di Agostino Spataro
E’ assurdo che il 26 maggio andremo a votare per un Parlamento che non ha poteri legislativi degni e vincolanti; così com'è incomprensibile che i vertici, il governo della U.E., siano nominati e non eletti. Perciò, dette istituzioni non servono granché, tranne che agli addetti ai lavori. L’esercizio del potere nella UE non è regolato dal metodo democratico...
Il voto del 26 maggio in Ungheria: Orban verso il 50%?
Da giornalista”senza giornale”, dico
in premessa, per obbligo di verità, che non è corretto definire il popolo
ungherese (del post ’89) come nazionalista, sciovinista perfino.
Prima dell’affermazione di Orban, per
ben 4 volte l’elettorato magiaro ha dato la maggioranza al Mpsz ossia al partito
socialista erede di quello “unico” del vecchio regime. I suoi leader (tutti
qualificati esponenti del regime di Kadar) divennero primi ministri, presidenti
della Repubblica, ministri, commissari europei, ecc.
In sostanza, quegli stessi ungheresi
che oggi votano Orban (48,9%), taluni anche il Jobbik (un partito reazionario,
al 19,6%) non ebbero pregiudizio verso la sinistra, anzi la preferirono.
Il ripensamento nacque quando, dopo
gli errori della sinistra, irruppe sulla scena Victor Orban il quale abbracciò,
in modo spregiudicato, le bandiera del populismo, del vittimismo e
dell’anticomunismo. In ciò sostenuto dal suo mentore e finanziatore George
Soros, il multimiliardario Usa nativo di Budapest, con un passato, e un
presente, in gran parte da chiarire.
Il giovane Orban pose al centro del
suo discorso il vittimismo e la paura di perdere l’identità nazionale, dopo
avere perso gran parte del territorio nazionale (Trianon). Il Fidesz, sospinto
dal partito ultradestra Jobbik, divenne il campione della riscossa magiara
contro i “torti” storici e le ingiustizie provocate dalla vecchia Europa del
primo dopoguerra e da quella attuale, unitaria, con capitale Bruxelles.
Ovviamente, il personaggio presenta
qualità politiche fuori del comune (lo riconoscono anche i suoi avversari), frammiste a una spregiudicatezza
senza limiti. Viene dipinto come vero “animale politico”, dotato di fiuto e di
carisma, di capacità di manovra, di saper fare squadra a suon di premi politici
e/o affaristici e di costruire tanti… campi di calcio. Chissà perché!
La “sinistra” ungherese debole e divisa e carica di errori.
Tuttavia, la sua fortuna politica fu
agevolata dagli errori della sinistra nella gestione governativa e,
soprattutto, dall’attuazione del programma di privatizzazioni dei settori
portanti dell’economia (dalle industrie
alle catene commerciali, dall’immobiliare alle strutture alberghiere, ecc,) a
favore di capitali provenienti dalle multinazionali europee e d’oltreoceano, ma
anche da Russia e Cina. E da altre incerte fonti.
Come dire, se ai propri meriti si
aggiungono i demeriti altrui il trionfo è assicurato.
Questo accadde anche in altri Paesi
europei, fra cui l’Italia.
In Ungheria, dove lo stato si era ridotto all’osso e l’economia era in asfissia per mancanza d’investimenti pubblici e privati, il danno fu assai più grave.
In Ungheria, dove lo stato si era ridotto all’osso e l’economia era in asfissia per mancanza d’investimenti pubblici e privati, il danno fu assai più grave.
Il popolo ungherese visse la svendita
del patrimonio pubblico come un secondo tradimento, dopo quello catastrofico
del trattato di Trianon che, cent’anni fa, tolse all’Ungheria più della metà
del suo territorio storico.
In questi giorni, a piazza degli
Eroi, il luogo più patriottico e visitato di Budapest, è possibile ammirare 72
bandierine di altrettante città (sottratte) che vanno dalla Transilvania (oggi
rumena) alla Slovacchia, dalla Croazia alla
Serbia.
A questi ungheresi irredenti Orban ha
concesso la doppia cittadinanza, una serie di agevolazioni commerciali e di
accesso al Paese (leggi immigrazione), il diritto di voto per le consultazioni politiche
magiare. Oltre mezzo milione di elettori che fanno la differenza. Anche questo
è un aspetto serio del problema.
Più Europa per assorbire i separatismi e le conflittualità territoriali.
E inutile dire che su tali
“ingiustizie” continuano a soffiare i demagoghi di tutte le risme, gli irredentisti
nostalgici, la destra di Jobbik e ancor di più il Fidesz di Orban il quale, per
non farsi scavalcare, alza la posta, con il consenso dei vertici della chiesa
cattolica.
