (elettore) un vincolo di rappresentanza che non può rompere
unilateralmente, perché romperebbe il contratto elettorale.
E siccome è giusto che chi rompe paga, il voltagabbana
dovrebbe essere sanzionato con la decadenza dal mandato e rimpiazzato con il
primo dei non eletti della lista di appartenenza oppure, nel caso di collegio
uninominale, riconvocando i comizi elettorali solo per il collegio del
decaduto.
Sarebbe questa, sostanzialmente, una norma-deterrente che
scoraggerebbe chiunque abbia in mente di cambiare casacca!
Per altro, non si vuol capire che il fenomeno danneggia
tutti i partiti, la politica. Nessuno può sentirsi sicuro delle proprie rappresentanze
assembleari. Perciò, anche i partiti che se ne avvantaggiano (ieri il PDL,
oggi il PD) dovrebbero scoraggiarlo, condannarlo.
Per restituire trasparenza, moralità e dignità alle
istituzioni repubblicane e per evitare che i loro carri crollino sotto il peso
di tanta zavorra o si trasformino nella brutta copia del mitico carro di Tespi.
(19 dicembre 2014)
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