di Agostino Spataro *
Quel che propongo non è un saggio,
nemmeno un articolo, ma una “tabella” contenente i dati relativi alla
produzione e alle riserve petrolifere dei principali Paesi che, nell’ultimo
ventennio, sono stati coinvolti, come vittime o promotori, in questa sorta di
“guerra infinita” che sta sconquassando il Medio Oriente e provocando
pericolose tensioni in Europa e nel Mediterraneo.
Una sola, semplice ma eloquente, tabella che credo spieghi bene la connessione esistente fra petrolio e guerra e, per altri versi, fra petrolio e dittatura.
A mio parere, la tabella dice quello che la gran parte dei capi di Stato e dei mass-media occidentali non vogliono ammettere quando compilano e diffondono le famigerate "liste nere" nelle quali, non casualmente, sono stati inseriti i Paesi (non omologati agli interessi delle multinazionali) detentori delle più grandi riserve petrolifere (fra cui Libia, Iran, Iraq, Siria, Russia, ecc.) per piegarli e sottoporili ad attacchi di ogni tipo, anche militari, come è avvenuto in questo turbolento inizio del secolo.
A mio parere, la tabella dice quello che la gran parte dei capi di Stato e dei mass-media occidentali non vogliono ammettere quando compilano e diffondono le famigerate "liste nere" nelle quali, non casualmente, sono stati inseriti i Paesi (non omologati agli interessi delle multinazionali) detentori delle più grandi riserve petrolifere (fra cui Libia, Iran, Iraq, Siria, Russia, ecc.) per piegarli e sottoporili ad attacchi di ogni tipo, anche militari, come è avvenuto in questo turbolento inizio del secolo.
Da notare che ad
attaccare non sono stati tutti gli Stati membri della Nato ma solo alcuni,
soprattutto quelli cui appartengono le principali multinazionali del petrolio
ovvero: Usa, Francia, Gran Bretagna, Spagna e, purtroppo, anche Italia.
Buon ultimo, nella “lista”
è stato inserito il Venezuela (il primo della nostra Tabella per riserve di petrolio), che il presidente Obama ha bollato, con decreto, come
una minaccia per la sicurezza nazionale degli Usa.
Ovviamente, nessuno crede
a questa boutade. Semmai ci sarebbe da vedere, nel caso specifico chi minaccia chi.
In realtà, la bolla rafforza il sospetto di una nuova, pericolosa ingerenza mirata ad assumere il controllo della più grande riserva petrolifera del mondo che- come si evidenzia nella tabella- corrisponde a una previsione di 300 anni di produzione ai livelli attuali. Seguono la Libia con 139 anni, l'Iran con 135 anni, ecc. ecc.
In realtà, la bolla rafforza il sospetto di una nuova, pericolosa ingerenza mirata ad assumere il controllo della più grande riserva petrolifera del mondo che- come si evidenzia nella tabella- corrisponde a una previsione di 300 anni di produzione ai livelli attuali. Seguono la Libia con 139 anni, l'Iran con 135 anni, ecc. ecc.
Vi rendete conto? Il piccolo e maltrattato popolo venezuelano della "rivoluzione" bolivariana ha davanti a se ancora tre secoli di produzione contro i 10 anni degli Usa!
In tempi di esaurimento delle riserve proprie, il Venezuela, cosi come gli altri paesi della "lista" nera, come il colore del greggio che vi abbonda, è un boccone troppo ghiotto per lasciarlo al suo unico e legittimo proprietario ossia al popolo venezuelano, per il suo sviluppo economico e civile.
In tempi di esaurimento delle riserve proprie, il Venezuela, cosi come gli altri paesi della "lista" nera, come il colore del greggio che vi abbonda, è un boccone troppo ghiotto per lasciarlo al suo unico e legittimo proprietario ossia al popolo venezuelano, per il suo sviluppo economico e civile.
L'iniziativa del presidentte Obama è palesemente infondata e pertanto ancor più preoccupante.
Si vuole aprire un fronte di destabilizzazione, di guerra anche in America latina che fino ad oggi è stata preservata dall'avventurismo militaresco?
Si vuole aprire un fronte di destabilizzazione, di guerra anche in America latina che fino ad oggi è stata preservata dall'avventurismo militaresco?
C’è da sperare che la
reazione, forte e unitaria, dei paesi dell’Unasur dissuada, faccia rinsavire i governanti
Usa, come sembra stiano facendo rispetto alla disastrosa guerra provocata
contro la Siria
con il cui presidente (Bashara Assad) -a detta di Kerry- si vuole negoziare.
Il negoziato potevano avviarlo a tempo debito e si sarebbero evitati quattro anni di morte e di rovina che hanno provocato circa 200.000 vittime e diversi (dieci?) milioni di profughi. Comunque, meglio tardi che mai!
Il negoziato potevano avviarlo a tempo debito e si sarebbero evitati quattro anni di morte e di rovina che hanno provocato circa 200.000 vittime e diversi (dieci?) milioni di profughi. Comunque, meglio tardi che mai!
E qui mi fermo lasciandovi alla tabella per ogni eventuale deduzione o controdeduzione. (a.s.)
PETROLIO- 2013: PRINCIPALI PAESI
PER RISERVE E ANNI DI PRODUZIONE
PAESE
|
Produzione (x1000 bg)
|
Riserve (mln barili)
|
Riserve
(anni)
|
MONDO
|
87.342
|
1.658.106
|
52
|
Venezuela
|
2.722
|
297.740
|
300
|
Libia
|
953
|
48.470
|
139
|
Iran
|
3.194
|
157.300
|
135
|
Iraq
|
3.031
|
140.300
|
122
|
Siria
|
56
|
n.d.
|
122
|
Canada
|
3.962
|
173.200
|
120
|
Kuwait
|
3.109
|
104.000
|
92
|
E.A.U.
|
3.570
|
97.800
|
75
|
Messico
|
2.920
|
10.264
|
10
|
Arabia Saudita
|
11.570
|
268.350
|
64
|
Nigeria
|
2.459
|
37.140
|
41
|
Russia
|
10.877
|
80.000
|
20
|
Cina
|
4.177
|
24.376
|
16
|
Usa
|
10.297
|
36.665
|
10
|
Area MENA
|
31.477
|
869.623
|
76
|
Fonte: nostra elaborazione
su dati“ World Oil and Gas Rewiew- ENI- 2014”
*Agostino Spataro è direttore di: www.infomedi.it
Nota: la “produzione” è indicata in migliaia di barili/giorno; le
“riserve” in milioni di barili.
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