venerdì 30 aprile 2021
COME LA PROPOSTA DI LEGGE “LA TORRE” DIVENNE “ROGNONI –LA TORRE”
di Agostino Spataro
Sulla base di documenti pubblici e di appunti privati - da cui si può ricavare una cronologia degli ultimi giorni di Pio La Torre, fra Roma e Palermo- sto cercando di ricostruire alcune vicende e passaggi, politici e parlamentari, che precedettero l’assassinio di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo.
Non prevedo nuove rivelazioni, solo precisazioni rispetto ad alcune inesattezze riportate, nel tempo, su diversi organi di stampa e perfino in alcuni libri dedicati.
Così come mi terrò a debita distanza dai tanti processi relativi di cui sconosco le carte e anche per rispetto del lavoro autonomo dei magistrati che- come mi disse, un giorno, il giudice Giovanni Falcone *, che si occupò del delitto La Torre, “i politici, i giornalisti possono fare ipotesi, pubblicarle, noi magistrati dobbiamo attenerci ai fatti, alle prove”. Giustissimo!
Il riferimento era all’ipotesi- da noi prospettata nel libro “Missili e Mafia” **- in cui fra le cause del delitto affacciammo anche quella della lotta contro i missili nucleari di Comiso, di cui La Torre fu un animatore indefesso e unitario.
Con la presente nota cercherò di chiarire, per quanto possibile, come si giunse alla fusione fra la proposta di legge "La Torre e altri" e il disegno di legge governativo a firma dei ministri Rognoni (Interno), Darida (Giustizia) e Formica (Finanze). Un passaggio-chiave, politicamente assai rilevante nella strategia dello Stato nella lotta al crimine organizzato. In Sicilia e altrove.
Per agevolare la lettura di tali passaggi è necessario procedere in base alle date di svolgimento.
31 Marzo 1980: è presentata alla Camera dei Deputati la proposta di legge del Pci, "La Torre e altri" che, purtroppo, restò bloccata nelle commissioni Giustizia e Affari costituzionali per lungo tempo.
La situazione si mise in movimento, soltanto 1 anno e mezzo dopo, esattamente l’11 novembre 1981, a seguito di un incontro assai importante (vedi sotto articolo de l’Unità) fra il ministro dell’Interno on. Virginio Rognoni e una delegazione del Pci, composta dagli onn: Ugo Pecchioli (resp/bile problemi della sicurezza del partito), da Pio La Torre (segretario reg. Pci) e da Salvatore Corallo, Agostino Spataro e Aldo Rizzo (Sin. ind.).
Come ci aveva preannunciato nell’incontro, pochi giorni dopo, esattamente 20 novembre 1981, il ministro Rognoni presentò al Senato di un disegno di legge governativo.
Il ddl di Rognoni era importante perché affermava, finalmente, il ruolo dello Stato e, al contempo, era assai preoccupante per i destinatari dei provvedimenti.
Per la prima volta nella storia repubblicana, un governo a direzione non democristiana (presieduto dall’on. Giovanni Spadolini) manifestava, concretamente, una chiara volontà di lotta alla mafia e, per giunta, su un terreno assai delicato come quello del patrimonio.
Inspiegabilmente, però, Rognoni presentò il Ddl al Senato e non alla Camera, dove giaceva il nostro progetto cui poteva essere abbinato per unificare la discussione e assicurarne una rapida approvazione.
Insorsero diverse questioni procedurali. Passarono mesi prima di trasferire il Ddl alla Camera, durante i quali un po’ tutti ci attivammo per chiedere al ministro Rognoni di effettuare il trasferimento.
Nel mio piccolo, da membro della Direzione del gruppo parlamentare del Pci alla Camera e di coordinatore dei deputati comunisti siciliani a Roma, più volte sollecitai in tal senso l’on. Rognoni, della cui amicizia mi onoro fin dai tempi della sua presidenza dell’influente e unitaria (Dc, Pci, Psi e altri) Associazione nazionale di amicizia italo-araba, della quale fui componente della presidenza in rappresentanza del Pci.
Con il trasferimento alla Camera del ddl governativo si rianimò un po’ l’attenzione ma non la discussione.
La stampa colse l’occasione per appioppare al testo unificato il titolo di proposta (e poi) di legge “Rognoni-La Torre”. Francamente, non ho mai capito perché non “La Torre-Rognoni” visti la cronologia e- soprattutto il fatto che la proposta La Torre era molto più completa e impegnativa. Ma non ne facemmo una questione nominalistica. Importante era aver acquisito l’impegno concreto del governo.
Com’è noto, l’approvazione avverrà, un po’ in fretta e furia, il 13 settembre 1982, dopo i due più efferati eccidi di Palermo: di Pio La Torre e Rosario Di Salvo (30 aprile 1982) e del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Russo (3 settembre 1982).
Erano trascorsi due anni e otto mesi per giungere all’approvazione.
Nel frattempo, si era inasprita la recrudescenza del fenomeno in Sicilia. Soprattutto a Palermo c’era il finimondo! I morti ammazzati si contavano a centinaia. Nessuno capiva che cosa stesse accadendo all’interno di Cosa nostra. Era in atto una gran resa di conti (quali conti?) o un sommovimento, un cambio di regime all’interno della mafia?
Uno dopo l’altro, caddero i capi delle “famiglie” palermitane più potenti e decine, centinaia di gregari. Non c’era dubbio: quando la guerra di mafia raggiunge tali livelli di scontro non può essere un “aggiustamento” interno, ma una “rivoluzione” mirata a creare un nuovo assetto di potere interno ed esterno. (a.s.)
(30 aprile 2021)
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* In un incontro casuale nella trattoria dell’hotel Patria di Palermo.
** “Missili e Mafia”, di Paolo Gentiloni (1), Alberto Spampinato, Agostino Spataro- Prefazione di Achille Occhetto. Editori Riuniti, 1985
(1) Paolo Gentiloni è il futuro Capo del governo italiano e l'attuale commississario UE all'Economia.
Articoli connessi:
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/05/03/cosi-la-torre-scrisse-quella-legge.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/04/29/la-pista-dei-missili.html
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