E dire che questo dramma, i vari “separatismi”
potrebbero essere risolti, senza rotture e/o improbabili modifiche dei confini,
con “più Europa” ossia con l’attuazione del progetto di unione politica
effettiva dei popoli europei.
Questa è la via, l’unica possibile da
percorrere. Correggendo, però, gli attuali indirizzi politici, economici e i vigenti
meccanismi di gestione dell’euro; superando le pratiche consociative e
subalterne (verso forze e interessi extraeuropei) che stanno vanificando quel
tanto di positivo fino a oggi prodotto.
E’ chiaro che, in questa eventualità
gli Stati diventerebbero un’articolazione funzionale di un’Europa democratica e
solidale nella quale tutti i cittadini si potrebbero riconoscere.
Nonostante le gravi difficoltà
attuali, questo percorso può essere ripreso e concluso con successo. L’Europa può diventare il terzo è polo dello
sviluppo mondiale, nella pace e nella solidarietà, e nel rispetto della vita
del e sul Pianeta. e quindi una speranza per le nuove generazioni, per tutti i
popoli europei.
Se si vogliono battere il populismo e
isolare le destre fascisteggianti, la sinistra (quella autentica), insieme a
tante altre forze sinceramente europeiste devono rioccupare gli spazi perduti e
intraprendere, dopo il voto, uno sforzo congiunto per un serio processo di
riforma delle politiche e delle istituzioni europee. E’ assurdo che il 26
maggio andremo a votare per un Parlamento che non ha poteri legislativi degni e
vincolanti; così com'è incomprensibile che i vertici, il governo della U.E.,
siano nominati e non eletti. Perciò, dette istituzioni non servono granché,
tranne che agli addetti ai lavori.
L’esercizio del potere nella UE non è
regolato dal metodo democratico. Questo è il punto nodale, irrisolto, che
contrasta con la regola aurea della democrazia che avverte che senza controllo
democratico ogni potere può trasformarsi in abuso.
L’Europa che stiamo perdendo…
E’ inutile girarci intorno. Da quando si è diffusa l’idea
che questa nostra Europa è “vecchia” (quindi morente) e quindi viene vista, da
più parti, come una pingue preda, è iniziato una specie di assedio ( non tanto
dai migranti che vanno accolti nella solidarietà e nella legalità), quanto da mire
e disegni d’influenza di potenze e superpotenze vecchie e nuove.
La navicella dell’ Europa arranca, vacilla a ogni zaffata di
vento proveniente dall’Oriente asiatico o da oltre Atlantico. Contro tutto ciò,
bisogna riaffermare la necessità di un ruolo autonomo di sviluppo e di pace,
mettendosi bene in testa che gli interessi europei non sempre coincidono con
quelli dell’uno e dell’altro blocco di potere.
Purtroppo, per come è stata progettata, costruita e diretta,
l’U. E. non ha un futuro certo. Continuerà a oscillare, a districarsi fra una
decadenza che sembra ineluttabile e una sorta di servitù volontaria dei suoi
ceti dirigenti verso i disegni delle oligarchie finanziarie e delle super
potenze.
Resterà impigliata fra tentazioni nazionalistiche
autoritarie (la nuova destra eterodiretta) e malcelate dipendenze di forze
europeiste importanti che sembrano aver rinunciato a battersi per un ruolo
autonomo dell’Europa .
Una pericolosa situazione di stallo, di decadimento anche
morale che ha creato sfiducia e smarrimento nei cittadini i quali percepiscono la
crisi come un assedio, mosso da più parti, che potrebbe condurre l’U.E. alla
dissoluzione.
Reale o presunta, questa è la sensazione- piuttosto diffusa-
che evoca altri, veri, assedi della storia sotto i quali crollarono imperi e
grandi civiltà.
Memorabile è rimasto il lungo assedio mosso dai turchi
ottomani contro Costantinopoli che resistette con fierezza e spirito di
sacrificio, anche perché ben protetta dalle sue munite mura che nessuno era
riuscito a penetrare. Fino al 29 maggio (!) 1453. Quel giorno cadde l’ultimo
baluardo della civiltà greco-romana.
Talune fonti ci dicono che la fatale caduta avvenne
perché, improvvisamente, apparve sotto le possenti mura un super cannone che riuscì
a sfondare i contrafforti e ad aprire diverse brecce che consentirono alle
armate ottomane di dilagare dentro la città.
Si dice anche che l’inventore di questo super cannone fu
un ungherese di nome Orban!
Ovviamente, ogni riferimento a fatti e a persone
realmente esistenti è puramente casuale.
Agostino Spataro- biografia in:
Articolo collegato: http://montefamoso.blogspot.com/2019/05/a-budapest-la-fabbrica-del-populismo.html
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