La
schiavitù è tornata*
di Agostino Spataro
di Agostino Spataro
(Immigrati internati in Libia. Foto da Google) |
“… Arrivati in America, li aspettavano i mercati degli
schiavi, in cui erano venduti per la seconda volta come bestie, e poi il
lavoro nelle piantagioni. In quelle di zucchero, la vita media era di 10 anni.
Ma questo non rendeva meno amara la cioccolata che le dame europee gustavano
per essere alla moda…”
1... Zero
dignità. Si vogliono solo i loro corpi, le loro braccia Chi
pensava che la schiavitù fosse definitivamente scomparsa si dovrà ricredere
alla luce di quanto avviene di losco nel mercato del lavoro e dell’emigrazione
clandestina che è una variante tragica del primo.
Secondo tali meccanismi, gli individui, soprattutto i più
emarginati e meno tutelati, non sono più esseri umani, ma merce da acquistare e
da vendere per pochi euro, bestie da sfruttare e spedire su camion piombati, da
traghettare su battelli precari verso i paesi di questo Occidente immemore e
ipocrita.
“Nel ventunesimo secolo la schiavitù è una realtà in piena
espansione a livello mondiale.
Le Nazioni Unite stimano che la crescita avvenga a un ritmo senza
precedenti. Oggi si
contano almeno 27 milioni di schiavi. Questa nuova schiavitù è in grado di produrre, a detta dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), profitti annuali che si aggirano intorno ai 31
contano almeno 27 milioni di schiavi. Questa nuova schiavitù è in grado di produrre, a detta dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), profitti annuali che si aggirano intorno ai 31
hanno incrementato questo mercato. «L’aumento della
schiavitù è legato alla globalizzazione»
concorda Kevin Bates, autore di
Ending Slavery: How We Will Free Today's Slaves.”*
Una condizione drammatica che i nostri occhi non vedono forse
perché abbagliati dal luccichio che promana il dio-mercato che sta stravolgendo
il sistema delle relazioni umane e portando il mondo sull’orlo della
catastrofe.
Come se in queste nostre società “opulente” anche il sentimento
della pietà umana si stia spegnendo nelle nostre menti alienate e terrorizzate
da certa propaganda, a contatto con l’arido deserto creato intorno a noi da
egoismi sfrenati e devastanti.
Una logica folle che - nel migliore dei casi- considera le
persone “capitale umano”, “risorsa umana”. Una fraseologia “moderna” che, in
realtà, serve per edulcorare una concezione abietta che giunge a giustificare,
a tollerare, anche la tratta, su vasta scala, di uomini, donne e bambini.
2... Un commercio turpe, lucroso e criminale che
non potrebbe continuare a svolgersi senza la complicità di settori importanti
preposti ai controlli e senza il beneplacito dei grandi utilizzatori finali
della “merce”.
Una moderna schiavitù che si diffonde in
barba alle leggi nazionali e alle convenzioni internazionali e in aperto
spregio dei valori umanitari e di libertà che stanno alla base delle nostre
Costituzioni e società.
Che cosa significa, oggi, essere un migrante? Lo spiega un noto scrittore cinese, Tash Aw: “Oggi il livello di
depravazione con il quale si accompagnano i flussi migratori nel Sud Est
Asiatico cancella ogni traccia dei passati sogni di riscatto. Zero dignità. Ai
tempi dei nonni emigrare in un altro Paese poteva cambiarti la vita. Pensiamo
agli italiani sbarcati in America. O ai cinesi in viaggio verso Singapore o la
Malesia. I paesi di approdo erano luoghi dove costruivi il tuo futuro. Dove
creavi la tua famiglia, mettevi radici. Oggi invece i migranti lavoravo a
contratto. Devono dare il 30% dello stipendio al loro agente. Dopo tre anni
sono costretti ad andarsene. Il Paese ti caccia via. Oggi l’immigrazione è
sfruttamento. A farne le spese sono soprattutto donne e giovani.
I flussi si mescolano spesso ai trafficanti d’organi.
Migliaia di persone che finiscono perseguitate. Le organizzazioni per i diritti
umani non hanno sufficienti risorse per garantire loro sicurezza. Vengono lasciati in una sorta di limbo,
trattati come schiavi, senza protezione. Un destino crudele che potrebbe
essere evitato semplicemente riconoscendo la provenienza di ciascuno di loro.
Invece vogliamo solo i loro corpi. Non capisco perché ci siamo ridotti a
sfruttare così altri esseri umani, a farli lavorare senza dare loro la
possibilità di costruirsi un futuro”. ( intervista
Tash Aw, autore di "Stranieri su un molo")
3... La
vecchia schiavitù
E’
questo l'aspetto, forse, più inquietante del nuovo ciclo
mondiale delle migrazioni che, oltre a creare nuovi dissesti sociali e morali
nelle società d’origine e di destinazione, produce
forme diverse di schiavitù la quale, abolita ufficialmente dalla convenzione di
Ginevra del 1926, oggi ritorna sotto nuove vesti e si afferma anche nelle
nostre civilissime contrade.
Solo per dare
un’idea di che cosa fu lo schiavismo nei secoli trascorsi (dal XVI al XIX),
ecco un brano tratto da: http://www.studiarapido.it/tratta-degli-schiavi-africani/
“… I principali
protagonisti della tratta diventarono i Paesi Bassi, la Gran Bretagna , la Francia. Le
loro rotte costituirono il cosiddetto commercio triangolare, il cui
elemento portante, per circa quattro secoli, fu la domanda europea di zucchero,
cotone e altri prodotti di piantagione, e che collegava le economie di tre
continenti attraverso un percorso che può essere schematicamente riassunto in
tre tappe:
1) le navi lasciavano i porti dell’Europa alla volta
dell’Africa con beni e mercanzie utili all’acquisto degli schiavi (armi,
polvere da sparo, tessuti, perle, rum); ultimato il carico di schiavi lungo le
coste africane, le navi facevano rotta per il Brasile o i Caraibi, dove gli
schiavi finivano a lavorare nelle piantagioni;
2) dall’America le
navi salpavano alla volta dell’Europa, riportando prodotti di piantagione
(zucchero, caffè, cotone, tabacco, riso). Gli schiavi venivano stipati sul
ponte inferiore delle navi in spazi alti tra gli 80 e i 120 centimetri .
Le principali rotte delle navi "negriere"
I sorveglianti li spogliavano, li rasavano a zero perché non si coprissero di parassiti, li marchiavano a fuoco su una spalla, poi li incatenavano, li facevano sdraiare a terra e li incastravano l’uno accanto all’altro. Due volte a settimana venivano trascinati in coperta e lavati con secchiate d’acqua. Poi erano costretti a danzare perché i loro muscoli non si indebolissero.
Il pasto consisteva in una zuppa di riso e fave,
accompagnata ogni tanto da rum allungato con l’acqua. Erano tanti a morire
durante il viaggio tra malattie come lo scorbuto e la dissenteria e spietate repressioni
dopo le rivolte.
3) arrivati in America, li aspettavano i mercati degli schiavi, in cui erano venduti per la seconda volta come bestie, e poi il lavoro nelle piantagioni. In
quelle di zucchero, la vita media era di 10 anni. Ma questo non rendeva meno
amara la cioccolata che le dame europee gustavano per essere alla moda…”
Trafficanti europei e non solo. Anche gli arabi furono
forti sostenitori dello schiavismo atlantico.
Gli europei infatti non avevano grande esperienza nel procacciarsi schiavi,
quindi si rivolsero a chi controllava tutti i traffici africani, ovvero gli
arabi. La richiesta di schiavi si duplicò, e le attività dei cacciatori di
uomini divennero più intense, andando sempre più addentro al continente africano.
In sostanza, gli europei si recavano presso i mercati della costa
orientale, o quelli più interni, e acquistavano gli schiavi presso i mercanti
musulmani (80%) o presso i mercanti africani (20%)… Le squadre di cacciatori di schiavi erano formate da trenta - quaranta
persone bene armate, che potevano avere ragione di centinaia di indigeni nudi
e ululanti.”
(http://zweilawyer.com/2012/02/13/islam-e-schiavismo-una-storia
dimenticata/)
4… Il
mercato della prostituzione in Italia e in Europa
Tutti
sanno, ma quasi nessuno denuncia, interviene. Lo sa anche il Parlamento
italiano che, negli anni scorsi, ha promosso un’interessante indagine sulla
“Tratta degli esseri umani” che documenta l’estensione e l’abiezione del
fenomeno e contribuisce a ridefinire il concetto stesso di schiavitù alla luce
della citata Convenzione di Ginevra e della più recente normativa europea:
“La schiavitù è il possesso in
un uomo e l’esercizio da parte di questo, sopra un altro uomo, di tutti o di
alcuni degli attributi della proprietà. In tal modo, dunque, la schiavitù è
identificata come l’espressione suprema della reificazione umana.”
Non so quanti dei
nostri parlamentari, ministri, alti funzionari, imprenditori, amministratori
locali, operatori del diritto, giusvaloristi abbiano letto e applicato le
risultanze di questa indagine.
Non molti, visto che
non ha avuto alcun seguito. Tuttavia, il documento parla chiaro e nessuno può
chiamarsi fuori. La tratta, infatti,
esiste e colpisce diverse categorie di persone ridotte in stato di schiavitù.
In Italia, in
Europa, non nella repubblica centro-africana di Bokassa!
A cominciare dal mercato del sesso, per
l’appunto, che - secondo le stime dell’Interpol - solo in Italia supera le
50.000 unità “tutte trattate come schiave.”
In Europa, sono almeno mezzo milione le
donne, di diversa nazionalità, avviate al mercato della prostituzione che
(cito dal documento conclusivo) “si
traduce in un vero e proprio business del valore oscillante fra i 5-7 miliardi
di dollari l’anno e ciascuna donna “trattata” vale 120-150 mila dollari l’anno.
Questo
denaro- continua il citato documento- nelle mani della criminalità
organizzata, alimenta la corruzione e consente- e allo stesso tempo impone- una
capillare gestione di questo mercato”.
Il triste fenomeno
non riguarda soltanto decine di migliaia di donne immigrate (africane, asiatiche,
sudamericane ed anche europee) in gran parte minorenni, ma anche migliaia di schiavi-bambini costretti a elemosinare, a
rubare, quando non sottoposti all’espianto di organi da trapiantare.
Queste e altre
pratiche rientrano perfettamente nella tipologia della schiavitù come definita
dalle leggi e dalle convenzioni internazionali vigenti. Eppure quasi nessuno si
scandalizza e agisce di conseguenza…
*da https://www.ibs.it/immigrazione-moderna-schiavitu-paese-che-libro-agostino-spataro/e/9788892338661
Articolo connesso:https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/10511-agostino-spataro-il-diritto-di-non-emigrare.html
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